Chi era Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso dagli Usa?

Alessandro Cipolla

03/01/2020

Con un raid mirato e voluto da Donald Trump in persona, gli Stati Uniti hanno ucciso Qassem Soleimani, generale iraniano considerato il grande stratega di Teheran: il mondo ora trema di fronte a una possibile guerra.

Chi era Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso dagli Usa?

Negli ultimi tempi spesso si è detto che le persone morte ogni giorno in Medio Oriente ormai non fanno quasi più notizia. L’uccisione di Qassem Soleimani invece ha occupato le prime pagine in tutto il mondo, con i timori di una guerra tra Iran e Stati Uniti che nelle ultime ore si fanno sempre più reali.

Questo perché Soleimani non era uno qualunque, ma un generale iraniano rinominato il “ Machiavelli del Medio Oriente ” dal Times che lo aveva inserito, insieme a Giorgia Meloni, tra le persone che avrebbero potuto cambiare questo 2020.

Anche se non nei termini ipotizzati dal quotidiano londinese, la morte del comandante di Teheran potrebbe veramente sconvolgere gli equilibri del nuovo anno appena iniziato, anche perché il suo omicidio avrebbe un mandante eccellente: Donald Trump.

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Qassem Soleimani è stato ucciso da un raid dell’aviazione americana mentre si trovava all’aeroporto di Baghdad, la capitale irachena dove da giorni l’ambasciata statunitense era stata assediata in seguito al bombardamento da parte di Washington delle milizie sciite Kataib Hezbollah appoggiate dall’Iran.

La stessa ambasciata americana ha ora ordinato che tutti i cittadini Usa lascino immediatamente l’Iraq, visto che l’Iran dopo l’uccisione del suo generale ha subito avvertito gli Stati Uniti: “ Preparate le bare per i vostri soldati ”.

Chi era Qassem Soleimani

Nei giorni scorsi durante gli assalti all’ambasciata americana di Baghdad, Donald Trump di fronte al ripetersi dei tumulti aveva annunciato in maniera perentoria “ci vendicheremo”. Il Presidente non ha fatto passare molto tempo per mantenere la sua parola.

Con l’indiscrezione non smentita che sarebbe stato lo stesso tycoon a ordinare l’operazione, un drone americano ha colpito un convoglio di auto che aveva appena lasciato l’aeroporto della capitale irachena.

Tra gli otto morti estratti il nome più altisonante è quello di Qassem Soleimani, riconosciuto da un suo anello, 62enne generale iraniano considerato da tutti il grande stratega di Teheran tanto che il NYT lo ha definito “insostituibile” tra le gerarchie del regime.

Gli americani hanno giustificato l’attacco con il fatto che “Soleimani stava progettando attacchi contro diplomatici e militari americani in Iraq e in tutta la regione”, mettendo a segno un’uccisione più che eccellente.

Figlio di una famiglia di contadini, la carriera militare di Soleimani iniziò quando durante la rivoluzione del 1979 si arruolò nelle Guardia Rivoluzionarie Islamiche. Negli anni poi si fece notare soprattutto per la sua capacità di sapersi infiltrare portando a compimento diverse operazioni strategiche all’estero.

In breve tempo divenne così il comandante delle delle Quds Force, un gruppo considerato d’élite di agenti segreti iraniani che operavano soprattutto in missioni fuori dai confini nazionali.

Prima della sua uccisione Qassem Soleimani era il capo delle milizie al-Quds dei Guardiani della Rivoluzione, il reparto più importante dell’esercito di Teheran, ruolo che faceva di lui una delle figure chiave della governance iraniana.

Secondo gli americani Soleimani era uno dei più sanguinari generali del regime degli ayatollah, che negli anni avrebbe guidato operazioni, dal Libano alla Siria, capaci di provocare la morte di almeno 600 militari statunitensi.

Gli iraniani e altre nazioni libere del mondo - ha commentato il presidente iraniano Hassan Rohani dopo la morte del suo generale - si vendicheranno senza dubbio contro gli Usa criminali per l’uccisione del generale Qassem Soleimani”.

Donald Trump dal canto suo si è limitato a postare su Twitter la foto di una bandiera americana, mentre Joe Biden grande favorito alle primarie dem negli Usa per sfidare il tycoon alle elezioni di novembre, ha parlato di “un atto sconsiderato che è stato come gettare dinamite in una polveriera”.

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