Chi era Vittorio Emanuele III? Storia dell’ultimo re di Italia e perché Anpi e comunità ebraica sono insorti per il rientro del feretro
Chi era Vittorio Emanuele III? La storia di quello che di fatto è stato l’ultimo re d’Italia, recentemente al centro di una polemica dopo la notizia rientro del suo feretro in Italia che ha visto coinvolti anche la comunità ebraica e l’Anpi.
Vittorio Emanuele III infatti è stato re sotto il ventennio fascista di cui tanto si parla anche nella campagna elettorale di queste elezioni politiche, con il suo rapporto con Benito Mussolini che ancora oggi fa molto discutere. Vediamo allora meglio chi è stato questo coronato membro della famiglia dei Savoia.
Chi era Vittorio Emanuele III?
Vittorio Emanuele Ferdinando Maria Gennaro di Savoia, meglio noto a tutti come Vittorio Emanuele III, nacque a Napoli l’11 novembre 1869 e di fatto può essere considerato, vista la breve durata del suo successore Umberto II, l’ultimo re d’Italia.
Figlio unico dell’allora re Umberto I di Savoia e di Margherita I di Savoia, che tra di loro erano cugini di primo grado, oltre che nipote del primo re dell’Italia unita Vittorio Emanuele II, il suo destino era chiaro fin da subito che fosse quello del trono.
La rigida educazione militare fece sì che maturasse un carattere schivo ma riflessivo. Per rafforzare l’influenza sabauda nei Balcani, a 27 anni Vittorio Emanuele III sposò Elena del Montenegro dalla quale ebbe cinque figli: Iolanda, Mafalda, Umberto, Giovanna e Francesca.
A seguito dell’assassinio del padre Umberto I da parte dell’anarchico Gaetano Bresci, Vittorio Emanuele III quindi a 31 anni si trovò a giurare per diventare il nuovo re l’11 agosto del 1900.
Dopo alcuni buoni successi di politica sia interna che internazionale, il suo regno è stato però caratterizzato dai due grandi conflitti mondiali. Dopo una posizione inizialmente di neutralità, l’Italia infatti prese parte alla Prima Guerra Mondiale dichiarando guerra all’Austria. Anche se alla fine l’esito fu vittorioso, il paese pagò un altissimo prezzo di vite umane.
Il primo dopoguerra segnò l’ascesa di Benito Mussolini, con lo Stato fascista che divenne realtà nel 1924 così come l’Impero coloniale che comprendeva l’Albania, la Libia e il Corno d’Africa.
A seguito dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e dei risultati disastrosi. Vittorio Emanuele III così voltò le spalle a Mussolini, firmò l’armistizio e si rifugiò a Brindisi dove c’erano gli Alleati.
Senza abdicare, il 5 giugno 1944 affidò al figlio Umberto I la Luogotenenza del Regno. Il passaggio di consegne ufficiale avvenne però il 9 maggio 1946, un mese prima del Referendum Costituzionale.
Vista la vittoria della Repubblica, Vittorio Emanuele III morì il 28 dicembre del 1947 ad Alessandria d’Egitto. A quasi settanta anni quindi dalla scomparsa, la salma del re ora sta per tornare a in Italia suscitando grandi polemiche.
Il rientro in Italia
Dopo la salma dell’amata moglie Elena, anche quella di Vittorio Emanuele III rientrerà quindi in Italia. Invece che essere sistemata però al Pantheon dove riposano i genitori, sarà deposta al Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo.
Una decisione questa che ha scatenato la dura reazione dell’Anpi e della comunità ebraica, memori degli stretti rapporti avuti con Mussolini culminati con la firma delle Leggi Razziali applicate nel 1938.
Ritengo che portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. Urta con la storia di questo dopoguerra. E non si parli più neanche di questa ipotesi di mettere le loro salme nel Pantheon.
Queste sono state le parole di Carlo Smuraglia, presidente emerito dell’Anpi. Toni simili anche da parte della comunità ebraica che ricorda come il re fu complice del regime fascista fino ad avallare le Leggi Razziali.
Dall’altro lato però non manca la soddisfazione dei monarchici e di altri nostalgici, contenti per il rientro in patria della salma dopo tutti questi anni. La polemica quindi sembrerebbe essere tutt’altro che destinata a scemare.
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