Ecco cosa devono fare gli eredi rispetto alla cassetta di sicurezza in banca del defunto, come funziona l’apertura e quali riflessi ha sull’eredità.
Fra i tanti beni di una persona, può esserci anche una cassetta di sicurezza in banca, il cui contenuto è spesso ignorato dagli altri e conosciuto soltanto al titolare. La cassetta di sicurezza serve proprio a custodire determinati oggetti, spesso (anche se non necessariamente) di elevato valore.
Dunque, alla morte del titolare della cassetta di sicurezza in banca ci sono diversi dubbi che attanagliano gli eredi. Non solo perché si ignora il contenuto della cassetta del defunto, ma anche perché alla morte del titolare la banca è tenuta per legge a bloccare i conti e le cassette di sicurezza, senza rivelare alcuna informazione a chi non ne ha diritto.
La cassetta di sicurezza, più precisamente il suo contenuto, potrebbe però rientrare nella massa ereditaria e dunque spettare agli eredi. Questi ultimi possono infatti richiederne l’apertura, seguendo la procedura stabilita dalla legge. Ecco cosa devono fare e cosa c’è da sapere.
Chi può aprire la cassetta di sicurezza del defunto e come fare
L’apertura della cassetta di sicurezza del defunto può essere richiesta esclusivamente dai chiamati all’eredità che hanno diritto a conoscere il contenuto proprio in relazione alla successione. La sola apertura della cassetta allo scopo di visionare i beni ai fini fiscali richiede soltanto i seguenti documenti:
- Documenti di identità dei chiamati all’eredità;
- certificato di morte del defunto;
- atto notorio (anche in dichiarazione sostituiva);
- testamento, se presente, in copia conforme.
L’apertura della cassetta per il prelievo dei beni, invece, può essere richiesta soltanto da coloro che abbiano presentato la dichiarazione di successione e pagato le relative imposte. Se manca l’accordo tra tutti i chiamati all’eredità (e del cointestatario, se esistente), lo svincolo deve avvenire in presenza di un notaio o di un funzionario dell’Agenzia delle Entrate. Se ci sono cause legali in corso, anche gli avvocati delle parti devono supervisionare.
Oltretutto, in presenza di beni di cui è necessario stabilire il valore (come i gioielli ad esempio) è richiesta la perizia giurata, che stabilisce il valore dei beni e di conseguenza delle imposte di successione. La perizia non è necessaria per i beni il cui valore è attribuito automaticamente, come le obbligazioni e i titoli quotati in borsa.
Tempi e costi
L’apertura della cassetta di sicurezza del defunto richiede un certo tempo, di norma dai 40 ai 120 giorni, che si allunga notevolmente se ci sono cause legali in corso e si necessita del tribunale per la nomina del perito. I costi, poi, sono decisamente poco economici, perché bisogna pagare l’onorario al notaio o al funzionario ed eventualmente all’avvocato. Quando è necessaria la nomina di un perito, si sale facilmente a cifre comprese tra 2.000 e 7.000 euro.
Purtroppo, però, non è possibile trovare altri modi per risparmiare tempo e denaro. Anche perché se la cassetta viene lasciata chiusa, tutti gli aventi diritto potrebbero bloccare la successione con un’impugnazione, perché la cassetta potrebbe contenere il testamento del defunto.
Chiaramente, dopo la visione dei beni è dunque utile valutare il da farsi ed eventualmente non procedere allo svincolo (in accordo con i coeredi) risparmiando un po’. La cosa migliore sarebbe invece avere una delega fatta dal titolare ancora in vita, così da poter aprire e perfino svuotare la cassetta senza problemi di sorta. Il contenuto, però, non spetta interamente all’erede con delega.
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Il contenuto rientra nella massa ereditaria?
Il contenuto della cassetta di sicurezza del defunto rientra a tutti gli effetti nella massa ereditaria fin dal momento della sua apertura e deve essere inserito nella dichiarazione di successione, con il pagamento delle relative imposte.
Il tutto fluisce nella massa ereditaria e deve essere diviso tra gli eredi a seconda delle loro quote ereditarie e rispettando eventuali legati, perciò se c’è un testamento può accadere che degli oggetti specifici vadano a un legatario piuttosto che essere divisi tra gli eredi.
L’accettazione tacita dell’eredità
L’apertura della cassetta di sicurezza non costituisce accettazione tacita dell’eredità, poiché non è un atto compiuto in qualità di eredi (non c’è alcuna gestione dei beni in questione) bensì per la necessità di valutare l’asse ereditario e decidere se accettare o meno l’eredità.
Le azioni sui beni contenuti nella cassetta (come una vendita) costituiscono invece un’accettazione tacita, perché possono essere compiute soltanto dagli eredi.
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