Chi era Gorbaciov e cos’è la perestroika

Giorgia Bonamoneta

31/08/2022

È morto Mikhail Gorbaciov, l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica. Aveva 91 anni ed era malato da tempo. Ripercorriamo la figura di Gorbaciov: chi è e cosa ha fatto.

Chi era Gorbaciov e cos’è la perestroika

È di un’ora fa la notizia della morte di Mikhail Gorbaciov. A darne notizia è stata l’agenzia di stampa russa Tass. L’ospedale nel quale era ricoverato ha rilasciato una breve nota nel quale riporta che «questa notte, da una grave e prolungata malattia, è morto Mikhail Sergeyevich Gorbaciov».

Ma chi è stato Mikhail Gorbaciov? Impossibile non conoscere la figura di Gorbaciov o il fatto che la sua politica agì su un mondo diviso in due sfere di influenza. Andrea Graziosi, docente di storia contemporanea all’università di Napoli, ritiene che Gorbaciov avesse intenzioni buone. «Il giudizio storico è in parte positivo perché rifiutò l’uso della violenza, il che è già un gran risultato», spiega, «però il giudizio sulle riforme non è altrettanto positivo, perché Gorbaciov non aveva capito che era il sistema socialista a non funzionare».

Gorbaciov era però prima di tutto un uomo, prima di essere un politico e ultimo presidente dell’Unione Sovietica prima della sua dissoluzione definitiva.

Chi era Michail Gorbaciov, l’ultimo presidente dell’Unione Sovietica

Michail Gorbaciov nacque il 2 marzo 1931, in un villaggio di campagna chiamato Privolnoye. La sua famiglia non era benestante, anche se erano proprietari di una fattoria collettiva; suo padre era un operatore tecnico e Gorbaciov seguì la sua carriera come guidatore di mietitrebbiatrice dei campi. Ma il piccolo Michail era bravo a scuola e, grazie al riconoscimento che la famiglia Gorbaciov ricevette dopo gli anni di carestia, riuscì entrare in un’università importante a Mosca.

Fu qui che si formò in legge e si laureò con il massimo dei voti. Ben presto entrò nella Lega della gioventù comunista e divenne capo della sezione locale. A 39 anni aveva già ottenuto successo e risonanza nazionale, guadagnandosi così la fiducia del leader Leonid Brezhnev. Nel 1978 Gorbaciov fu nominato segretario del Comitato centrale del partito.

Ci fu, dopo la morte di Brezhnev, un periodo di instabilità dovuto al decesso dei leader che avrebbero dovuto prendere il suo posto. Dopo Andropov e Cernenko, fu fatto il nome di Gorbaciov. Nell’assemblea sovietica venne eletto all’unanimità capo dell’Unione Sovietica alla giovane età di 54 anni. Fu su quelle spalle giovani che si posò il peso di un’Urss piegata da problemi sociali come l’alcolismo, l’immobilismo e la corruzione.

Il piano di Gorbaciov per ripartire: glasnost, perestrojka, uskorenie

Gorbaciov aveva intenzione di risollevare l’Urss attraverso un piano di riforme estese. Le parole d’ordine erano glasnostperestrojkauskorenie. Con “glasnost” si intendeva “trasparenza”, cioè l’ammissione della realtà dei problemi che a lungo erano stati nascosti. Era un modo per gestire in maniera democratica le informazioni, anche quelle più complesse e di politica internazionale. “Uskorenie” non passò alla storia, ma aveva lo scopo di accelerare la produzione per adeguarsi, se non del tutto superare nell’idea, al blocco occidentale.

È però “perestrojka” la parola che maggiormente viene affiancata a Gorbaciov. Infatti con questo termine, che si può tradurre con “ricostruzione”, il leader voleva attuare una serie di riforme economiche con l’obiettivo di modernizzare l’economia e il mercato russo. Tra queste la riorganizzazione del sistema bancario per attrarre i capitali stranieri, permettere lo sviluppo della proprietà privata e in generale garantire un minore intervento statale. Erano aperture esplicite verso il capitalismo.

Le tre parole d’ordine di Gorbaciov fallirono una dietro l’altra, anche perché ormai l’Unione Sovietica era destinata ad avere vita breve.

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