Bonus emergenza COVID-19 anche ai disoccupati: nel nuovo Decreto Maggio ci saranno aiuti per chi ha smesso di percepire la Naspi e per chi non ha né un lavoro né diritto ad altri ammortizzatori sociali.
Bonus emergenza COVID-19, aiuti anche per chi è disoccupato. Il Decreto Cura Italia di marzo non ha previsto indennità (ad eccezione di quella riconosciuta ai lavoratori stagionali) per coloro che sono senza lavoro, e solo un intervento delle Regioni (come ad esempio del Lazio che ha riconosciuto un bonus di 600,00€ per coloro che risultano disoccupati) ha chi è senza lavoro di andare avanti in queste difficili settimane.
Tuttavia, con il Decreto Maggio - che si spera venga approvato al più presto - questa situazione cambierà in quanto dovrebbero essere diversi gli aiuti riconosciuti a coloro che sono senza lavoro e per i quali l’emergenza sanitaria sta rendendo ancora più complicata la ricerca di un nuovo impiego.
Nel dettaglio, come aiuti per i disoccupati abbiamo ad esempio la proroga della Naspi e l’introduzione del nuovo reddito di emergenza. Facciamo chiarezza su ognuno di questi, così da capire qual è il miglior aiuto possibile a seconda della propria condizione.
Bonus Naspi: altre due mensilità con il Decreto Maggio
Con il Decreto Maggio, che ricordiamo non è stato ancora approvato e quindi è ancora oggetto di modifica, viene riconosciuto un bonus di due mensilità a coloro che in questi mesi hanno smesso di percepire la Naspi o la Dis-Coll (l’indennità per disoccupazione riconosciuta alla cessazione di un rapporto di Co.Co.Co.).
Nel dettaglio, nel testo del nuovo decreto, si legge che per coloro la cui fruizione di Naspi e Dis-Coll sia terminata nel periodo compreso tra il 1° febbraio e il 30 aprile 2020 scatta una proroga di due mensilità. Questo vale solamente per coloro che nel frattempo non hanno beneficiato degli altri bonus - come l’indennità di 600,00€ per le P.IVA - riconosciuti dal Decreto Cura Italia.
L’importo riconosciuto per ogni mensilità aggiuntiva sarà pari all’importo dell’ultima mensilità spettante per la prestazione originaria.
Contributo (o reddito) di emergenza
Uno degli argomenti di discussione tra la maggioranza è quello che prevede l’introduzione del reddito di emergenza (ma nelle ultime ore sembra che ci possa essere un cambio di nome, con questa misura che si chiamerà contributo di emergenza).
Si tratta di un bonus riconosciuto per due o tre mensilità (il Governo deve ancora prendere una decisione in merito) che spetterà a quelle famiglie con redditi molto bassi e dove non è stato possibile beneficiare delle altre indennità erogate in questo mese dallo Stato. Quindi, famiglie dove non ci sono lavoratori autonomi che avrebbero potuto richiedere il bonus di 600,00€, né tantomeno lavoratori dipendenti messi in cassa integrazione.
È ovvio, quindi, che questo contributo andrà alla famiglie dove ci sono disoccupati ma anche persone che lavorano in nero, con ISEE che deve essere inferiore ai 15.000€ (qui gli altri requisiti). L’importo, invece, varia da un minimo di 400,00€ ad un massimo di 800,00€ a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare.
Lavoratori stagionali disoccupati: quali bonus?
Come anticipato, il Decreto Cura Italia di marzo ha riconosciuto un bonus di 600,00€ ai lavoratori dipendenti stagionali del turismo e degli stabilimenti termali che al momento si trovano in uno stato di disoccupazione.
Nel dettaglio, per poter richiedere questo bonus è necessario che questi abbiano cessato il rapporto di lavoro tra il 1° gennaio 2019 e il 17 marzo 2020 e che l’ultimo contratto firmato fosse per un impiego di tipo stagionale.
Il nuovo Decreto di Maggio prevede un rinnovo di questa indennità - allo stesso importo - per il mese di aprile, con l’estensione alla categoria dei lavoratori in somministrazione impiegati nel settore turistico e negli stabilimenti termali.
Nel mese di maggio, invece, spetta un’indennità di 1.000€ sempre per i lavoratori dipendenti (e quelli in somministrazione) stagionali del turismo e degli stabilimenti termali che hanno cessato involontariamente il rapporto di lavoro tra il 1° gennaio 2019 e quella che sarà la data di entrata in vigore del nuovo decreto.
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