Con la legge di Bilancio il governo ha deciso di aumentare gli stipendi dei lavoratori dipendenti e di aumentare gli incentivi per le assunzioni di giovani e donne. Tutti gli altri interventi.
Buste paga più pesanti, incentivi alle assunzioni e ritorno dei voucher. Sono solo alcune delle misure della nuova legge di Bilancio in tema lavoro per i lavoratori dipendenti. Il governo Meloni vuole sostenere l’occupazione, con una serie di interventi mirati che, tuttavia, rischiano di incidere poco sulle retribuzioni e sul numero generale di persone che riescono a trovare lavoro. Questo perché complessivamente per il lavoro sono stati stanziati in manovra circa 7-8 miliardi di euro, che vista la crisi economica in corso possono risultare insufficienti.
In particolare ad essere carenti nel nostro Paese sono le competenze scientifiche e tecniche, le cosiddette Stem. Tra domanda e offerta, in questi campi, il mismatch arriva fino al 70% delle assunzioni previste: significa che le aziende, per vari motivi, riescono ad impiegare solo un terzo delle persone qualificate di cui effettivamente ci sarebbe bisogno.
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Gli aumenti in busta paga
Il primo intervento in manovra è il taglio del cuneo fiscale. Per i redditi fino a 35mila euro rimane lo sgravio contributivo al 2% varato dal governo Draghi, mentre per chi guadagna fino a 20mila euro annui il taglio sale al 3%. Il bonus per quest’ultima categoria di lavoratori arriva quindi fino a circa 400 euro in un anno.
Per la precisione chi riceve 10mila euro di stipendio all’anno, nel 2023 avrà 231 euro in più, chi ne percepisce 20mila, invece, 395. Coloro che guadagnano tra i 20mila e i 35mila euro, quindi, continueranno a ricevere, come nella seconda metà del 2022, 395 euro annui aggiuntivi. Più nello specifico: con mille euro lordi in busta paga ogni mese si avranno 10 euro in più, che salgono a 13 se se ne prendono 1.300 e 15 qualora se ne ricevano 1.500 ogni 30 giorni.
Solo per i lavoratori dipendenti delle imprese della pesca marittima, compresi gli addetti delle cooperative della piccola pesca, arriva poi anche l’indennità onnicomprensiva di trenta euro in caso di sospensione dal lavoro per ogni motivazione.
Gli incentivi alle assunzioni
Per stimolare le assunzioni, soprattutto di giovani e donne, ci sono delle misure ad hoc, per lo più di proroga del regime attuale, ma anche rafforzative. Per chi assume i percettori del Reddito di cittadinanza da gennaio a dicembre 2023 lo sgravio contributivo è del 100% per un anno e per un tetto massimo di 6mila euro. Questo esonero vale anche per le trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato, sempre nel 2023.
Per tutti gli under 36, quindi, il prossimo anno viene prorogato lo sgravio per le nuove assunzioni (inclusa la trasformazione da tempo determinato a tempo indeterminato). Proroga di un anno anche per l’incentivo al 100% entro 6mila euro in dodici mesi per assumere donne lavoratrici.
Premi di produttività più alti
Potranno poi crescere i premi di produttività dati dalle aziende a collaboratori e dipendenti che ottengono determinati risultati. Secondo l’ultima bozza di legge di Bilancio verrà ridotta dal 10% al 5% (quindi dimezzata) la cedolare secca che grava sui premi. Lo sconto fiscale vale fino a 3mila euro di bonus per redditi entro gli 80mila euro annui.
Il ritorno dei voucher
Tornano quindi i voucher, cioè i buoni lavoro aboliti nel 2017 dal governo di Paolo Gentiloni. Si tratta di una forma alternativa di pagamento per il lavoro occasionale accessorio o per prestazioni saltuarie. Il limite di utilizzo sale da 5mila a 10mila euro, anche per prestazioni lavorative occasionali svolte nell’ambito di attività agricole stagionali. Non può essere utilizzato per oltre 45 giorni in un anno.
Ogni giornata di lavoro, poi, deve prevedere un compenso pattuito per la prestazione, che non può essere inferiore al minimo prestabilito per legge. Nello specifico non può essere meno della soglia fissata per pagare tre ore lavorative nel settore agricolo.
La nuova cassa integrazione per le aziende in crisi
La manovra rifinanzia infine gli ammortizzatori sociali in caso di difficoltà aziendale. Per le società in crisi aziendale, infatti, viene rifinanziata la cassa integrazione straordinaria con 70 milioni di euro.
Dieci milioni, invece, vanno per misure di sostegno ai lavoratori dei call center. Per i settori più in difficoltà vista l’attuale crisi economica ci sono poi ulteriori 50 milioni di euro.
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