L’assenza di pioggia e le alte temperature stanno mettendo in ginocchio diversi settori strategici per l’economia italiana con danni per miliardi di euro.
Il 2022 rischia di passare alla storia come uno degli anni più caldi di sempre. Già lo scorso anno il nostro Paese ha dovuto fare i conti con un aumento della temperatura media nazionale di almeno 1 grado. Quest’anno l’impressione è che non sarà da meno. In alcune zone del nostro paese non piove ormai da mesi e la situazione è attenzionata con grande preoccupazione.
Il Governo Draghi sta correndo ai ripari ed entro fine mese dovrebbe essere approvato il decreto Siccità con l’obiettivo di migliorare la situazione in attesa, si spera presto, di piogge.
L’enorme caldo e l’assenza di acqua potabile sta ovviamente avendo pesanti conseguenze anche su precisi comparti strategici per l’economia italiana. Uno dei più in difficoltà è sicuramente quello agroalimentare, un settore che vale oltre 500 miliardi e circa il 15% del Pil.
Pesca, agricoltura, allevamenti messi in ginocchio da questo aumento delle temperature con danni stimati in miliardi di euro.
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Caldo record, danni per 2 miliardi di euro
Il problema della siccità e dell’aumento delle temperature non lo scopriamo di certo adesso. Anche lo scorso anno le temperature sono state per larghi periodi al di sopra della media stagionale e i danni non sono stati da poco per il settore agroalimentare, con danni stimati da Coldiretti in circa 2 miliardi di euro. Cifra che non tiene conto dell’indotto che gira attorno al settore agroalimentare, altrimenti sarebbe maggiore.
Facile immaginare che anche quest’anno le conseguenze ci saranno, e si sommeranno alle problematiche dovute alla guerra in Ucraina, che ha ridotto drasticamente la produzione di grano. Tutto ciò potrebbe tramutarsi in ulteriori aumenti delle materie prime e dei prezzi dei prodotti, che finiranno per ricadere inevitabilmente sul consumatore finale.
Le conseguenze del caldo record
Pesca, agricoltura, allevamento, sono tutti settori alle prese con la gestione della siccità. Partiamo dal mare, troppo caldo e salato, che sta mettendo a dura prova gli allevamenti di mitili, vongole e ostriche.
L’assenza di piogge sta facendo diminuire il livello di acque marine, aumentando la concentrazione di sale presente. E il troppo sale provoca un aumento di produzione di alghe e una diminuzione dell’ossigenazione dell’acqua, con conseguenze sulla sopravvivenza dei molluschi.
Ma non è tutto perché con il minor ossigeno i pesci a sangue freddo diventano più voraci finendo per mangiare cozze e vongole.
Al momento la situazione è ancora sotto controllo, ma nelle prossime settimane facile immaginare un aumento di produzione di alghe con conseguenze ben serie.
Non va meglio nemmeno per gli allevamenti. Le mucche di solito vivono bene a una temperatura di 22-24°. Con circa 10 gradi in più si stressano molto e questo, accompagnato alla crisi di foraggio, finisce con incidere anche sulla produzione di latte.
Si stima che una mucca con queste condizioni climatiche produca fino al 10% di latte in meno. E questo si traduce in minor produzione di formaggi. Al momento gli allevatori cercano di trovare soluzione installando dei ventilatori o delle doccette refrigeranti. Ma non possono durare a lungo in questo modo anche perché i costi di gestione, ad esempio quelli dell’energia elettrica, tendono ad aumentare.
La siccità mette a dura prova anche l’agricoltura. Si stima che il 28% del territorio nazionale è a rischio desertificazione con danni ingenti. Terreni aridi producono di meno e colture molto importanti per il nostro Paese come grano, girasole, mais e foraggio rischiano un calo drastico della produzione.
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