Il quadro attribuito al pittore senese era stato trafugato nel 2013 salvo ora comparire a casa del sottosegretario alla Cultura.
Sta tenendo banco negli ultimi giorni la vicenda di Vittorio Sgarbi e del quadro sequestrato in una delle sue abitazioni che sarebbe stato trafugato nel 2013 ai legittimi proprietari. Un quadro di grande valore storico ed economico attribuito al pittore senese Rutilio Manetti. La tela, presenta un particolare diverso rispetto a quella originale trafugata. Per chi indaga il particolare sarebbe stato aggiunto proprio per scoraggiare eventuali collegamenti. Per Vittorio Sgarbi invece il quadro originale è suo mentre quello trafugato nel 2013 si tratterebbe di una copia. Vediamo di che quadro si tratta e quanto vale.
La cattura di San Pietro di Rutilio Manetti: quanto vale
Il quadro denominato «La cattura di San Pietro» è considerata una delle opere più importanti del pittore senese Rutilio Manetti, vissuto a cavallo fra il XVI e il XVII secolo. Prima della sua scomparsa nel 2013, era esposto al Castello di Buriasco. Si tratta di un quadro di grande pregio con un valore stimato tra i 200 e i 300mila euro. Le dimensioni sono imponenti, più di due metri per lato e raffigura la cattura di San Pietro, uno dei dodici apostoli di Gesù e considerato il fondatore della Chiesa.
Nel quadro Simone detto Pietro viene arrestato dai soldati romani prima di essere crocifisso a testa in giù, come vuole la tradizione. Le dimensioni imponenti offrono all’osservatore un’immagine di grande impatto. Particolarmente interessante è l’uso della luce che il pittore fa nella sua opera. Se il quadro è considerato di grande pregio e valore, dubbi ci sono sull’origine di tale opera, sopratutto dopo la scoperta di una tela quasi identica a casa di Vittorio Sgarbi.
Perché è stato sequestrato il quadro
Come detto, della tela si sono perse le tracce nel 2013 senza mai essere più ritrovata. Adesso però è comparsa nella collezione personale del critico d’arte e sottosegretario alla Cultura. C’è però una differenza tra la tela esposta al Castello di Buriasco e quella ritrovata a casa di Sgarbi. La presenza di una fiaccola che nell’altro quadro non c’era. Per chi indaga il sospetto è che Sgarbi, in concorso con altre persone, abbia fatto inserire la fiaccola per ostacolarne la provenienza delittuosa e attribuirsi l’autenticità dello stesso.
Per Sgarbi invece l’opera originale è quella che appartiene alla sua collezione mentre quella esposta fino al 2013 al Castello di Buriasco «è una brutta copia». «Mi difenderò con ogni mezzo con chi specula sulla vicenda e chi se ne rende complice», ha detto.
La tela secondo Sgarbi sarebbe stata ritrovata nella soffitta di Villa Maidalchina a Viterbo, residenza acquistata da sua madre, Rina Cavallini, nel 2000. Un ritrovamento avvenuto per caso, dice il critico e che oggi appartiene alla fondazione Cavallini-Sgarbi. Dopo una serie di indagini, la Guardia di Finanza ha fatto ingresso in una delle abitazioni del sottosegretario ponendo sotto sequestro la tela. Il sottosegretario ha consegnato spontaneamente l’opera nell’ambito di un atto finalizzato ai necessari riscontri scientifici. «Ho consegnato spontaneamente l’opera perché siano fatte tutte le verifiche del caso, a partire dalle misure del dipinto rispetto alla cornice di quello rubato. Sono assolutamente sereno. Il sequestro è un atto dovuto. Non ho nulla da temere», la sua difesa.
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