Ecco qual è il valore legale di una diffida e quali conseguenze comporta per chi la riceve.
Chi riceve una lettera di diffida è spesso dubbioso sul valore legale della comunicazione ricevuta, spesso tanto da ignorarla completamente senza rispettare il contenuto. Anche chi si trova dall’altra parte e vorrebbe inviare la diffida ha spesso delle reticenze, soprattutto se in altre conversazioni ha già constatato la mancanza di collaborazione. Alcuni considerano le diffide soltanto quando inviate dall’avvocato e infatti molti cittadini preferiscono avvalersi di un legale credendo di rafforzare la comunicazione. Insomma, non tutti hanno ben chiaro il funzionamento di questo strumento.
Esistono poi anche fraintendimenti del tutto opposti, in cui l’effetto della diffida viene sopravvalutato. C’è chi è disposto ad adempiere pur non ritenendolo giusto per paura delle conseguenze, come chi è convinto di poter esercitare delle azioni forzate in virtù della comunicazione inviata. Errori di questo genere sono piuttosto pericolosi e la diffida finisce per alimentare la controversia anziché risolverla, come dovrebbe invece fare.
In molti contesti, specialmente quando si ha a che fare con l’immagine pubblica, la diffida è largamente utilizzata come strumento fatto e finito. Per evitare contenziosi, in alcune dinamiche i soggetti preferiscono risolvere la questione in via stragiudiziale, rispettando quindi le richieste del mittente o trovando un accordo di compromesso soddisfacente. Non si tratta tuttavia di una regola, perché spesso la diffida non produce gli effetti sperati e i contentendenti finiscono comunque a battagliare in un’aula di tribunale. Vediamo quindi che valore ha davvero una diffida e quali conseguenze comporta.
Che valore ha la diffida e cosa comporta
Quando ci si interroga sul valore legale della diffida si guarda spesso la questione dal punto di vista errato. Questo documento, per quanto davvero utile, non ha un vero valore legale. La sola diffida non obbliga chi la riceve a eseguire un’azione o cessare un comportamento, anche perché il privato cittadino non ha alcun potere per imporsi unilateralmente sugli altri. Il contenuto della diffida è infatti liberamente personalizzabile e non sarebbe corretto obbligare chi la riceve a rispettare richieste magari ingiuste, dannose o illecite.
Proprio per questo motivo, non c’è alcuna differenza sostanziale tra la diffida inviata autonomamente oppure a mezzo dell’avvocato. Ciò non toglie che rivolgersi a un legale possa rivelarsi spesso una scelta conveniente, al fine di non commettere errori ed enunciare in modo corretto dal punto di vista giuridico e completo le proprie richieste. L’avvocato può inoltre motivare minuziosamente le ragioni del cliente, ragion per cui è comprensibile che la diffida assuma maggiore credibilità.
Dal punto di vista prettamente tecnico, tuttavia, non ci sono differenze se la diffida è scritta nel modo corretto. In particolare, deve essere ben chiara la richiesta rivolta all’interlocutore, oltre che lecita e fondarsi su ragioni esistenti. È inoltre fondamentale che la diffida sia inviata assicurando la data certa di notifica, quindi a mezzo raccomandata a/r o pec (per quanto in disuso è ammesso anche il fax). Il mittente deve essere colui che scrive la diffida e deve inviarla all’indirizzo della persona cui vuole intimare un certo comportamento.
In ogni caso, non bisogna pensare che la diffida sia priva di valore. Innanzitutto, è fondamentale per interrompere il decorso della prescrizione e proprio in questi casi, salvo eccezioni, il documento scritto in autonomia è più che sufficiente. La diffida è necessaria anche per la risoluzione di un contratto in caso di inadempimento, concedendo però prima un tempo massimo entro cui adempiere non inferiore a 15 giorni. La diffida è inoltre necessaria per costituire in mora il debitore e poter così pretendere dal momento della notifica anche il pagamento degli interessi e avviare l’azione giudiziale.
La diffida resta utile anche in altre situazioni, in generale per tutte le comunicazioni formali di cui si vuole dar prova e sostenere una colpa nell’altra parte, per esempio il locatore che non esegue i lavori richiesti. Questo strumento può quindi rivelarsi di grande aiuto nell’esercizio dei propri diritti, purché si basi su presupposti legalmente validi. Il mancato rispetto della diffida non autorizza però alla giustizia fai da te, bisogna comunque affidarsi alle vie legali, per lo più con un ricorso in tribunale.
Ritenere la diffida inutile è quindi scorretto, anche perché allo scopo di evitare la causa (con dispendio di tempo e denaro) le parti sono spesso incentivate a trovare un accordo stragiudiziale. Si può tranquillamente definire la diffida come un avvertimento che richiama al rispetto della legge, di un contratto o di un provvedimento del giudice. Se la richiesta è ritenuta ingiusta è dunque preferibile rispondere utilizzando lo stesso strumento e semplificare la questione alla luce di un eventuale processo.
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