Secondo l’Istat nel 2005 erano 819 mila quelle che non potevano permettersi di condurre uno stile di vita accettabile. Oggi sono 2,2 milioni.
In Italia la povertà assoluta avanza, come emerge chiaramente facendo confronti con i primi anni del 2000. Come segnalato di recente dall’Istat, nelle sue stime preliminari, nel 2023 le famiglie in povertà assoluta hanno rappresentato l’8,5% del totale delle famiglie residenti nel nostro Paese, pari a oltre 2 milioni e 234 mila nuclei familiari.
Andando a ripescare la serie storica sulla povertà assoluta, da intendere come soglia al di sotto della quale non si è capaci di acquistare beni e servizi essenziali per condurre uno standard di vita considerato minimamente accettabile, in Italia le famiglie in difficoltà risultano in netta crescita. Nel 2005 erano 819 mila quelle considerate in povertà assoluta, pari appena al 3,6% del totale delle famiglie. In circa vent’anni, quindi, tra il 2005 e il 2023, le famiglie povere in Italia sono aumentate del 173%: non triplicate, ma poco ci manca.
Nel mentre ne sono successe parecchie, dalla crisi finanziaria del 2007-2008 a quella del debito sovrano tra 2011 e 2012, per non parlare dei drammatici impatti su economia e mondo del lavoro arrivati dal 2020 con la pandemia. E non a caso l’indice di povertà assoluta delle famiglie in Italia ha cominciato a crescere proprio in concomitanza di questi shock, aumentando all’improvviso di ben due punti percentuali tra 2011 e 2013 (dal 4,3% al 6,3%) e poi superando il 7% nel 2018, alla vigilia dell’introduzione del Reddito di cittadinanza. [...]
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