BTP Più & Co., con il piano Meloni l’Italia rischia di svenarsi

Laura Naka Antonelli

17/02/2025

L’Osservatorio dei conti pubblici italiani presenta il costo maggiore che, anche da prima del BTP Valore, l’Italia sta sostenendo per rifilare il debito ai retail.

 BTP Più & Co., con il piano Meloni l’Italia rischia di svenarsi

È partita ufficialmente oggi, lunedì 17 febbraio 2025, l’emissione del BTP Più, il titolo di Stato italiano appartenente alla famiglia del BTP Valore che presenta l’opzione del rimborso anticipato.

Si tratta per la precisione della quinta edizione del BTP Valore, titolo di Stato partorito dal governo Meloni per incentivare l’acquisizione di nuove fette di debito pubblico da parte degli investitori retail.

È a loro, infatti, che è rivolta esclusivamente l’emissione.

Meloni torna alla carica con il BTP Più, ma per i retail anche BTP Italia e BTP Futura

Con codice ISIN che, durante il periodo di collocamento è IT0005634792 e tassi minimi garantiti pari al 2,80% per il 1°, 2°, 3° e 4° anno e al 3,60% per il 5°, 6°, 7° e 8° anno, il BTP Più rappresenta l’ennesimo banco di prova che misurerà il successo del piano del governo Meloni volto a rifilare ai piccoli risparmiatori la fetta maggiore possibile del debito pubblico italiano, ora che la BCE è uscita ufficialmente di scena, staccando la spina al PEPP-QE pandemico o anche QE pandemico: piano con cui la Banca centrale europea aveva continuato in questi ultimi anni a fare shopping di nuovi titoli di Stato emessi dall’Italia e dai Paesi dell’area euro, dopo aver mollato già da un po’ il classico QE-Quantitative easing tradizionale, bazooka che era stato sfornato dal suo ex presidente, Mario Draghi.

Il BTP Più e i BTP Valore, va chiarito, non sono gli unici BTP italiani dedicati al pubblico dei piccoli risparmiatori, che sono stati ribattezzati BTP People.

Negli ultimi anni il MEF ha puntato su altri BTP retail, come il BTP Futura, il BTP Italia. Sebbene la missione “più titoli di Stato agli italiani” sia stata ufficialmente annunciata dal governo Meloni, altri governi italiani hanno tentato in precedenza di conquistare la platea dei piccoli investitori. A quale costo, visto che ogni volta, per convincere gli italiani a fare incetta di nuovi titoli di Stato, il governo di turno ha offerto rendimenti il più possibile appetibili?

BTP Valore e altri BTP retail, maggior costo cumulato per il Tesoro di 15,8 miliardi

Un’analisi avente per oggetto il costo che lo Stato ha sostenuto finora per ricompensare i sottoscrittori dei titoli di Stato rivolti ai piccoli risparmiatori, o anche ai piccoli risparmiatori (visto che il BTP Italia è rivolto anche agli investitori istituzionali) è stata stilata di recente dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani.

Il paper, firmato dagli economisti Giampaolo Galli, Luca Peviani e Francesco Scinetti, ha risposto alla seguente domanda: BTP retail: quanto costano allo Stato?.

Nel ricordare che, al fine di “incentivare l’acquisto di questi titoli, lo Stato ha offerto rendimenti maggiori rispetto a quelli dei titoli “tradizionali”, in particolare per chi ha acquistato nella fase del collocamento e ha tenuto il titolo fino alla scadenza” l’Osservatorio dei conti pubblici italiani (CPI) ha calcolato che il rendimento più alto offerto “comporterà per la durata delle ventisette emissioni di titoli “retail” realizzate dal 2012 (che ammontano al 6% dei titoli di Stato in essere ad oggi), un maggior costo (cumulato) per il Tesoro di 15,8 miliardi di euro”.

Lo studio ha ricordato che il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze) ha iniziato a puntare sulla maggiore
detenzione dei nostri titoli di Stato da parte delle famiglie italiane e, più in generale, degli investitori “retail”, dopo la crisi finanziaria.

La strategia più titoli di Stato è stata lanciata sulla base del “convincimento che in presenza di tensioni sul mercato finanziario gli investitori retail sarebbero meno inclini a vendere i titoli rispetto a quanto farebbero gli operatori finanziari, soprattutto esteri”, hanno scritto Galli, Peviani e Scinetti, facendo notare che “dal punto di vista del Tesoro vi è il desiderio di segmentare il mercato per sviluppare un segmento che segua una logica da ’cassettista’ ”.

