Altri due fondi si sarebbero fatti avanti per salvare la banca ligure, che intanto deve sciogliere il nodo Npl.
Qualcosa si muove per il salvataggio di Banca Carige. Particolare interesse verso l’istituto ligure lo stanno mostrando i fondi.
Dopo un avvicinamento di Apollo, ci sarebbero anche Attestor Capital e Varde Partners a voler far parte della partita.
Così rivela oggi il Messaggero, che però avverte: l’operazione di salvataggio rischia di compromettersi sul fronte degli Npl.
Intanto, Intesa Sanpaolo e Bpm hanno comunicato di aver proceduto alla svalutazione della quota del bond subordinato emesso da Carige e sottoscritto dal sistema bancario nazionale tramite lo Schema Volontario del Fondo Interbancario.
Carige: l’interesse dei fondi
Molte le indiscrezioni di stampa che nelle ultime settimane circolano sui possibili soggetti pronti a una aggregazione con Carige, attualmente commissariata. Un’operazione essenziale al fine di risanare l’istituto, che necessita di una significativa ricapitalizzazione e di liberarsi dei crediti deteriorati.
Particolarmente interessati sono apparsi alcuni fondi. Nei giorni scorsi erano spuntati gli americani di Apollo, mentre nelle ultime ore si sarebbero fatti avanti anche Attestor Capital e Varde Partners.
È il Messaggero a riferire di un possibile interessamento dei due fondi su Carige, i quali – secondo fonti vicine al dossier – otterrebbero il benestare dell’azionista di maggioranza Vittorio Malacalza.
Carige: questione Npl
Il quotidiano romano sottolinea inoltre che l’operazione per salvare Banca Carige, se da una parte potrebbe essere agevolata da una eventuale e auspicata aggregazione con un altro soggetto, dall’altra rischia di arenarsi sul fronte degli Npl.
Secondo le indicazioni della Banca Centrale Europea, infatti, prima di trovare un partner valido per la fusione, l’istituto ligure deve liberarsi dei crediti deteriorati, accelerando dunque il derisking.
Nella pancia della banca, al momento sono rimasti circa 3,2 miliardi di Npl, sui quali potrebbe avere la precedenza il Credito Fondiario (Fonspa), in virtù di un diritto particolare che risale a un contratto del dicembre 2017.
Sulla gestione dei crediti deteriorati di Carige ci sarebbe l’interesse di altri soggetti, in primis Sga, che avrebbe già avuto accesso alla data room dedicata, e Illimity Bank.
Carige: la decisione di Intesa Sanpaolo e Bpm
Intanto, di recente, l’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina ha comunicato che la banca ha già provveduto a svalutare al 100% la propria esposizione di 54 milioni di euro (80 milioni pre-tasse) al bond subordinato emesso da Carige e sottoscritto dal sistema bancario nazionale tramite lo Schema Volontario del Fondo Interbancario.
Stessa decisione è stata assunta anche da Banco Bpm che ha svalutato la propria quota di 27,9 milioni di euro, come confermato da Giuseppe Castagna, in conference call con gli analisti.
Unicredit, infine, che nell’operazione ha una esposizione di circa 60 milioni di euro non ha dato indicazioni in merito a una eventuale svalutazione della propria quota.
L’amministratore delegato Jean Pierre Mustier si è limitato a ricordare che Unicredit ha “un approccio conservativo al rischio” e sulla scelta di Intesa e Bpm di dare praticamente per perso il prestito, ha chiosato:
“Non commento mai i fatti che riguardano altre banche”.
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