Busta paga, è allarme stipendi: ecco per chi crolla il reddito in Italia

Stefano Rizzuti

18/02/2023

Un’analisi del Centro Studi Tagliacarne evidenzia come in 22 province italiane siano crollati gli stipendi dei lavoratori dipendenti: com’è cambiata la busta paga e per chi.

Busta paga, è allarme stipendi: ecco per chi crolla il reddito in Italia

L’inflazione cresce, ma gli stipendi scendono. La busta paga dei lavoratori di 22 province italiane (su un totale di 107) è diventata più leggera tra il 2019 e il 2022. A confermarlo sono le elaborazioni, su scala provinciale, effettuate dal Centro Studi Tagliacarne. Lo studio ha riguardato le voci del reddito disponibile a prezzi correnti.

Non solo emerge un netto decremento degli stipendi in molte province, ma vengono evidenziata anche importanti differenze territoriali: i lavoratori dipendenti più pagati sono quelli di Milano, i meno pagati quelli di Rieti. In media, in queste 22 province in cui la busta paga è scesa, i lavoratori dipendenti hanno perso 312 euro in un triennio.

A livello nazionale, invece, si registra mediamente un aumento: sono 301 euro in più di stipendio, ovvero un incremento del 2,5% tra il 2019 e il 2021. Vediamo quali sono le province in cui gli stipendi sono scesi, quali sono le differenze territoriali e di che cifre stiamo parlando.

Allarme stipendi, in quali province sono crollati

Come detto, sono 22 le province italiane in cui gli stipendi sono scesi nel triennio preso in considerazione dallo studio. Ecco la lista completa: Firenze, Prato, Valle d’Aosta, Biella, Venezia, Vercelli, Arezzo, Lecco, Fermo, Rimini, Como, Varese, Gorizia, Napoli, Catania, Ferrara, Messina, Verbano-Cusio-Ossola, Lodi, Taranto, Sondrio e L’Aquila.

Ricordiamo che l’analisi riguarda il salario pro capite, ovvero si considera il rapporto tra l’insieme dei redditi da lavoro dipendente e la popolazione residente. A Venezia, Firenze e Prato il decremento degli stipendi è addirittura superiore a 1.030 euro, evidenzia lo studio.

Busta paga, perché crollano i redditi

Difficile analizzare con precisione i fattori che hanno portato a questo importante calo degli stipendi nel triennio. Di certo va considerato che si tratta di un periodo particolare, quello della pandemia e, di conseguenza, dei lockdown e delle restrizioni. Infatti secondo gli analisti il calo potrebbe essere diminuito in gran parte al blocco del turismo (non a caso si segnalano decrementi record in città come Firenze e Venezia) e alla sospensione di parte della produzione dettata proprio dalla pandemia.

Dove salgono di più gli stipendi

La busta paga che fa registrare incrementi più alti, per i lavoratori dipendenti, è quella di Milano: l’aumento si attesta a 1.908 euro di media. Seguita da Parma (1.425 euro) e Savona (1.282). Sempre a Milano, inoltre, si registra il reddito pro capite più alto: lo stipendio medio è di 30.464 euro nel 2021, con una crescita del 6,7% rispetto al 2019.

La media nazionale è molto più bassa: solamente 12.473 euro. A Rieti, fanalino di coda, il dato si ferma addirittura a 3.317 euro. Vanno comunque sottolineate alcune differenze strutturali che portano a questi risultati: a Milano il reddito da lavoro dipendente rappresenta più del 90% del reddito disponibile. A Rieti, invece, è meno del 24% e la media nazionale è del 63,1%.

Stipendi più alti, i maggiori aumenti in busta paga

In percentuale, le retribuzioni sono aumentate maggiormente nella provincia di Savona: +14,3%. Importanti aumenti, rispetto al 2019, si registrano anche nel territorio di Oristano (+11,2%) e in quello del Sud Sardegna (+11,2%).

Se vediamo il dato medio del peso pro capite del reddito da lavoro dipendente sul totale del reddito disponibile nel triennio, invece, si segnalano cifre stabili, intorno al 63%. In 42 province su 107, però, c’è stato un aumento: dal 68,7% al 69,7%. Di queste, però, solo sei sono al Sud.

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