L’Osservatorio dei conti pubblici italiani (CPI) presenta i rischi dei BTP retail

Non è mancato tuttavia più di un avvertimento:

“Vi sono però vari trade-off. Perché l’obiettivo di stabilizzare il debito possa essere conseguito, la quota del segmento retail dovrebbe esser ben maggiore rispetto all’attuale (6% nel 2024). In tal caso, però il Tesoro dovrebbe ovviamente sostenere costi maggiori di quelli attuali; se, per esempio, volesse aumentare la quota dei BTP retail dal 6 al 30% del debito, il costo verrebbe all’incirca quintuplicato e quindi raggiungerebbe quasi gli 80 miliardi, il che sarebbe chiaramente insostenibile. Inoltre, vi sarebbe il rischio di danneggiare le caratteristiche di liquidità del mercato “principale”, aumentando il premio per il rischio richiesto dagli investitori istituzionali.”

L’Osservatorio dei conti pubblici ha messo inoltre in evidenza il maggior costo che lo Stato italiano sta sostenendo nell’incentivare il pubblico retail degli investitori, offrendo rendimenti più ghiotti di quelli che i risparmiatori otterrebbero se acquistassero altri titoli di Stato italiani, in un contesto in cui la quota dei BTP retail detenuta dai piccoli risparmiatori è aumentata in modo notevole.

Nel 2024 “la percentuale dei BTP dedicati agli investitori retail è aumentata dal 3,9% del 2019 al 6%, grazie al 2,5% di BTP Italia, lo 0,8% di BTP Futura e il 2,6% di BTP Valore ”, con l’aumento che è andato però a “scapito di CCTeu, BOT e dei CTZ (titoli a cedola zero, che sono scomparsi)”.

Peccato tuttavia che i rendimenti più ghiotti che lo Stato ha offerto per la gran parte dei titoli retail si stia traducendo in “una maggior spesa cumulata per interessi (ottenuta moltiplicando il differenziale di rendimento per l’importo emesso e per la durata del titolo)” che, come puntualizzato prima, è stata calcolata dall’Osservatorio in 15,8 miliardi per le 27 emissioni realizzate dal 2012.

Questa è quindi la cifra che lo Stato italiano sta spendendo per incentivare la detenzione di titoli di Stato da parte del settore retail; in altre parole di tanto sta aumentando il debito pubblico per via degli incentivi inseriti nelle emissioni retail dal 2012 a oggi ”.

L’Osservatorio dei CPI ha ricordato che “dal 2012 ci sono state 27 emissioni di titoli indirizzati al comparto retail, per un totale di titoli in circolazione a fine dicembre 2024 di 289 miliardi di euro”, segnalando anche che “per quasi tutte queste emissioni il rendimento derivante dalle caratteristiche del titolo è superiore a quello dei BTP a tasso fisso di scadenza simile acquistabili sul mercato secondario nel giorno di emissione del titolo retail (un buon proxy di quello che sarebbe stato il rendimento di BTP all’emissione in quel giorno)”.

Indicata l’eccezione dei “BTP Italia emessi nel 2012, per il fatto che i rendimenti di mercato erano molto alti (l’Italia stava uscendo dalla crisi finanziaria del 2011) e l’inflazione negli anni successivi sarebbe stata molto bassa rendendo ex-post poco convenienti i titoli indicizzati al FOI (indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai o impiegati)”.

BTP retail, l’Italia rischia di svenarsi con rendimenti più ghiotti offerti ai BTP People?

Oltre alla maggiore spesa per interessi, anche l’altra beffa:

Per contro, non è detto che tutti gli acquirenti dei titoli li abbiamo detenuti a scadenza”, così come continuino a mantenerli nei loro rispettivi portafogli di investimento.

Fermo restando che “il Tesoro ha predisposto incentivi affinché i titoli vengano detenuti a scadenza ed è quindi giusto calcolare il costo aggiuntivo di questa politica nell’ipotesi che essa abbia successo” (vedi premio di fedeltà nel caso delle prime quattro edizioni del BTP Valore), gli economisti Giampaolo Galli, Luca Peviani, Francesco Scinetti hanno avvertito così anche che, se è vero che “in caso di insuccesso o di successo parziale, il costo per il Tesoro sarebbe più basso”, dall’altro lato “l’obiettivo della politica – stabilizzare il debito pubblico – non verrebbe conseguito”.

In sintesi, il piano del governo Meloni di blindare il debito pubblico italiano rifilandolo il più possibile alla Patria rischierebbe di fare flop, a fronte di una spesa per interessi destinata a diventare, e lo sta già diventando, anche più alta”. Praticamente, detto in termini più semplici lo Stato italiano, nel perseguire la strategia del governo Meloni di premiare gli investitori retail con incentivi decisamente più alti rispetto a quelli che il mercato offre, starebbe rischiando di svenarsi, senza neanche riuscire, un giorno, a sbandierare lo slogan Mission Accomplished.

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