Bonus mamme in busta paga 2025: beneficiarie, importi e istruzioni

Patrizia Del Pidio

19 Dicembre 2024 - 12:18

La Legge di Bilancio riconferma il bonus mamme in busta paga anche per il 2025 per le lavoratrici con due figli e lo estende alle autonome. Vediamo le beneficiarie, gli importi e i limiti.

Bonus mamme in busta paga 2025: beneficiarie, importi e istruzioni

Bonus mamme in busta paga confermato e ampliato per il 2025, ma con dei limiti. Vediamo chi sono le beneficiarie del bonus dal 1° gennaio e quali sono gli importi che spettano.

La Legge di Bilancio 2025 conferma il bonus mamme per chi ha due figli anche per il 2025 e prevede un ampliamento della misura alle lavoratrici autonome. Non solo, la manovra inserisce anche un limite di reddito per fruire del beneficio. Si è intervenuti, quindi, per prorogare di ulteriori 12 mesi gli sgravi contributivi alle mamme con due figli, in scadenza a fine 2024, includendo nella misura anche le lavoratrici con partita Iva a conferma che l’attenzione dell’esecutivo è concentrata a incentivare la natalità e a favorire la conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari.

In vigore dal 1° gennaio 2024, la misura prevede il totale sgravio dei contributi a carico della lavoratrice madre di almeno tre figli (o di due per beneficiare dell’agevolazione sperimentale prevista anche per il 2025). Il bonus mamme lavoratrici porta ad aumenti in busta paga grazie allo sgravio dei contributi a carico del lavoratore dipendente (9,19%) per le lavoratrici madri, che si tradurrà in un incremento del reddito disponibile.

L’articolo 1, al comma 180, della Legge 213/2023, prevede che a partire dal 1° gennaio 2024

alle lavoratrici madri di tre o più figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato, ad esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto un esonero del 100 per cento della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore fino al mese di compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, nel limite massimo annuo di 3.000 euro riparametrato su base mensile.

La Legge di Bilancio 2025 interviene prorogando per tutto il 2025 il beneficio a tutte le mamme con due figli ed estende lo sgravio contributivo anche alle lavoratrici autonome. Vediamo la novità e i limiti previsti.

Bonus mamme in busta paga, cos’è

La misura prevede che le lavoratrici con due figli o più non devono più pagare i contributi a carico del lavoratore. Esaminiamo la misura che non è strutturale ma durerà solo per 3 anni.

In pratica, quindi, il bonus mamme in busta paga dura:

  • fino al 31 dicembre 2026 per le lavoratrici con 3 o più figli (e comunque fino al compimento dei 18 anni di età del figlio più piccolo);
  • fino al 31 dicembre 2025 per le lavoratrici con 2 figli (e comunque fino al compimento dei 10 anni di età del figlio più piccolo).

La misura prevede che alle mamme spetti un decontribuzione totale dei contributi a loro carico pensata in questo modo:

  • con due figli la decontribuzione fino a quando il secondo figlio, quello più piccolo, avrà compiuto i 10 anni;
  • con più di due figli decontribuzione fino al compimento dei 18 anni del figlio più piccolo.

Alle mamme con due figli il bonus è riconosciuto fino alla fine del 2025 in presenza di almeno due figli di cui il minore non abbia compiuto i 18 anni. . La novità è che lo sgravio riguarderà anche le lavoratrici autonome a partire dal 1° gennaio 2025 visto che all’articolo 35 del testo della Legge di Bilancio 2025 si legge che:

A decorrere dall’anno 2025 è riconosciuto, nel limite di spesa di 300 milioni di euro annui, un parziale esonero contributivo della quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti, a carico del lavoratore, per le lavoratrici dipendenti, a esclusione dei rapporti di lavoro domestico, e autonome che percepiscono almeno uno tra redditi di lavoro autonomo, redditi d’impresa in contabilità ordinaria, redditi d’impresa in contabilità semplificata o redditi da partecipazione.

Dal bonus sono escluse le lavoratrici autonome che hanno optato per il regime forfettario. Dal 2025, inoltre, il bonus è riconosciuto alla lavoratrice a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore all’importo di 40.000 euro su base annua. Dal prossimo anno, quindi, il bonus è vincolato da un requisito reddituale che fino a quest’anno non era previsto.

Contributi a carico del lavoratore

Quando si lavora con contratto subordinato, da dipendenti, una parte dei contributi, quella più corposa, la versa il datore di lavoro, ma una parte rimane a carico del dipendente. Due terzi dei contributi li versa il datore di lavoro e un terzo il lavoratore dipendente.

La misura di decontribuzione per le mamme con due o più figli prevede che la quota di contributi a carico del lavorator e non sia più tagliata dalla busta paga della lavoratrice ma sia a carico dello stato.

