Letizia Ruggeri, PM del caso di Yara Gambirasio, è ora al centro dell’attenzione mediatica. Scopri perché.
In Italia quasi tutti sanno chi è stata Yara Gambirasio.
Il macabro caso di cronaca ha scosso l’Italia, portando alla ribalta la tragica storia della giovane ragazza scomparsa e trovata morta nel 2010. Uno dei protagonisti centrali di questa vicenda è stata Letizia Ruggeri, il pubblico ministero che ha condotto le indagini e il processo che ha portato alla condanna di Massimo Bossetti.
Ma procediamo con ordine.
La scomparsa di Yara Gambirasio e chi è Letizia Ruggeri
Yara Gambirasio, una ragazza di 13 anni di Brembate di Sopra, scomparve il 26 novembre 2010. Il suo corpo venne ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola, a pochi chilometri da casa sua. Le indagini furono lunghe e complesse, caratterizzate dall’uso estensivo della tecnologia del DNA.
Una traccia di DNA maschile fu infatti trovata sugli indumenti di Yara e portò alla creazione del profilo genetico di «Ignoto 1». Dopo aver testato migliaia di campioni, si giunse all’identificazione di Massimo Bossetti che fu arrestato nel 2014 e condannato all’ergastolo nel 2016.
Letizia Ruggeri, magistrata milanese, è stata la figura centrale nelle indagini e nel processo del caso Yara. Laureata in giurisprudenza e vincitrice del concorso per magistrato nel 1993, ha iniziato la sua carriera nella polizia aerea di Linate e poi come sostituto procuratore ad Agrigento, dove ha affrontato vari casi di mafia. Dal 1999 è in servizio a Bergamo. Durante le indagini sul caso Yara, Ruggeri ha coordinato una massiccia raccolta di campioni di DNA e ha gestito le complesse analisi genetiche che hanno portato all’identificazione di Bossetti come colpevole.
Che fine ha fatto Letizia Ruggeri?
Attualmente, Letizia Ruggeri è sotto indagine per frode processuale e depistaggio, accuse mosse dai legali di Massimo Bossetti. Queste accuse sono legate alla gestione delle prove biologiche raccolte durante le indagini sull’omicidio di Yara. In particolare, i campioni di DNA trovati sugli indumenti di Yara sono stati al centro delle polemiche.
Dopo la condanna definitiva di Bossetti, le 54 provette contenenti tracce biologiche di Yara e Bossetti sono state trasferite dall’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio corpi di reato del tribunale di Bergamo, su decisione della stessa Ruggeri. I legali di Bossetti sostengono che questo trasferimento abbia compromesso la conservazione delle prove, poiché sarebbe stata interrotta la catena del freddo necessaria per mantenere intatti i campioni di DNA, rendendo impossibili ulteriori analisi.
La Procura di Venezia ha richiesto l’archiviazione del caso, ma la difesa di Bossetti ha presentato opposizione. Il giudice per le indagini preliminari ha rinviato la decisione a luglio 2024. Nel frattempo, Ruggeri è stata allontanata dalle sue funzioni e sta dedicando il suo tempo alla vita privata.
L’udienza a breve
Quindi, ricapitolando, l’accusa è di frode processuale e si concentra sul presunto utilizzo di mezzi illegittimi da parte di Ruggeri per condurre l’indagine che ha portato alla condanna di Bossetti, in particolare riguardo alla gestione delle prove del DNA. Si parla, in sede di giudizio, anche di depistaggio, per via delle critiche riguardo il modo in cui le prove furono presentate e interpretate durante il processo.
L’udienza del prossimo 24 luglio sarà cruciale per determinare se il caso contro Letizia Ruggeri verrà archiviato o se proseguirà con ulteriori indagini e possibili conseguenze legali per il PM. La vicenda rimane un punto focale del dibattito pubblico e mediatico, alimentato anche dalla recente docuserie di Netflix, che ha riportato alla ribalta le controversie legate al caso Yara Gambirasio.
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