Hamas ha speculato in borsa contro Israele? Cosa c’è di vero

Flavia Provenzani

07/12/2023

Uno studio statunitense evidenzia come alcuni trader - o Hamas - abbiano guadagnato milioni scommettendo contro le società israeliane prima degli attacchi del 7 ottobre.

Hamas ha speculato in borsa contro Israele? Cosa c’è di vero

Secondo uno studio, alcuni investitori avrebbe guadagnato milioni tramite delle operazioni di short selling (vendite allo scoperto), svolte prima degli attacchi a Israele.

Pochi giorni prima del 7 ottobre, infatti, si è registrato un aumento notevole delle scommesse contro le società israeliane. Ciò suggerirebbe che alcuni trader fossero a conoscenza degli attacchi imminenti, tanto da poterci capitalizzare sopra.

Lo studio, intitolato “Trading on Terror?”, che evidenzia tali dinamiche, è ad opera di Robert J. Jackson Jr. (New York University School of Law) e Joshua Mitts (Columbia Law School) e non è ancora stato oggetto di revisione. Non due professori qualunque. Jackson è un ex commissario della SEC, la corrispondente americana della nostra Consob, mentre Mitts è specilizzato in applicazione della data science su ricerche a tema diritto societario e strumenti finanziari.

Non si è fatta attendere la risposta del Tel Aviv Stock Exchange, la borsa israeliana, che ha sottolineato come lo studio sia impreciso e che, al contrario, non sia stata registrata alcuna operazione sospetta prima degli attacchi.

Boom di vendite allo scoperto contro Israele prima degli attacchi

Secondo quanto riportato nello studio, si è registrato un “significativo” e “inusualeaumento delle vendite allo scoperto. Queste rappresentano un metodo per scommettere contro il valore di un titolo, puntando sulla previsione che il prezzo scenderà e capitalizzando quando la discesa si verifica.

In altre parole, la vendita allo scoperto è una strategia di trading con l’obiettivo di trarre vantaggio dalla discesa (prevista) del valore di un asset. Il venditore di fatto prende in prestito un titolo tramite un intermediario, vendendolo sul mercato per riacquistarlo successivamente a un prezzo ridotto, assicurandosi così un profitto generato dalla differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto.

Secondo gli autori dello studio, nei giorni precedenti il 7 ottobre le scommesse contro l’ETF MSCI Israel sono state significativamente più alte rispetto alla mole di vendite allo scoperto registrate durante la crisi finanziaria globale del 2008, la guerra Israele-Gaza del 2014 e la pandemia di Covid-19 (fonte: CNN).

L’accusa: alcuni hanno guadagnato milioni con lo short selling

I nostri risultati suggeriscono che i trader informati degli imminenti attacchi hanno tratto profitto da questi tragici eventi”, si legge all’interno dello studio.

A commento, Jonathan Macey, professore presso la Yale Law School, ha definito il report “scioccante”.

Le prove che i trader informati abbiano tratto profitto anticipando l’attacco terroristico del 7 ottobre sono forti”, ha affermato alla CNN. “Sembra che i regolatori non abbiano la capacità di scoprire le entità responsabili di questo trade, il che è spiacevole”.

La ricerca afferma che il 2 ottobre, cinque giorni prima dell’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele, “quasi il 100% del volume degli scambi fuori borsa sull’ETF MSCI consisteva in vendite allo scoperto”.

Giorni prima dell’attacco, i trader sembravano anticipare gli eventi a venire”, scrivono ancora gli autori.

Joshua Mitts, uno degli autori, ha spiegato alla CNN come, a causa della natura limitata dei dati pubblici sul trading, ritenga che sia “altamente probabile” che molte operazioni siano avvenute dietro le quinte. “Quello che vediamo è solo la punta dell’iceberg”, ha dichiarat Mitts. “C’è molto di più là fuori che non possiamo cogliere ma che i regolatori dovrebbero esaminare”.

È stato Hamas a speculare sul mercato?

Tuttavia, nulla è certo in merito a chi abbia eseguito tali operazioni.

Collegarlo a Hamas è molto speculativo e non stiamo sufferendo questo”, ha spiegato Mitts, aggiungendo che esiste un’ampia gamma di possibilità, incluso che qualcuno “abbia sentito qualcosa” e abbia agito di conseguenza.

Nel frattempo, la Borsa di Tel Aviv ha affermato che gli autori hanno sbagliato i calcoli perché i prezzi delle azioni sono quotati in agorot - i corrispondenti della valuta israeliana dei nostri centesimi - piuttosto che a shekel, stimando il potenziale profitto delle suddette vendite allo scoperto a soli 32 milioni di shekel, poco più di 8 milioni di euro.

Di contro, l’autorità per la regolamentazione israeliana (ISA) ha affermato che nei giorni precedenti l’attacco terroristico di Hamas non sono state rilevate anomalie significative sull’attività di trading tali da richiedere ulteriori indagini.

Le analisi dell’ISA hanno rilevato, tra l’altro, che la media dei saldi degli short sulle azioni scambiate alla Borsa di Tel-Aviv è diminuita durante il periodo precedente il 7 ottobre”, ha affermato l’autorità di regolamentazione in una nota.

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