Cassa integrazione: obblighi e divieti per il lavoratore

Antonio Cosenza

18/06/2020

Lavoratori in cassa integrazione: ci sono diritti, ma anche doveri. Ecco cosa rischia chi non partecipa alle iniziative di politica attiva.

Cassa integrazione: obblighi e divieti per il lavoratore

Cassa integrazione ordinaria: per il lavoratore ci sono diritti ma anche doveri, come quello che lo obbliga a rispondere ad un’eventuale convocazione da parte del centro per l’impiego.

La crisi da COVID-19 ha portato molte aziende a ricorrere alla cassa integrazione ordinaria, ovvero quello strumento che riconosce un’integrazione dello stipendio a quei lavoratori per cui è stata attuata la riduzione dell’orario lavorativo o anche la sospensione temporanea dell’attività.

Il vantaggio per i lavoratori in cassa integrazione è di continuare a percepire lo stipendio - seppur di importo leggermente più basso - anche nel periodo in cui l’azienda non può farsene carico per intero a causa di una difficoltà economica.

Allo stesso tempo, però, il lavoratore che è in cassa integrazione ha dei doveri da rispettare e in caso di mancato rispetto della condizionalità potrebbe persino perdere il diritto alla cassa integrazione. A tal proposito, vediamo quali sono gli obblighi di chi è in cassa integrazione ordinaria così da fare chiarezza su quali sono le regole da rispettare per non rischiare di perdere quanto spetta.

Cassa integrazione: diritti e doveri del lavoratore

Dei diritti legati al riconoscimento della cassa integrazione ordinaria ne abbiamo già parlato. Sostanzialmente, infatti, il diritto connesso a questa misura è quello concernente l’erogazione dell’integrazione del salario. Il lavoratore collocato in cassa integrazione, quindi, ha diritto a percepire il salario come se stesse effettivamente lavorando (eccetto alcune piccole variazioni dell’importo); integrazione che a seconda dei casi può essere pagata direttamente dall’INPS oppure anticipata dall’azienda.

Altro diritto del lavoratore è quello per cui il periodo in cui è in cassa integrazione viene riconosciuto ai fini pensionistici. Per questo, infatti, spetta il versamento d’ufficio dei contributi figurativi utili sia ai fini dell’acquisizione del diritto alla pensione che per la definizione dell’assegno.

Questi, però, hanno anche degli obblighi da rispettare, così come dei divieti a cui sottostare. Ad esempio, vi è l’obbligo di prendere parte a misure di politica attiva per facilitare una successiva ricollocazione, così come il divieto di cumulo tra cassa integrazione e reddito da lavoro autonomo.

Cassa integrazione e politiche attive: quali obblighi per il lavoratore?

Secondo quanto stabilito dalla normativa in materia di ammortizzatori sociali - articolo 1 del decreto 148/2015 - la cassa integrazione non consiste in un solo sostegno economico per il lavoratore. Questo, infatti, dovrebbe prendere parte anche ad un percorso di politica attiva finalizzato ad acquisire delle nuove competenze utili per un’eventuale ricollocazione immediata.

La cassa integrazione, infatti, non dura per sempre e non è scontato che al termine delle settimane di integrazione salariale l’azienda sia disposta a reintegrare il lavoratore. Per questo motivo, nel periodo coperto dalla CIGO - per coloro ai quali viene applicata la sospensione dell’attività o la riduzione di almeno il 50% dell’orario - ci può essere la convocazione da parte del centro per l’impiego per la stipula del patto di servizio personalizzato, un po’ come succede per i beneficiari del reddito di cittadinanza.

Con il patto di servizio vengono definite le attività che il lavoratore dovrà seguire nel periodo in cui beneficia dell’ammortizzatore al fine di acquisire le conoscenze e competenze necessarie per velocizzare un’eventuale riqualificazione o ricollocazione nel mercato del lavoro. Attività previste dal patto di servizio potrebbero essere, ad esempio, degli incontri di orientamento per la ricerca di un lavoro, o anche dei corsi di formazione per acquisire nuove competenze affini al settore di appartenenza.

Queste attività devono essere comunque compatibili con lo svolgimento dell’attività lavorativa: gli incontri, quindi, devono essere programmati fuori dall’orario di lavoro.

E per il lavoratore che non rispetta questi obblighi si applicano delle sanzioni che possono portare anche alla perdita della cassa integrazione. Ad esempio, in caso di mancata presentazione - senza relativa giustificazione - alle convocazioni del centro per l’impiego, o agli incontri di orientamento e formazione, si applicano le seguenti sanzioni:

  • prima assenza: decurtazione di 1/4 di una mensilità;
  • seconda assenza: decurtazione di una mensilità;
  • terza assenza: la decadenza dalla cassa integrazione per l’ulteriore mancata presentazione.

Posso fare altri lavori se sono in cassa integrazione?

Non ci sono divieti riguardo alla possibilità che il lavoratore inizi una nuova attività lavorativa nei periodi di integrazione salariale. Si può, infatti, sia intraprendere un’attività di lavoro autonomo che subordinato; tuttavia il reddito derivante da questo tipo di attività non può essere cumulato con quanto percepito a titolo di cassa integrazione.

Quindi non si ha comunque diritto al trattamento di integrazione salariale per le giornate di lavoro effettuate; inoltre, se il dipendente non comunica all’INPS l’inizio di questa nuova attività perde persino il diritto alla cassa integrazione.

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