La Brexit? Può essere devastante per i mercati emergenti

Marco Ciotola

24 Marzo 2019 - 17:30

Il guru degli investimenti Mark Mobius vede un potenziale catastrofico per i mercati emergenti se il Regno Unito dovesse lasciare il blocco senza un accordo commerciale. I dettagli

La Brexit? Può essere devastante per i mercati emergenti

La Brexit? Potenzialmente devastante per i mercati emergenti. Parola di Mark Mobius, co-fondatore di Mobius Capital Partners, che ha inquadrato la prospettiva di un «leave» del Regno Unito senza accordo commerciale come “terribile” per gli EM.

Una dichiarazione arrivata a breve distanza dall’ultima indiscrezione sul fronte britannico, con la May che perde sempre più contatto con il Paese e il suo stesso esecutivo.

Dopo le due sonore bocciature delle sue proposte d’accordo, la premier ha assistito nei giorni passati a un terzo respingimento dei suoi piani d’uscita, con lo speaker della Camera John Bercow che ha annunciato l’esclusione della possibilità di un nuovo voto sull’accordo di divorzio.

Precedentemente, May aveva esortato i parlamentari ad accettare un “compromesso onorevole” sul suo piano; questo a distanza di meno di 2 settimane dalla data stabilita come uscita ufficiale dal blocco per la quinta economia mondiale.
Ad oggi mancano appena 5 giorni al 29 marzo.

La Brexit? Potrebbe creare una pericolosa ’borsa mista’

I parlamentari britannici, di fronte alla possibilità di approvare l’accordo della May e affrontare un ritardo tecnico del ’leave’, o rifiutarlo per la terza volta andando inevitabilmente incontro a un processo molto più lungo, hanno scelto la seconda opzione.

Secondo Mark Mobius, resta cruciale ora lo snodo tra uscita con o senza accordo commerciale, così come ha ribadito - dipingendo tratti catastrofici nel secondo caso - in un’intervista rilasciata alla CNBC:

“Se il Regno Unito mantiene una politica di libero scambio, allora la Brexit potrebbe essere fantastica. Porterà benefici al Regno Unito e sarà buona per il resto del mondo, in particolare per i Paesi emergenti. Non dimentichiamoci gli stretti legami che Londra ha con molti dei maggiori EM”.

In tre giorni consecutivi di votazioni, la scorsa settimana Westminster ha respinto con fermezza l’accordo della May, e ha contestualmente votato contro l’uscita dall’UE senza un accordo, approvando una mozione che chiede il rinvio del ’leave’ del 29 marzo, per avere più tempo per risolvere l’impasse.

Mobius, su esplicita richiesta, ha confermato il forte timore che il Regno Unito non sarà in grado di concludere accordi commerciali e attuare politiche chiare sulle tariffe dopo Brexit:

“Il mio timore è che, qualunque cosa accada, verrà a crearsi una specie di Borsa mista, e non una chiara situazione di libero mercato, che è ciò che è necessario. Theresa May dovrebbe intanto chiedere a Bruxelles di posticipare l’uscita”.

Pochi giorni fa il ministro delle Finanze irlandese ha dichiarato che il Partito democratico unionista nordirlandese (DUP) - ovvero quello che sostiene la May - è impegnato in “trattavite continue” con il governo britannico.

La chiave di queste trattative dovrebbe riguardare l’argomento backstop, incluso nell’accordo della premier e che non garantirebbe alcun cosiddetto “confine difficile” tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda.

Il backstop è disprezzato dal DUP e dai conservatori euroscettici, che lo considerano un modo per mantenere la Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord all’interno dell’Europa, senza che ci sia così mai una vera uscita ufficiale.

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