I limiti del bonus per mamme lavoratrici

I limiti sono stati imposti sull’importo della contribuzione, che non può superare i 3.000 euro per ogni lavoratrice: la somma è, poi, rimodulata su base mensile.

Un’altra novità riguarda, poi, le lavoratrici coinvolte nella decontribuzione: solo quelle con contratto a tempo indeterminato ne possono godere, mentre ne sono escluse le lavoratrici precarie che hanno contratti a termine e le lavoratrici domestiche anche se con contratto a tempo indeterminato. Questo, ovviamente, limita di molto le lavoratrici che rientrano nella misura.

Inoltre dal 2025 il bonus è riconosciuto solo alle lavoratrici che hanno un reddito imponibile ai fini previdenziali che non supera i 40.000 euro.

Lo sgravio resta, in ogni caso, in vigore fino al 2026 e non per sempre. I periodi di paga coinvolti sono :

  • dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2026 per le mamme con tre o più figli;
  • dal 1° gennaio 2024 al 31 dicembre 2025 per le mamme con due figli;
  • dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026 per le mamme autonome.

A quali lavoratrici spetta il bonus mamme?

L’esonero contributivo nel 2025 spetta a tutte le lavoratrici madri dipendenti e autonome, sia del settore pubblico che si quello privato, compreso il settore agricolo. Le lavoratrici escluse dal beneficio sono:

  • le mamme con un rapporto di lavoro domestico;
  • lavoratrici con contratto di lavoro a tempo determinato;
  • le lavoratrici autonome che hanno aderito al regime forfettario.

Per avere diritto all’esonero è importante soddisfare i requisiti richiesti dalla norma, ovvero:

  • essere mamma di almeno tre figli il più piccolo dei quali abbia meno di 18 anni;
  • essere mamma di almeno due figli il più piccolo dei quali abbia meno di 10 anni.

In entrambi i casi la mamma lavoratrice non deve avere un reddito imponibile ai fini previdenziali che superi i 40.000 euro.

Il requisito dell’essere mamma di almeno due o tre figli, spiega la circolare Inps n.27 del 2024, si

cristallizza alla data della nascita del terzo figlio (o successivo), non producendosi alcuna decadenza dal diritto a beneficiare della riduzione contributiva in oggetto in caso di premorienza di uno o più figli o dell’eventuale fuoriuscita di uno dei figli dal nucleo familiare o, ancora, nelle ipotesi di non convivenza di uno dei figli o di affidamento esclusivo al padre.

Allo stesso tempo, la cristallizzazione opera alla nascita del secondo figlio per il 2025.
Alla luce dei chiarimenti sopra indicati, l’Inps nella circolare fornisce dei casi esemplificativi che riportiamo di seguito:

  • la lavoratrice, alla data del 1° gennaio 2025, è madre di tre figli. L’esonero di cui all’articolo 1, comma 180, della legge di Bilancio 2024, trova applicazione a partire dal 1° gennaio 2025. Il figlio più piccolo compie il diciottesimo anno di età il 19 ottobre 2025. L’applicazione dell’esonero contributivo termina nel mese di ottobre 2025;
  • la lavoratrice, alla data del 1° gennaio 2025, è madre di due figli. L’esonero di cui all’articolo 1, comma 181, della legge di Bilancio 2024, trova applicazione a partire dal 1° gennaio 2025. Il figlio più piccolo compie il decimo anno di età il 18 luglio 2025. L’applicazione dell’esonero contributivo termina nel mese di luglio 2025;
  • la lavoratrice, alla data del 1° gennaio 2025, è madre di un figlio ed è in corso la gravidanza del secondo figlio. La nascita del secondo figlio avviene l’11 giugno 2025. L’esonero di cui all’articolo 1, comma 181, della legge di Bilancio 2024, trova applicazione a partire dal 1° giugno 2025 al 31 dicembre 2025;
  • la lavoratrice, alla data del 1° agosto 2025, è madre di due figli, ed è in corso la gravidanza del terzo figlio. Fino al 31 dicembre 2026 si applica l’esonero di cui all’articolo 1, comma 180, della legge di Bilancio 2024;
  • la lavoratrice, alla data del 1° gennaio 2025, è madre di tre figli, tutti di età superiore ai 18 anni. Non spetta alcuna riduzione contributiva.

Se la mamma è assunta con contratto a tempo determinato l’esonero non spetta, ma qualora il contratto si dovesse trasformare in tempo indeterminato, l’esonero spetta a partire dalla data di decorrenza del rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

Da sottolineare che se la mamma, al 1° gennaio 2025 non ha ancora avuto il secondo figlio, che nasce in un momento successivo a tale data, l’esonero trova applicazione a partire dal mese della nascita del secondo figlio.

