Calcioscommesse, lista calciatori su WhatsApp: cosa rischia chi la condivide

Ilena D’Errico

14 Ottobre 2023 - 18:38

Si diffonde a macchia d’olio grazie a Whatsapp la lista di calciatori coinvolti nel Calcioscommesse, che oltre a essere infondata può creare problemi agli utenti. Ecco cosa rischia chi la condivide.

Calcioscommesse, lista calciatori su WhatsApp: cosa rischia chi la condivide

Nelle ultime ore le chat Whatsapp di appassionati calcistici (e non) si incentrano su una sola cosa: la lista – presunta – di calciatori coinvolti nel Calcioscommesse. Tutto nasce dalle dichiarazioni di Fabrizio Corona in merito al coinvolgimento di molti calciatori noti nelle scommesse sportive, anche se la procura ha aperto un’inchiesta soltanto per Fagioli, Tonali e Zaniolo. Le indagini sportive sono quindi ancora in corso e peraltro non sembra, almeno per ora, che siano attenzionati tutti i nomi citati da Fabrizio Corona.

La notizia crea scandalo, soprattutto perché se le accuse venissero confermate i calciatori riceverebbero delle pene sportive non indifferenti, dato che il Codice di giustizia sportiva vieta di scommettere nell’ambito in cui si è impegnati. Si ipotizza anche un coinvolgimento in scommesse illegali, ossia non autorizzate dallo Stato. Così, non si parla d’altro e alla storia originale continuano a essere aggiunti particolari dalle fonti più disparate. In breve tempo, si è formata una vera e propria lista con i nomi di famosi calciatori italiani accusati di partecipare al Calcioscommesse, spesso anche pretestuosamente. È quindi giusto chiedersi cosa rischia chi la condivide, visto che la sua valenza è tutt’altro che lusinghiera.

Lista di giocatori coinvolti nel Calcioscommesse, cosa c’è di vero?

Come già detto, la lista che molti hanno già potuto apprezzare su Whatsapp o su altri social, è priva di qualsiasi fondamento. L’unico dato di fatto ad oggi disponibile è che la procura di Torino ha aperto un’inchiesta su Nicolò Zaniolo, Nicolò Fagioli e Sandro Tonali. Nessuno degli altri personaggi pubblici citati da Corona è ufficialmente indagato e tanto meno lo sono i calciatori inclusi nella ormai famosa lista.

Sempre stando alle fonti ufficiali, non pare esserci per il momento alcuna accusa di combine, come invece lasciano intendere alcuni post sui social. Nessuno dei calciatori, infatti, è accusato di aver volontariamente manipolato i risultati di gioco, ma “solo” di aver partecipato a scommesse sportive (contro la giustizia sportiva) e aver preso parte a giochi d’azzardo abusivi (per quanto riguarda la materia penale).

La lista di giocatori che sta spopolando sulle chat Whatsapp è quindi priva di basi o prove di qualsiasi genere, anche se in tantissimi la stanno condividendo ad amici e colleghi. Il classico spirito di curiosità e pettegolezzo, che però non dovrebbe portare a condividere informazioni di questo tipo tanto alla leggera.

Cosa rischia chi condivide la lista di calciatori su Whatsapp

Il fatto che la lista di calciatori sia infondata non è particolarmente rilevante per quanto riguarda la responsabilità degli utenti che la condividono, anche perché in molti la guardano con spirito interrogativo. Il solo fatto che contenga contenuti offensivi, però, potrebbe integrare il reato di diffamazione. Si ricorda, infatti, che la diffamazione si compie a prescindere dalla veridicità delle accuse, ma per il semplice motivo che contengano offese alla reputazione.

Anche il semplice click su “inoltra” può integrare questo reato, chiaramente a meno che sia inviato allo stesso soggetto interessato. Il fatto che il tutto avvenga a mezzo dei social network, oltretutto, rischia perfino di essere un aggravante perché l’offesa è recata con “mezzo di pubblicità”. Questa aggravante è difficile da opporre a chi ha inviato la lista a un singolo amico sulla chat privata, ma aderisce perfettamente al caso di chi la condivide sul suo stato.

Non solo, anche l’attribuzione di un fatto determinato costituisce un’aggravante del reato di diffamazione, proprio come sta accadendo con i calciatori citati dalla catena Whatsapp, ai quali vengono contestati reati (sportivi e non) ben identificabili e innegabilmente pregiudizievoli per la loro reputazione. Così, si rischia la reclusione fino a 2 anni e l’ammenda fino a 2.065 euro, nel caso in cui venisse sporta denuncia.

La diffamazione è punibile soltanto a querela della persona offesa, quindi per ovvie ragioni è difficile ipotizzare delle querele per ogni utente di Whatsapp, ma ciò non toglie che l’azione costituisca un reato. Bisogna quindi fare molta attenzione, soprattutto se oltre ai singoli giocatori vengono citati i club, le squadre o le dichiarazioni non verificate di personaggi pubblici e testate giornalistiche.

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