La riforma del catasto è molto discussa, anche se il governo promette che nessuno pagherà più tasse. C’è chi rischia comunque di pagare più tasse? Ecco cosa sappiamo.
Superata la minaccia della crisi di governo da parte del centrodestra e con il proseguimento dei lavori sulla riforma del catasto, è normale chiedersi chi dovrà pagare più tasse. In teoria, se le promesse del governo Draghi saranno mantenute, la risposta è nessuno. Lo ha ribadito più volte lo stesso presidente del Consiglio: “Nessuno pagherà più tasse”.
L’intenzione della riforma del catasto sembra quindi essere semplicemente di natura burocratica, per mettere ordine nel registro catastale che non viene aggiornato oltre 30 anni. Appare però improbabile che una simile operazione non porterà a nessun tipo di cambiamento sulle imposte. In futuro, con i nuovi dati a disposizione, il governo in carica potrebbe rivedere la promessa, soprattutto in funzione delle persone che a oggi pagano, ingiustamente, più tasse.
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Chi rischia di pagare più tasse: la risposta della riforma del catasto
Lavoriamo di fantasia e calcoli e partiamo dal presupposto che potrebbero esserci più tasse da pagare per chi possiede una o più immobili con determinate caratteristiche catastali. Ignoriamo la promessa del governo Draghi che ha più volte ribadito “nessuno pagherà più tasse” e ignoriamo quindi il testo della proposta di legge che cita:
Con riferimento all’articolo 6 si evidenzia che tale disposizione non ha impatti economici nei
confronti dei contribuenti, stante la prevista invarianza della base imponibile dei tributi, la cui
determinazione continuerà a fondarsi sulle risultanze catastali esistenti.
In poche parole, si legge: non saranno alzate le imposte. Ma allora perché fare la riforma? L’obiettivo è di allineare le rendite catastali al valore reale delle abitazioni. Alcuni proprietari pagano meno tasse di quelle che dovrebbero se il catasto fosse aggiornato e alcuni pagano di più, perché magari la casa ha perso valore nel tempo.
Determinare chi pagherà più tasse è però un gioco di fantasia che si può fare, principalmente perché conosciamo gli strumenti che vuole applicare la riforma del catasto. Se aggiornassimo il catasto con l’intento di equilibrare le tasse qualcuno pagherebbe più e qualcuno pagherebbe di meno. In generale, secondo una stima della Uil, le rendite catastali potrebbero aumentate del 128%, in particolare a Trento (+189%), a Roma (+183%), a Palermo (+164%) e a Milano (+123%). Ci potrebbero poi essere più tasse sulla successione degli immobili e sulla loro divisione, perché queste imposte dipendono proprio dalla rendita catastale.
Il Corriere della Sera porta l’esempio di una casa a Milano, in una zona ex periferica, classificata come A3/classe 3. Se l’abitazione, con dei lavori di ristrutturamento, cambiasse classe in A3/classe 6, anche il valore Imu salirebbe (+62%) e se a cambiare è anche l’imponibile, ci sarebbe un aumento del +75%.
Che cos’è il catasto e quanto valgono le rendite catastali delle abitazioni
È evidente che, una volta fatta una simile operazione di aggiornamento, qualcuno potrebbe far notare la necessità di far pagare più o meno tasse a chi si trova in una condizione di vantaggio o svantaggio. Ogni volta che si toccano i beni immobiliari c’è una levata di scudi, ma il catasto esiste proprio per fini fiscali e per permettere un adeguato pagamento delle tasse. Infatti il catasto è l’inventario di tutti i beni immobili presenti sul territorio e, come per molte altre realtà italiane, esistono migliaia di furbetti che giocano sul mancato aggiornamento di questo.
Anche perché, come evidente, le rendite catastali - concetto cardine su cui si basa il catasto - sono ormai sballate. Lo ha spiegato bene due anni la Commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria: l’ultima volta che sono stati visti i valori delle rendite era il 1989. In base a questo è possibile anche calcolare di quanto sono sballati i valori delle rendite catastali: l’Agenzia delle entrate ha stimato che in media le abitazioni italiane hanno una rendita catastale di 500 euro l’anno. Un valore ovviamente lontano dalla realtà, perché sottostima quello di mercato in gran parte dei comuni.
A beneficiarne sono soprattutto i proprietari di immobili in zone turistiche e nei centri produttivi (Sardegna, Toscana, Liguria, Roma e Milano) e a rimetterci sono invece le zone interne del Sud Italia.
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