Caro Briatore, ti spiego come si vive con 1.500 al mese

Giorgia Bonamoneta

21 Luglio 2024 - 12:43

Con 4.000 euro al mese si vive, con 1.500 si sopravvive e con meno di finisce in povertà assoluta. Ecco, caro Briatore, la verità per milioni di italiani.

Caro Briatore, ti spiego come si vive con 1.500 al mese

Sta facendo discutere la frase di Flavio Briatore in merito al reddito necessario a una famiglia per vivere. Secondo l’imprenditore, che ringraziamo per avere una prospettiva positiva in merito ai redditi italiani, è impossibile vivere con 4.000 euro al mese.

Secondo lui infatti una spesa improvvisa sarebbe impossibile da gestire con tale budget mensile, ma la verità dei fatti è che in Italia si vive con molto meno. Sono numerosi i commenti su Instagram sotto al video che lo ritrae raccontare questo aneddoto fantasioso. C’è chi gli domanda come si faccia ad abbassare le tasse se gente come lui (n.d.r ricchi d’Italia) non ne pagano di più.

C’è anche chi gli fa notare come con 4.000 euro al mese “si campa più che bene”, considerando che molte famiglie oggi vivono arrangiandosi con anche 1.500 euro al mese monoreddito, come ci sono anziani che vivono con 600 euro al mese di pensione e neolaureati che sopravvivono con 800 euro al mese in città troppo costose, ma utili al mercato del lavoro.

Insomma il discorso ha preso una piega critica, anche se si riconosce a Flavio Briatore l’intenzione di dichiarare l’impossibilità di vivere con pochi soldi rispetto al costo della vita. Si ringrazia l’incentivo a dialogare con la politica in merito all’abbassamento delle tasse e all’aumento degli stipendi, per esempio con il salario minimo (anche se l’imprenditore non lo cita, ma questa è una proposta). Quello che però sembra arrivare alla maggior parte delle persone è un commento fuori dallo spazio e dal tempo, distaccato dalla realtà quotidiana di milioni di italiani che 4.000 euro al mese se li sognano all’interno del nucleo familiare.

Ecco come vivono la maggior parte delle persone con 1500 euro al mese (o meno)

Conosciamo qual è la media dello stipendio italiano, almeno per i 42 milioni di contribuenti che risultano attivi nel 2024. Questo è di 23.650 euro lordi, ossia meno di 2.000 euro lordi al mese, ovvero 1.600 euro netti circa.

La media però è da considerarsi su una netta divisione geografica, con la classifica che vede ai primi posti i lombardi con la dichiarazione annua di 27.890 euro, a cui seguono Trentino Alto Adige, Emilia-Romagna e Lazio e in fondo la classifica Sicilia (18.620 euro), Basilicata e in ultima la Calabria con un reddito medio di 17.160 euro lordi l’anno, ovvero con uno stipendio inferiore a 1.500 euro lordi al mese.

La situazione è quindi nella media descritta da Briatore, ma ci sono condizioni di estrema difficoltà e condizioni di estremo vantaggio. La critica all’imprenditore sta proprio lì: da dove arriva e da chi arriva il discorso. Perché Briatore non ha problemi a pagare l’affitto della propria abitazione, a fare la spesa e a togliersi degli sfizi, oltre che a spese extra improvvise.

In Italia invece è tutto aumentato, dalla spesa alimentare alle bollette, dai trasporti alle spese sanitarie, dall’affitto di casa all’acquisto di un’abitazione. Oggi la media dell’affitto di un appartamento in centro con tre camere è di circa 1.300 euro, mentre un appartamento in periferia arriva anche a 1.000 euro al mese. Un chilo di pane? 2 euro. Una dozzina di uova? 3 euro.

Quindi sì è vero c’è da abbassare qualche tassa e aumentare gli stipendi, ma quando è stato proposto il salario minimo, o altre iniziative come la settimana corta lavorativa, la patrimoniale o quando si è cercato di ridurre la povertà assoluta con lo strumento del Reddito di cittadinanza, Flavio Briatore dov’era?

Ci accontenteremo di vivere con 4.000 euro al mese, vorremmo dire al caro Briatore, se non fosse che lo stipendio nella maggior parte delle famiglie è monoreddito perché alle donne vengono offerti lavori part-time, part-time involontari, lavori stagionali o in nero o viene chiesto loro di uscire dal mercato del lavoro per avere figli, una risposta totalmente ideologica e svilente per le donne al calo demografico. Se a questo si aggiunge la condizione precaria e di sfruttamento che vivono i giovani all’ingresso del mondo del lavoro, lo scenario è di una completa incapacità di gestire un paese che economicamente è stabile, ma se per “stabile” intendiamo stagnante.

La soglia di povertà (relativa e assoluta) in Italia

L’Istat ha aggiornato il sistema di calcolo per riconoscere la povertà assoluta in Italia. Questo perché la spesa delle famiglie nel 2023 è risultata cresce di almeno il 3,9% rispetto al 2022. L’inflazione ha infatti aumentato il costo della vita, mentre gli stipendi non sono cresciuti di pari passo.

Nel 2023 le famiglie in povertà assoluta sono l’8,5% del totale delle famiglie residenti, in lieve aumento rispetto al 2022 quando erano l’8,3%. Al di fuori della percentuale, si tratta di 5,7 milioni di individui che non riescono a vivere in condizioni dignitose.

La povertà assoluta varia geograficamente: nel Nord sono quasi 136.000 le famiglie povere in più rispetto al 2022, con l’incidenza di povertà assoluta stabile all’8%; nel Mezzogiorno i valori sono stabili, anche se più elevati e corrispondono al 10,3% (in calo rispetto al 10,7% del due 2022) per le famiglie e a livello individuale pari al 12,1% rispetto al 12,7% del 2022.

Insomma, caro Briatore, con 4.000 euro al mese le persone riescono a sopravvivere anche se l’inflazione e il costo della vita hanno peggiorato enormemente la qualità di questa. La differenza sta nella possibilità che quei soldi finiscano in investimenti e in risparmi. La maggior parte delle persone più che agli extra pensa a pagare il minimo indispensabile.

In molti hanno chiesto all’imprenditore Briatore, dopo queste affermazioni, di entrare in politica e di fare esattamente quello che ha detto, ovvero abbassare le tasse e aumentare gli stipendi. Come non essere d’accordo, quando la media degli stipendi è la sopravvivenza di una famiglia e quando i picchi più bassi rappresentano povertà per milioni di individui, compresi quei minori che guardano al jet privato dell’imprenditore Briatore come un drago in un libro fantasy: non reale, affascinante sì, ma pronto a divorare le pecore del villaggio.

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