Case green, arriva il primo via libera del Parlamento Ue alla direttiva: l’Italia protesta, ma nessuno la ascolta

Stefano Rizzuti

09/02/2023

Primo voto favorevole in commissione all’Europarlamento per la direttiva Ue sull’obbligo di ristrutturazione degli edifici: resta inascoltata la protesta del governo italiano.

Case green, arriva il primo via libera del Parlamento Ue alla direttiva: l’Italia protesta, ma nessuno la ascolta

L’Europarlamento ha dato il primo via libera alla direttiva Ue sulle case green. La commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo ha approvato la proposta di revisione del regolamento sull’efficienza energetica degli edifici. I voti a favore sono stati 49, quelli contrari 18 e gli astenuti sei.

Con la direttiva, che dovrà essere esaminata dalla plenaria a marzo, si punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e il consumo di energia nel settore edile. In particolare si punta a una riduzione sostanziale entro il 2030 per poi raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Il testo approvato in commissione prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe D entro il 2033. Il governo italiano, guidato da Giorgia Meloni, ha più volte protestato contro questa direttiva ed è tornato a farlo anche nelle ultime ore, ma per il momento gli appelli di Roma sono rimasti inascoltati.

La direttiva Ue sulle case green

Dopo l’approvazione in commissione, il testo passerà all’esame della seduta plenaria a marzo. Quando verrà approvato anche dall’Aula dell’Europarlamento inizieranno i negoziati con il Consiglio Ue, per poi arrivare all’approvazione finale del provvedimento.

Il testo era già stato modificato dopo un accordo tra i principali gruppi politici del Parlamento europeo. Le modifiche sono entrate nel maxi-emendamento presentato dal relatore, Ciaran Cuffe, che è stato approvato senza modifiche rispetto a quanto previsto prima dell’approdo in commissione.

Proprio il relatore sottolinea come l’aumento dei prezzi dell’energia abbia posto l’accento sul tema dell’efficienza energetica e sul risparmio. Questione che deve passare anche per le prestazioni degli edifici, perché un maggiore efficientamento può ridurre i costi delle bollette e la dipendenza energetica dell’Ue.

L’obiettivo, spiega Cuffe, è ridurre la povertà energetica, abbassando le emissioni. C’è anche un altro punto su cui si sofferma il relatore: la direttiva “offrirà centinaia di migliaia di posti di lavoro locali di buona qualità nei settori delle costruzioni, delle ristrutturazioni e delle energie rinnovabili, migliorando al contempo il benessere di milioni di persone che vivono in Europa”.

L’Italia protesta contro la direttiva Ue, ma nessuno la ascolta

La direttiva Ue non piace al governo italiano, ma le proteste dell’esecutivo non hanno finora trovato ascolto. Il testo è stato emendato raccogliendo solo alcune delle indicazioni provenienti dagli Stati membri. Poche, invece, le novità introdotte su spinta dell’Italia.

Non a caso anche in queste ore le forze di governo tornano a protestare contro le nuove regole sulle ristrutturazioni degli edifici. Il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, sottolinea a Radio anche’io, su Radio 1, che la realtà italiana ha caratteristiche diverse dagli altri Paesi: “Per esempio sulla proprietà la differenza è abissale, l’85% degli italiani è proprietario di una casa. Noi pensiamo che la differenziazione tra Paese e Paese debba portare a una valutazione più graduale”.

Il ministro si attendeva un intervento migliorativo del Parlamento europeo, che a suo giudizio non c’è stato. Le proteste italiane sembrano restare inascoltate e le rassicurazioni che arrivano dall’Ue riguardano le esenzioni (che possono essere stabilite, in parte, dagli Stati membri) e la possibilità di recepire la direttiva in maniera autonoma. Ma al momento non sembra abbastanza per poter placare la protesta del governo Meloni.

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