A quanto ammonta il bonus mamma?

L’esonero, come previsto dalla Legge di Bilancio, ha un limite massimo di 3.000 euro l’anno. La soglia massima di esonero contributivo spettante alla lavoratrice ogni mese, quindi, è di 250 euro (3.000 diviso i 12 mesi dell’anno).
Se si instaurano rapporti di lavoro in corso del mese la soglia va riproporzionata considerando la misura di 8,06 euro al giorno (250 euro diviso 31 giorni) per ogni giorno di lavoro. Nel lavoro part time non è richiesta riparametrazione dell’esonero spettante.

Di quanto aumenta la busta paga lorda delle donne lavoratrici grazie alla decontribuzione?

Questo aiuto economico si traduce in un reale aumento dello stipendio delle lavoratrici in questione che, non avendo più i contributi a loro carico defalcati dallo stipendio, per un certo numero di anni riceveranno una busta paga più alta.
Di quanto aumenta la busta paga per le mamme lavoratrici?

Sul portale dell’Inps si legge che

Le aliquote delle contribuzioni ai fini pensionistici (IVS) sono in genere pari al 33%, con la seguente modulazione:

  • 23,81% a carico del datore di lavoro;
  • 9,19% a carico del lavoratore.

A questi contributi si devono aggiungere i contributi di finanziamento delle assicurazioni assistenziali (malattia, maternità, etc.) che si attestano in maniera diversa in base al settore produttivo. Sempre dal sito dell’Inps troviamo indicativamente i diversi importi:

  • contributo disoccupazione (per i rapporti T.D.+1,40%): 1,61%;
  • contributo per l’indennità economica di malattia (misura variabile in base al settore): 2,22% - 3,21%;
  • contributo maternità (misura variabile in base al settore): 0,24% - 0,46%;
  • contributo per l’Assegno per il Nucleo Familiare: 2,48% (0,68% ridotto);
  • contributo per il fondo di garanzia TFR: 0,20%;
  • contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (brevi sospensioni attività produttiva): 1,70% - 4,70%;
  • contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (crisi e ristrutturazioni): 0,90%;
  • contributo per i Fondi di solidarietà o il Fondo di Integrazione Salariale: 0,45% - 0,65%.

Per quel che riguarda la decontribuzione per le lavoratrici del 9,19% sui contributi a carico del lavoratore dipendente, c’è da considerare, però, che fino a quando ci sarà la decontribuzione generale riconosciuta al 6% e al 7% in base al reddito (che per ora è stato riconfermato per tutto il 2024), l’aumento reale di cui potranno godere in più le lavoratrici madri è del 3,19% o del 2,19% come riportato nella seguente tabella:

Importo stipendioAumento in busta paga mensile lordo
1.000 euro 21,90 euro
1.100 euro 24,09 euro
1.200 euro 26,28 euro
1.300 euro 28,47 euro
1.400 euro 30,66 euro
1.500 euro 32,85 euro
2.000 euro 63,80 euro
2.500 euro 79,75 euro
2.692 euro 85,87 euro

Di fatto la lavoratrice avrebbe un aumento del 9,19% sull’imponibile previdenziale lordo solo quando la decontribuzione riconosciuta alla totalità dei lavoratori verrà meno, perché è ovvio che si tratta di un beneficio che non potrà essere rifinanziato per sempre. Nello specifico gli aumenti che spetteranno quando non ci sarà più il beneficio del 6% e del 7% (che potranno essere visti forse nel 2025) sono riassunti nella seguente tabella.

Importo stipendioAumento in busta paga mensile lordo
€ 1.000 € 91,9
€ 1.100 € 101,09
€ 1.200 € 110,28
€ 1.300 € 119,47
€ 1.400 € 128,66
€ 1.500 € 137,85
€ 2.000 € 182
€ 2.500 € 229,75
€ 2.692 € 247,39

Il bonus mamma non spetta per questi periodi

Il bonus mamma spetta solo per i periodi effettivi di retribuzione e, di conseguenza, non è riconosciuto alla lavoratrice in congedo obbligatorio di maternità (visto che in tale periodo percepisce un indennizzo da parte dell’Inps coperto da contribuzione figurativa). Solo nel caso che il datore di lavoro integri la retribuzione del 20% (visto che l’indennità di maternità copre l’80% della retribuzione) solo sul quel 20% è applicabile lo sgravio contributivo.

Allo stesso modo il bonus non è riconosciuto neanche per i periodi di congedo parentale o di congedo straordinario retribuito per lo stesso motivo: i periodi sono comperti da un indennizzo e non da reale retribuzione.

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