Brutte notizie da questo titolo di Stato tanto amato dai risparmiatori

Stefano Vozza

21 Gennaio 2025 - 17:22

Analizziamo il trend dei rendimenti del titolo di Stato (fino) a 1 anno nel corso degli ultimi 5 anni: il percorso di breve sembra segnato

Brutte notizie da questo titolo di Stato tanto amato dai risparmiatori

Dopo un periodo di continui rialzi dei rendimenti tra il 2021 e il 2023, da 5 trimestri lo scenario di fondo è mutato.

Il costo del denaro non è tornato a zero come a inizio decennio, per cui i ritorni sul reddito fisso sono ancora decisamente positivi. Tuttavia, non sono più così robusti come nel recente passato a quasi parità di molti parametri. Un discorso che in linea di massima vale su tutte le scadenze, sebbene con i dovuti distingue e da emittente a emittente.

Lo è per esempio per il BOT, tanto gradito da chi cerca brevi parcheggi remunerati della liquidità e ad elevata garanzia sul capitale.

Dopo i picchi del quasi 4% di ottobre 2023 siamo passati al 2,588% di rendimento medio (fonte: Banca d’Italia) a dicembre 2024. Detta diversamente, brutte notizie da questo titolo di Stato gradito da chi ha molti soldi da investire a breve.

Il rendimento medio del Buono Ordinario del Tesoro dal 2020 al 2021

Per rendercene meglio conto diamo direttamente la parola ai numeri. In particolare, vedremo qual è stato il rendimento medio ponderato dei titoli zero coupon con vita residua inferiore a 1 anno, ossia il RendiBot del Rendistato (dati: Banca d’Italia).

Quanto alle serie storiche, limitiamo l’analisi all’ultimo lustro, dal 2020 al 2024.
Per il 2020 il RendiBot dei primi 5 mesi dell’anno è stato pari a –0,248 a gennaio, a –0,267 a febbraio, a +0,037 a marzo, +0,256 il mese dopo e a +0,076 a maggio. Da giugno a dicembre ‘20 è stato sempre negativo: –0,117, –0,215, –0,303, –0,326, –0,453, –0,523 a novembre e a –0,601 a dicembre.

Il segno meno è stato una costante fissa di tutti e 12 mesi dell’anno successivo.

Nel dettaglio i rendimenti medi ponderati dei titoli zero coupon in tutto il 2021: –0,490, –0,426, –0,486, –0,543, –0,533, –0,532, –0,576, –0,642, –0,595, –0,567, –0,625 e –0,700.

Il RendiBot tra il 2022 e l’anno scorso

Il cambio di trend, peraltro deciso e accelerato, lo si avverte nel 2022. In quell’anno l’inflazione ritorna prepotente sulla scena mondiale e le Banche Centrali cercano alla meno peggio di tamponare il virus che erode il potere d’acquisto delle banconote.

Il RendiBot del 2022 è esattamente diviso in 2 semestri, il 1° negativo e il 2° positivo. I segni meno sono stati quelli di gennaio (–0,630), febbraio (–0,454), marzo (–0,651), aprile (–0,531), maggio (–0,385) e giugno (–0,033). Il segno verde domina invece da luglio a dicembre: +0,140, +0,371, +1,152, +1,498, +1,826, +1,973.

Passiamo al 2023, l’anno della consacrazione dei rendimenti sul BOT. I 12 rendimenti medi mensili parlano chiaro: +2,446, +2,779, +2,929, +3,133, +3,270, +3,466, +3,699, +3,683, +3,821, +3,878, +3,782, +3,603.

Arriviamo infine all’anno appena archiviato. I ritorni medi lordi sul titolo senza cedole sono rimasti “alti” rispetto alla media del recente passato, ma in ribasso sui picchi dell’anno prima. In termini numerici si tratta di: +3,632, +3,670, +3,711, +3,682, +3,659, +3,577, +3,487, +3,251, +3,139, +2,965, +2,792, +2,588.

Brutte notizie da questo titolo di Stato gradito da chi ha molti soldi da investire a breve

Ora, quale sarà il futuro trend dei tassi BCE, considerato che dal loro livello dipenderà in larga parte anche quello del reddito fisso? La domanda non ha risposte certe, e molto probabilmente neanche a Francoforte. Tutto dipenderà dall’effettiva evoluzione delle principali variabili macroeconomiche, specialmente quelle riguardanti l’inflazione e l’occupazione (e quindi il PIL).

Ad oggi c’è chi ritiene i tassi di deposito potrebbero arrivare all’1,50% entro l’anno, mentre altri piazzano il paletto più in area 2%. Va bene sostenere la crescita economica, sostengono, ma guai a riaccendere la corsa dei prezzi.

Qualunque sia il punto di arrivo, è molto probabile che i futuri ritorni dai BOT saranno inferiori a quelli degli ultimi 15 mesi (o comunque non più alti).

I punti di forza del Buono Ordinario del Tesoro

Al pari degli altri titoli di Stato, anche i BOT non prevedono “discriminazioni” di sottoscrizioni. Tanto chi ha mille come 1 milione di € può acquistarli in emissione o sul secondario e inserirli in portafoglio. Tuttavia, i punti di forza del titolo lo rendono ricercato soprattutto da alcuni investitori.

Vale a dire chi ha cospicui capitali da parcheggiare a breve termine, entro un anno di durata, per esempio. I BOT hanno infatti dalla loro la breve durata complessiva prima del rimborso e sul MOT s’incontrano BOT con vita residua da 1 a 12 mesi. Poi sono obbligazioni molto liquide, per cui in caso di necessità non è difficile rivenderle anzitempo. Un altro vantaggio è dato dal loro regime fiscale agevolato al 12,50% rispetto all’aliquota ordinaria del 26% sul resto di molti altri strumenti finanziari.

Infine c’è la garanzia dello Stato Italiano sul capitale ivi versato, e per chi ha tanti soldi da impegnare si tratta di una valutazione tutt’altro che secondaria.

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