Secondo Der Spiegel, sarebbero 5 le case automobilistiche coinvolte nell’indagine Ue su un presunto cartello sulla componentistica auto in Europa. FCA compresa
La Commissione Ue avrebbe aperto un’indagine per far luce su un presunto cartello nella componentistica auto in Europa. A rivelarlo è il Der Spiegel che, citando fonti a conoscenza del dossier, scrive che sarebbero 5 le case automobilistiche finite nel mirino dell’Antitrust.
Obiettivo del cartello sarebbe l’aumento dei prezzi delle componenti auto, realizzato con l’aiuto di Accenture, che tuttavia si dice estranea alla vicenda.
Presunto cartello auto: l’indagine Ue
A riportare la notizia è Der Spiegel. Secondo il noto magazine tedesco, la Commissione Europea avrebbe avviato un’indagine per verificare l’esistenza di un presunto cartello a cui avrebbero dato vita 5 case automobilistiche per ritoccare i prezzi delle componenti auto anche del 25% in più.
Nell’indagine, che l’Antritust Ue avrebbe avviato lo scorso mese di dicembre, sarebbero coinvolte FCA, Renault, Nissan, Peugeot e Jaguar Land Rover.
Ma i gruppi produttori di automobili non avrebbero agito da soli: ad aiutarli nell’operazione di ritocco dei prezzi si sarebbe rivelato prezioso il contributo della società di consulenza Accenture.
I precedenti
Il procedimento seguirebbe di alcuni mesi quello avviato a settembre, quando a finire sotto la lente Ue erano state Volkswagen, Daimler e Bmw per presunte violazioni sulle tecnologie per le emissioni pulite.
Non solo: di recente l’Antitrust ha fatto luce su un cartello nel mercato della vendita di auto tramite finanziamenti, comminando una multa da 678 milioni alle case automobilistiche e alle società finanziarie coinvolte.
Lo scorso anno, inoltre, la Commissione Europea aveva annunciato multe per un totale di 546 milioni di euro in tre distinti casi di costituzione di cartelli, due dei quali nel settore ricambi auto.
In quell’occasione, la commissaria Margrethe Vestager, era stata perentoria:
“Non tollereremo comportamenti anticoncorrenziali nei confronti dei consumatori europei e delle industrie: aumentando i prezzi dei componenti o i costi di trasporto per le automobili, i cartelli in definitiva danneggiano i consumatori europei e incidono negativamente sulla competitività del settore automobilistico europeo, che impiega circa 12 milioni di persone nell’UE.”
I commenti
Le case automobilistiche coinvolte nel caso non hanno per ora rilasciato dichiarazioni ufficiali. A respingere con forza le accuse contestate è invece Accenture che ha diramato una nota nella quale spiega di ritener che “non ci sia alcun merito in questa ricostruzione”.
“Partneo è un tool che analizza i prezzi dei pezzi di ricambio pubblicamente disponibili, aiuta quindi i produttori a prendere decisioni informate sui prezzi. Accenture rispetta scrupolosamente gli obblighi legali e quelli contrattuali stabiliti con i propri clienti e in alcun modo condivide informazioni confidenziali. Utile ricordare che precedenti rilievi da parte delle autorità francesi hanno portato alla conclusione che le prove presentate non giustificavano ulteriori azioni”
scrive la società nella nota.
Eventuali ripercussioni
Per ora, dunque, l’indagine avviate dall’Ue sul presunto cartello nella componentistica auto in Europa resta solo un’indiscrezione. Secondo gli analisti, per prevede gli scenari futuri delle aziende coinvolte, bisogna capire innanzitutto la fondatezza e la portata del procedimento.
Per quanto riguarda FCA, in particolare, resta da chiarire se l’inchiesta dell’Antristust coinvolge anche Magneti Marelli, la società del gruppo specializzata proprio nella produzione di componenti auto.
Un suo eventuale coinvolgimento potrebbe infatti ripercuotersi sulla cessione a Calsonic Kansei che dovrebbe essere finalizzata entro l’anno in corso.
Intanto, il titolo FCA non sembra risentire della notizia in Borsa: al momento le azioni scambiano a 13,24 euro segnando +0,88%.
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