Chiara Poggi è la vittima del caso (chiuso) chiamato dai giornali «delitto di Garlasco». Oggi il caso potrebbe essere riaperto. Qual è la storia del delitto di Chiara Poggi?
Chiara Poggi è il nome della giovane donna uccisa il 13 agosto 2007. Mediaticamente il caso che la coinvolge prende il nome di “delitto di Garlasco”. A oggi è uno dei casi risolti con più punti oscuri degli ultimi venti anni.
La morte di Chiara Poggi è apparentemente senza senso, infatti anche se è stato trovato e condannato il suo assassino, non se ne conosce il movente. Alberto Stasi, che a oggi sta scontando la condanna di 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi presso la struttura penitenziaria di Bollate, si è sempre dichiarato innocente. Nuove prove mettono in dubbio la sua colpevolezza e hanno spinto i legali a presentare una richiesta per la revisione del caso.
La storia del delitto di Garlasco non è ancora finita e, a distanza di 15 anni, si torna a discutere tanto della fragilità delle prove, quanto del comportamento sospetto di Stasi. Per il condannato si tratta di un errore giudiziario, mentre per Rita Preda, madre di Chiara Poggi, la condanna definitiva voleva dire ottenere finalmente giustizia per la figlia, morta a 26 anni senza un apparente motivo.
Chi era Chiara Poggi?
La vittima del delitto di Garlasco è Chiara Poggi, una giovane neo laureata. Dopo il liceo, Poggi si era iscritta alla facoltà di Economia e Commercio di Pavia, dove si era laureata nel 2005. In seguito iniziò a lavorare come stagista presso un’azienda di Milano. L’incontro con il suo assassino avvenne proprio a ridosso della discussione della tesi nel 2005. Anche Alberto Stasi era uno studente di Economia della Bocconi, seppur più giovane di alcuni anni, tanto da laurearsi durante le indagini che lo condanneranno.
Molto di quello che è stato detto su Poggi fa riferimento al suo essere una brillante e giovane neo laureata, pronta a vivere la propria vita con entusiasmo. Il racconto non va oltre il dolore della famiglia, che quel giorno non si trovava in casa, ma in montagna per una vacanza con il figlio Marco, fratello di Chiara.
Cosa è accaduto a Chiara Poggi: la ricostruzione del delitto di Garlasco
Il delitto di Garlasco è un caso chiuso. Il colpevole, Alberto Stasi, sta scontando una pena di 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi, eppure ancora oggi sono in molti a credere alla sua innocenza. Complice i fatti poco chiari e le prove definite in più occasioni fragili. Tanto che, nel corso dei processi, Stasi è stato più volte assolto, fino all’ultimo processo nel 2014 che lo condanna definitivamente a 24 anni di carcere (confermati poi 16).
Cosa è accaduto è tutt’oggi poco chiaro, con due diverse versioni in ballo: quella degli inquirenti e quella di Alberto Stasi, che potrebbe essere ridiscussa alla luce di presunte nuove prove portate dai suoi legali all’attenzione della Corte per un riesame.
La versione di Alberto Stasi, quella non considerata come veritiera, vedrebbe il ragazzo cercare per la casa Chiara. Non trovandola, ma vedendo le macchie di sangue, si mette a cercarla anche in posti poco usuali. Seguendo la scia di sangue, tornando verso l’ingresso dell’abitazione, si sarebbe spinto verso l’interno della cantina, trovando infine la fidanzata riversa a terra, ancora con il pigiama. Stasi racconta di essere subito uscito per chiamare i soccorsi, senza accertarsi delle condizioni di Chiara e senza attendere l’arrivo dell’ambulanza.
La ricostruzione dei fatti, così come è stata riportata per la sua condanna, è diversa e tiene conto di alcuni dubbi tutt’oggi non risolti. Il 13 agosto 2007 Alberto si diresse verso la casa della famiglia Poggi in bicicletta - la stessa che un testimone dirà di aver visto, anche se in seguito alle indagini non corrisponderà al modello da donna riconosciuto - verso le 9 e un quarto del mattino. Si conosce l’orario preciso perché l’allarme venne disattivato esattamente alle 9:12. Pochi minuti dopo si sarebbe infatti compiuto l’omicidio. Chiara venne colpita con un martello alla testa, per poi essere trascinata verso le scale. Gli schizzi di sangue a metà corridoio indicano che c’è stato un secondo colpo.
Le tracce segnano un percorso a ritroso verso la cucina, il salotto, il garage e il bagno, dove l’uomo si ripulì e tentò di nascondere le prove. La versione di Stasi giustifica gli spostamenti con la ricerca della ragazza. Infine, alle 9:35 il computer di Alberto Stasi viene acceso. Il tutto sarebbe durato appena 23 minuti.
Delitto di Garlasco: le prove contro Stasi
Nel corso dei vari processi si è sottolineata più volte la fragilità delle prove, non sufficienti a condannare l’uomo. La decisione del giudice è avvenuta però sulla base di 7 punti fondamentali:
- Chiara Poggi conosceva il suo assassino tanto bene da farlo entrare in casa. Inoltre questo doveva conoscere l’abitazione, perché gli spostamenti nella casa risultano precisi e senza incertezza su dove andare.
- Alberto Stasi conosceva le abitudini della vittima e possedeva almeno una bicicletta simile alla descrizione del testimone;
- la testimonianza di Stasi era poco precisa e non sono state ritrovate tracce di sangue sotto le scarpe o sui tappetini dell’auto dove sarebbe risalito subito dopo i fatti. Tanto che i Carabinieri avevano notato la pulizia eccessiva delle suole delle scarpe, come se fossero state ripulite;
- Stasi non ha mai dichiarato la bicicletta simile denunciata dal testimone, anche se ne era in possesso;
- sul dispenser del sapone venne ritrovata un’unica impronta, quella di Stasi, a dimostrazione che fu il primo a toccare l’oggetto dopo averlo ripulito;
- sui pedali della bici di Stasi venne trovato il Dna di Chiara Poggi;
- Stasi possedeva scarpe dello stesso numero e della stessa marca dell’assassino.
© RIPRODUZIONE RISERVATA