Brexit, May non si rassegna: ipotesi quarto voto

Marco Ciotola

30/03/2019

Theresa May non si arrende e cerca ancora approvazioni alla Camera UK per il suo accordo sulla Brexit, già reduce da tre bocciature. I dettagli

Brexit, May non si rassegna: ipotesi quarto voto

Quasi una storia infinita quella dell’accordo sulla Brexit targato Theresa May, reduce dalla terza bocciatura di ieri eppure più che mai vivo nelle intenzioni della premier britannica, che sembra ancora intenta a cercare l’approvazione della Camera.

Il no di ieri - in grado di riportare ai massimi i timori di un no-deal e far precipitare la sterlina inglese - ha mostrato come persino il baratto offerto dalla May (dimissioni in cambio di un assenso) non abbia finito per sortire alcun effetto.

A cosa può appellarsi quindi ora la premier? Per quanto difficile da comprendere visto che si tratta di tre dinieghi di fila, fonti di Downing Street, immediatamente riprese dalla Bbc, fanno sapere che il considerevole aumento dei sì pur nella sconfitta - ieri sono stati 344 i voti contrari contro i 286 favorevoli, per uno scarto ridottosi in maniera considerevole rispetto a gennaio - lascia sperare in una graduale ma efficace inversione di tendenza da parte di Westminster.

L’ipotesi potrebbe ora essere quella di una nuova proposta nel corso della prossima settimana, alla quale si affiancherebbe però il cosiddetto piano B del parlamento UK.

Secondo Laura Kuenssberg della Bbc i dubbi, arrivati a questo punto, sono pochi, e sembra proprio che si vada verso un quarto tentativo della May, che però - precisa - vede l’orizzonte delle sue possibilità restringersi sempre di più.

Brexit, May non si rassegna: ipotesi quarto voto

Tramontata definitivamente l’ipotesi di un rinvio della data d’uscita al 22 maggio, resta la scadenza del 12 aprile per il ’leave’ ufficiale.

Il prossimo lunedì il parlamento sarà chiamato a decidere tra il ventaglio di piani B alternativi all’accordo targato Theresa May, tra i quali sembra prevalere al momento l’opzione soft Brexit, con una permanenza di Londra nell’unione doganale.

Giunti al 12 aprile, potrebbe esserci un secondo rinvio in mancanza di accordo o si arriverebbe al temuto no-deal, ovvero un’uscita senza nessuna intesa commerciale tra Regno Unito e Unione europea.

Theresa May, pur definendo “grave” la terza bocciatura di scena ieri, ha insistito col suo voler andare avanti e fare di tutto “affinché la Brexit sia attuata”. In più - ha evidenziato la premier - va considerata la mancanza di un piano B, che la Camera fatica a trovare.

Intanto dal fronte popolare la pazienza sembra sul punto di esaurirsi da ambo i lati, e durante tutta la giornata di ieri si sono susseguite diverse manifestazioni di protesta di fronte al palazzo di Westminster.

I britannici favorevoli al ’leave’, stufi dello stallo, hanno gridato tutta la loro indignazione nei confronti del Parlamento UK, mentre i pro-Ue hanno invocato il cosiddetto ’People’s Vote’, ovvero un nuovo referendum per decidere le sorti del Paese.

Le proteste sono rimaste sempre su toni pacati e non si è registrato nessuno scontro, solo un blocco temporaneo del traffico per via dell’invasione delle strade centrali da parte di una frangia di manifestanti pro-Nigel Farage.

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