Che fine ha fatto quella svolta storica annunciata poco più di un mese fa? Cosa significa la mossa anti titoli di Stato della Cina?
A mali estremi estremi rimedi: e così, a causa di uno yuan troppo debole, la People’s Bank of China è stata costretta ad annunciare a sorpresa che non acquisterà più i titoli di Stato emessi dal governo di Pechino.
Nuovo capitolo della strategia del governo di Pechino imperniata sul controllo sui capitali: a dispetto della svolta storica annunciata lo scorso 9 dicembre dal Politburo cinese, che ha deciso per la prima volta in 14 anni di trasformare la politica monetaria della People’s Bank of China da prudente a moderatamente accomodante - al fine di contrastare la deflazione e la stagnazione in cui l’economia cinese continua a languire - la Banca centrale del Paese non solo non ha sfoderato ancora alcun bazooka monetario, ma ha annunciato a sorpresa lo stop agli acquisti dei titoli di Stato.
L’alt ha scioccato, in quanto contrastante con il piano delle autorità cinesi di blindare e sostenere la crescita dell’economia cinese: inoltre, in situazioni di debolezza economica, le banche centrali cercano di dare di solito una sferzata al PIL acquistando i titoli di Stato, allo scopo preciso di iniettare maggiore liquidità nel sistema finanziario. E’ questa la prassi che ha caratterizzato altre banche centrali del mondo, in primis la Fed, che agì in tal senso, facendo shopping di Treasury, quando l’esplosione della crisi finanziaria globale mondiale mise KO il PIL USA. Stessa cosa ha fatto per molti anni la BCE, in particolare all’epoca in cui a guidarla era l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi (idem Lagarde, che ha staccato poi la spina sia al QE tradizionale che a quello pandemico PEPP-QE pandemico). [...]
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