Bonus busta paga di 3.000 euro nel nuovo decreto Aiuti, come funziona e a chi spetta

Simone Micocci

10 Novembre 2022 - 21:56

Sale la soglia entro cui le aziende possono riconoscere premi e bonus ai dipendenti senza pagare le tasse sulle somme erogate. Da 600 a 3.000 euro con il nuovo decreto Aiuti.

Bonus busta paga di 3.000 euro nel nuovo decreto Aiuti, come funziona e a chi spetta

Il governo Meloni ha introdotto un bonus busta paga del valore annuo massimo di 3.000 euro. Lo fa col nuovo decreto Aiuti approvato in serata dal Consiglio dei ministri, con il quale viene innalzata la soglia, precedentemente di 600 euro, entro cui i datori di lavoro possono riconoscere ai propri dipendenti determinati beni e servizi senza doversi far carico delle tasse.

Del nuovo bonus da 3.000 euro (annui), infatti, non se ne farà carico lo Stato, bensì le aziende. Saranno i datori di lavoro, qualora lo volessero, a riconoscerlo, contribuendo così a sostenere il reddito dei loro dipendenti specialmente adesso che l’inflazione ha comportato una perdita notevole del potere d’acquisto degli stipendi.

Non sarà l’unica misura che garantirà un aumento di stipendio, visto che per il 2023 il governo ha in mente di attuare un nuovo taglio del cuneo fiscale (ma prima dovrà rifinanziare quello introdotto dal governo Draghi) così da garantire un aumento dello stipendio netto a parità di lordo.

Serve aumentare gli stipendi

Il problema è chiaro: l’inflazione, sommata al fatto che gli stipendi nel frattempo restano fermi al palo, sta erodendo il potere d’acquisto degli italiani. Serve, quindi, individuare un modo per aumentare le retribuzioni, ma non si può pretendere che tutto il peso dell’incremento gravi sulle aziende, anch’esse penalizzate dal rincaro dei costi dell’energia e dall’inflazione che ne è conseguita.

Ragion per cui il governo Meloni ha in mente di procedere verso due distinte direzioni:

  • da una parte incentivando le aziende ad aumentare gli stipendi riconoscendo loro la possibilità di erogare bonus e premi esentasse;
  • dall’altra si interverrà sull’imposizione fiscale che grava sulle retribuzioni, con l’obiettivo di tagliare ulteriormente il cuneo fiscale rispetto allo sgravio del 2% introdotto dal governo Draghi per l’anno corrente. In questo caso lo stipendio netto aumenterà, ma senza costi ulteriori per l’azienda visto che il lordo sarà lo stesso di sempre.

A tal proposito, rispetto al primo punto il governo ha già le idee chiare, in quanto con il nuovo decreto Aiuti ha deciso di fissare a 3.000 euro la soglia entro cui le aziende possono erogare bonus e premi in favore dei dipendenti senza dover pagare le tasse sull’importo corrisposto.

Bonus 3.000 euro in busta paga, la decisione del governo

Oggi un’azienda ci pensa bene prima di aumentare lo stipendio di un dipendente. L’incremento della retribuzione, infatti, comporta anche un aumento delle imposte, visto che bisogna considerare l’aumento lordo e non il netto.

Ragion per cui il governo Meloni intende intervenire proprio su questo aspetto, riconoscendo maggiore spazio di manovra a quelle aziende che vorrebbero aumentare gli stipendi ma sono spaventate da costi che ne derivano.

Nel dettaglio, nel decreto Aiuti quater, con il quale sono state introdotte nuove misure contro il caro bollette di famiglie e imprese, sarà prevista una nuova misura. Come dichiarato qualche giorno fa dal sottosegretario all’Economia, Federico Freni:

Daremo la possibilità alle imprese di erogare un premio ai dipendenti esente da tassazione fino a 3.000 euro. Le imprese potranno così aiutare i dipendenti a fronteggiare il rincaro del costo della vita senza l’interposizione di un cuneo fiscale e senza cristallizzare aumenti salariali che potrebbero risultare insostenibili.

Promessa mantenuta, visto che il decreto Aiuti ha innalzato da 600 a 3.000 euro la soglia entro cui i datori di lavoro possono riconoscere alcuni beni e servizi, tra cui rientra anche - novità introdotta esclusivamente per il 2022 - il rimborso per il pagamento sostenuto dal dipendente per le utenze domestiche di luce, gas naturale e acqua.

Il bonus 3.000 euro non è obbligatorio

Ovviamente non si tratta di un obbligo per l’azienda, la quale può anche scegliere di non fruire di tale possibilità. Inoltre, l’importo riconosciuto potrebbe anche essere più basso: 3.000 euro, infatti, è il limite annuo entro cui tale premio non sarebbe tassato.

Il vantaggio per l’azienda è chiaro: da una parte si punta al benessere del dipendente limitando la perdita del potere d’acquisto della retribuzione senza necessariamente dover procedere a un vero e proprio aumento strutturale di stipendio, e dall’altra si è certi dell’esborso richiesto visto che non bisognerà calcolare anche le imposte dovute sull’aumento.

Insomma, se un datore di lavoro vuole riconoscere un premio di 1.000 euro potrà farlo senza preoccuparsi di quanto gli costerà di aumento delle tasse, in quanto tale bonus sarebbe totalmente esentasse.

Il vantaggio sarebbe anche per il dipendente, che oltre a godere di un aumento ne beneficerebbe per intero, visto che entro il limite di 3.000 euro il bonus non rientrerebbe nell’imponibile.

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