Movimenti sospetti nel nord della Russia dove potrebbe avvenire un nuovo test del temuto missile a propulsione nucleare burevestnik. Ecco cosa sta accadendo.
È dal discorso di Putin datato 2018 che la Russia ha avviato una serie di sperimentazioni su ordigni nucleari con l’obiettivo di superare in potenza l’arsenale americano e diventare così la nazione più temuta al mondo in grado di sbaragliare tutte le difese. Il conflitto in Ucraina ha cambiato alcune strategie belliche come la sospensione della costruzione di ordigni tattici di nuova generazione dando priorità alla produzione di ordigni già rodati da utilizzare sul campo ucraino. Ma gli investimenti in ricerca su super ordigni nucleari proseguono senza sosta.
Indiscrezioni parlano di un nuovo test in programma nell’estremo nord del paese di un’arma dalle potenzialità enormi capace di raggiungere ogni paese del globo. Stiamo parlando del missile burevestnik, un missile che va oltre la definizione di intercontinentale, perché montando un motore a propulsione nucleare, ha un’autonomia praticamente illimitata.
Cos’è il missile burevestnik che la Russia sta per testare
Alcune foto satellitari distribuite da Bellingcat e ricondivise anche dal New York Times sembrano confermare le indiscrezioni arrivate a metà settembre. Nella zona del poligono di Pankovo, nella regione di Novaya Zemlya, le foto satellitari hanno evidenziato l’allestimento di alcune strutture valide per la sperimentazione. Inoltre il 28 settembre in zona sono arrivati due aerei speciali Ilyushin 76 appartenenti all’Istituto di ricerca Gromov a sua volta appartenente al colosso atomico statale Rosatom che in genere vengono usati per monitorare i test missilistici a lungo raggio che montano testate nucleari.
E poi una porzione del mare di Barents è stato chiuso fino al prossimo sabato e di solito questo avviene quando ci sono in atto attività militari delicate. Anche gli Stati Uniti sembrano essere a conoscenza dei test visto che da alcuni giorni sono stati notati volare nella zona circostante alcuni velivoli statunitensi RC-135W Rivet Joint, dotati di attrezzature per verificare la presenza di radioattività nell’aria.
Il missile burevestnik è un’arma mai vista prima d’ora. È definita di secondo attacco perché dovrebbe intervenire solo dopo un primo attacco nucleare sfruttando il fatto di avere un’autonomia illimitata.
Perché fa paura
Ciò che rende pericoloso e diverso questo missile da tutti gli altri ordigni nucleari è la sua capacità di restare in volo praticamente in modo illimitato. Questo è dovuto alla presenza di propulsori nucleari. La partenza avverrebbe con un motore tradizionale. Poi, una volta in volo, si attiverebbero i propulsori capaci di spingerlo ad oltre 22mila chilometri di distanza. Si tratta di un progetto ambizioso ma al tempo stesso molto complicato nella sua attuazione.
In passato ci sono stati già altri 13 test e tutti si sono conclusi in maniera disastrosa. In uno dei primi test il prototipo finì in mare dopo pochi chilometri di volo. Ancora più grave è l’incidente avvenuto nel 2019 quando un’esplosione provocò la morte di 7 tecnici e il ferimento di molti altri dipendenti di Rosatom. In quel frangente si creò un’allerta nel distretto di Severodvinsk per il possibile rilascio di sostanze radioattive.
La presenza del propulsore nucleare crea molte preoccupazioni soprattutto nei paesi confinanti con il nord della Russia, ovvero quelli scandinavi. Gli apparati di sicurezza di questi paesi non hanno fatto mai mistero sul fatto di controllare con regolarità questi programmi di sviluppi da parte della Russia. C’è sempre un filo di preoccupazione quando si effettuano questi test perché in caso di incidente, il rischio di un rilascio radioattivo è molto elevato.
Le associazioni ambientaliste sostengono che il missile sia «una piccola Chernobyl volante».
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