La Spagna cerca una soluzione per gli stipendi bassi (e per l’aumento del lavoro), così presto chi guadagna meno di 1.350 euro avrà diritto anche alla disoccupazione.
Il problema degli stipendi inferiori rispetto al costo della vita affligge la maggior parte dei Paesi europei, ognuno dei quali pensa a soluzioni e strategie differenti per incontrare le necessità dei lavoratori. Non tutte le misure sono ben accette e i dibattiti sulla loro possibile efficacia sono molto divisivi. È difficile, però, almeno da un punto di vista immediato e concreto, non apprezzare la soluzione della Spagna agli stipendi bassi.
Il Servizio pubblico statale per l’impiego spagnolo, infatti, è pronto a devolvere anche la disoccupazione a chi lavora ma percepisce meno di 1.350 euro al mese. In questo modo la Spagna intende fornire un sostegno economico ai lavoratori in difficoltà, ma anche incentivare l’occupazione. Naturalmente, ci sono precisi requisiti e limiti per percepire la disoccupazione lavorando ed è stato già annunciato che saranno previsti controlli mirati contro le frodi.
Si tratta comunque di una misura che potrebbe significativamente recare sollievo a tante famiglie spagnole, perlomeno quando diventerà effettiva. È poi spontaneo confrontare l’iniziativa con le proposte del governo italiano, che occupandosi della prossima manovra finanziaria sta trattando anche il tema della disoccupazione.
In Spagna chi guadagna meno di 1.350 euro prende anche la disoccupazione
Come anticipato, la Spagna intende estendere la percezione della disoccupazione ai lavoratori che percepiscono uno stipendio mensile inadeguato. Il ministro del Lavoro e dell’Economia sociale, Yolanda Diaz, ha illustrato la misura, resa possibile soltanto da un recente intervento normativo (il Real Decreto-ley n. 2/2024).
In particolare, i cittadini spagnoli che hanno percepito il sussidio per un anno e riescono poi a cominciare un lavoro avranno diritto a percepire ancora la disoccupazione, a patto che abbiano uno stipendio inferiore a 18.900 euro annui, per l’appunto 1.350 al mese. La disoccupazione si pone in questo caso come un’integrazione dello stipendio, corrispondendo infatti all’80% dell’Iprem, l’indice di riferimento per la concessione di sussidi e benefici economici ai cittadini spagnoli.
Nello specifico, l’importo sarà di 480 euro al mese. Questo, però, soltanto per i lavoratori a tempo pieno. In caso di orario di lavoro più breve, infatti, l’importo corrisponderà a una misura tra il 50% e il 60% dell’indicatore. Si cerca per l’appunto di favorire l’occupazione, oltre a sostenere i lavoratori.
Il beneficio dovrebbe avere una durata di 6 mesi dall’inizio della sua concessione, ma - come previsto dalla legge - non arriverà prima del 2025.
Disoccupazione e stipendi, a che punto è l’Italia
In Italia l’indennità di disoccupazione (Naspi) è erogata esclusivamente a coloro che hanno perso il lavoro in modo del tutto incolpevole e involontario, salvo alcune eccezioni. Per esempio, la disoccupazione è compatibile con il caso delle dimissioni protette nel periodo tutelato di maternità (eventualmente di paternità). Chi intraprende un’attività lavorativa subisce la sospensione dell’indennità ed è sanzionato pesantemente se non lo comunica oppure lavora in nero.
La possibilità di lavorare durante la Naspi è limitata ad alcuni casi particolari, peraltro con limiti di reddito nettamente inferiori rispetto a quanto previsto di recente dalla Spagna. Non ci sono presupposti per ritenere che la manovra finanziaria apporti cambiamenti in questo senso, considerando non soltanto la limitatezza di risorse per la Legge di bilancio 2025, ma anche le priorità fissate dal governo Meloni.
Potrebbero effettivamente cambiare gli aiuti economici a sostegno della natalità, mentre un aumento stipendiale potrebbe giungere grazie al taglio al cuneo fiscale e alla riduzione delle tasse per il ceto medio. Un ulteriore beneficio per le famiglie sarebbe inoltre la flat tax sugli straordinari, che porterebbe di fatto a un guadagno maggiore per le ore lavorate, ma su cui al momento non ci sono certezze.
Non sembrano esserci dubbi, tuttavia, nell’escludere interventi sulla disoccupazione. L’indennità è attenzionata dal governo soprattutto per evitare frodi e appropriazioni indebite, che poi potrebbe essere una diversa ma funzionale strategia per accrescere comunque l’occupazione.
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