Nella busta paga riferita al mese di giugno ci sarà una piacevole sorpresa per i dipendenti: due giorni di permesso extra grazie alle ex festività.
Nella busta paga riferita al mese di giugno ci saranno due festività soppresse con vantaggi, non economici, per i lavoratori.
Quando si parla di festività soppresse si fa riferimento alle ex festività riconosciute dal nostro ordinamento prima dell’approvazione della legge n. 54 del 1977. Una normativa con la quale vennero espressamente soppresse, agli effetti civili e nella cadenza infrasettimanale diversa dalla domenica, festività quali l’Epifania (poi reintrodotta dall’articolo 1 del Dpr n. 792/1985), San Giuseppe, l’Ascensione, il Corpus Domini e i santi Pietro e Paolo (anche questa fu reintrodotta successivamente, ma solo per la città di Roma).
Le suddette giornate, dunque, non si considerano più come giorni festivi con tutte le conseguenze del caso. Non per questo, però, non spetta nulla al dipendente: a quanto stabilito dalla legge, infatti, vanno aggiunte le norme introdotte dalla contrattazione collettiva, visto che nella maggior parte dei settori ai dipendenti viene comunque riconosciuto un permesso extra per ogni ex festività che coincide con un giorno lavorativo.
Come anticipato, a giugno ce ne sono ben due: ecco dunque cosa dobbiamo aspettarci in busta paga.
Quali sono le festività soppresse di giugno
In altri tempi giugno sarebbe stato un giorno ricco di festività, con la possibilità dunque di potersi assentare per più giorni dal lavoro senza dover temere una riduzione dello stipendio.
Con l’approvazione della legge n.54/1977 e la cancellazione delle suddette festività, l’unico giorno festivo rimasto è il 2 giugno, giornata in cui si celebra la festa della Repubblica italiana.
Non è dunque mai festivo il 16 giugno, Corpus Domini, festa mobile che si celebra il giovedì successivo alla solennità della Santissima Trinità, ma che da quando non è stata più riconosciuta come festività è stata spostata alla domenica successiva (quindi quest’anno cade il 19 giugno).
Diverso il caso della festa di San Pietro e Paolo del 29 giugno: come visto sopra, infatti, questa non è più una festività nella gran parte d’Italia, eccetto il caso del Comune di Roma poiché, visto che si sta parlando dei patroni della città, questa giornata viene considerata ancora festiva per effetto di quanto stabilito dal Dpr n. 792/1985.
Solamente chi lavora a Roma, dunque, potrà considerare mercoledì 29 giugno come un giorno festivo, con tutte le tutele del caso.
Nelle altre città, invece, al pari del 16 giugno, questa sarà solamente una festività soppressa, comunque riconosciuta in busta paga.
Cosa si guadagna per le festività soppresse
In termini economici non si guadagna nulla: nelle giornate lavorative che coincidono con le festività soppresse, quindi, non bisogna aspettarsi aumenti di stipendio.
A guadagnarci è però il monte permessi: solitamente, infatti, i contratti collettivi riconoscono al lavoratore un giorno di permesso retribuito per ogni festività soppressa lavorata. Permessi di cui beneficiare in un successivo momento, in caso di necessità, o che in alternativa si possono monetizzare se non goduti.
Sono sempre i contratti collettivi a definirne le condizioni di accesso: ad esempio, in alcuni casi viene stabilito che non basta che la ex festività cada in una giornata lavorativa ordinaria, in quanto è anche necessario che in quelle giornate il lavoratore abbia diritto all’intero trattamento economico. Ciò significa che potrebbe essere sufficiente aver richiesto un’ora di permesso non retribuito in quella giornata per non maturare il giorno di permesso.
Come detto sopra, dunque, nella busta paga riferita alla mensilità di giugno i dipendenti potrebbero ritrovarsi una piacevole sorpresa: due permessi extra, uno per il 16 giugno e l’altro per il 29 giugno (eccetto il caso di chi lavora in aziende con sede nel comune di Roma) che si vanno ad aggiungere a quelli già maturati nelle altre festività soppresse dell’anno.
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