Conviene comprare il nuovo Btp Italia marzo 2028 in sottoscrizione dal 6 marzo 2023? Interessanti opportunità di arbitraggio con il Btp 1,60% novembre 2028.
Da lunedì 6 a giovedì 9 marzo 2023 si terrà una nuova emissione del Btp Italia, il titolo di Stato indicizzato al tasso di inflazione nazionale pensato per il risparmiatore individuale, come comunicato dal MEF. Il nuovo Btp Italia porta con sé le stesse caratteristiche dei titoli delle precedenti emissioni. La durata è di 5 anni, con scadenza il 14 marzo 2028, ed è previsto un premio fedeltà pari all’8 per mille per coloro che acquistano il titolo all’emissione e lo detengono fino a scadenza.
Molti di voi avranno già in portafoglio l’emissione di novembre, il Btp Italia 1,60% 11/2028 pagato 100 e che ora quota 97 (ore 11 del 27 febbraio 2023 su mercato MOT), tramite il quale nascono interessanti opportunità di arbitraggio.
Conviene comprare il nuovo Btp Italia con scadenza marzo 2028?
Btp Italia emissione marzo 2023: ipotesi di cedola
Il nuovo Btp Italia 03/2028 avrà una cedola minima garantita che sarà annunciata venerdì 3 marzo. Se la curva dei rendimenti governativi dell’Italia a venerdì 3 marzo si manterrà quella del 27 febbraio, con un decennale al 4,42% lordo, non è possibile che il nuovo Btp Italia 03/2028 in emissione avrà una cedola minima garantita uguale a quella della precedente emissione 11/2028. Dovrà essere superiore.
Oggi infatti il rendimento super-secco a scadenza (senza inflazione) del Btp Italia 11/2028 ad un prezzo di 97 centesimi è pari a 2,17% lordo. Prendiamo quindi il vecchio Btp Italia novembre 2028 come riferimento per prezzare la giusta cedola minima da offrire al risparmiatore, al di sotto della quale non sarà conveniente acquistare il nuovo Btp Italia, ma sarà conveniente tenersi il vecchio Btp novembre 2028. Il nuovo Btp sarà scadenza marzo 2028, cioè più corto di 8 mesi. Al 27 febbraio sulla curva italiana la differenza di rendimento tra un marzo 2028 e un novembre 2028 è di circa 7 centesimi.
Il nuovo Btp Italia marzo 2028 dovrebbe avere quindi una cedola, se giustamente prezzata, su questo tratto della curva dei rendimenti, pari a 2,17% - 0,07% = 2,10%. Più il premio di fedeltà dell’8 per mille, che viene perso con la vendita del vecchio Btp Italia novembre 2028 e ri-acquistato con la sottoscrizione del nuovo.
Conviene compare il Btp Italia con scadenza marzo 2028?
Il vantaggio è quindi evidente: vendo una cedola 1,60% annuale e mi compro una cedola annuale del 2,10%, su un governativo italiano pure più corto di 8 mesi. Alla quale verrà sempre sommata l’inflazione italiana, “scaricata” ogni 6 mesi con accredito sul conto corrente del risparmiatore.
A questo punto molti di voi diranno: mi conviene vendere un Btp novembre 2028 comprato a 100 e valutato 97 subendo così una perdita in conto capitale? Non è proprio così.
Facciamo un esempio. Facciamo una simulazione di vendita all’8 marzo di nominali 100.000 euro di Btp Italia 1,60% 2028 al prezzo di 97 centesimi, con consegna 13 marzo. Essendo il fattore di correzione per l’inflazione pari a 1,04258 (simulazione Bloomberg per consegna al 13.3.2023), avremo un prezzo pieno di 97 x 1,04258 = 101,13, quindi incassiamo 101,130 euro. A questa somma aggiungiamo la cedola minima semestrale di 1,60 : 2 = 0,80% sul capitale rivalutato, ma goduta per 111 giorni, dal 14.11.2022 al 13.3.2028. Si tratta di 100.000 euro x 0,80% x 1,04258 x 111/180 = 514 euro.
Quindi se vendiamo a 97 i 100.000 euro nominali di cui sopra noi incasseremo 101.130 + 514 = 101.644 euro lordi. È pur vero che vendete a 97 ciò che avete sottoscritto a 100 ma la inflazione che sta maturando il titolo è talmente “grassa” che è in grado di più che compensare la perdita in conto capitale. E oltremodo dandovi la possibilità di accumulare un credito fiscale per la minusvalenza subita per i prossimi 4 anni pari a 3.000 euro (100.000 - 97.000 = 3000 euro), utile per essere speso su eventuali futuri capital gain di portafoglio.
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Ma acquistando un Btp 3/2028 con cedola superiore al 2% (se venerdì 3 marzo i prezzi di mercato non si discostano da quelli del 27 febbraio) entrate in possesso di un titolo che ha sicuramente migliori potenzialità di rialzo di prezzo in caso di discesa dei rendimenti nominali nei prossimi anni, rispetto a un titolo che ha una cedola 1,60%.
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