La Cina ha mostrato dati commerciali piuttosto deboli e sotto le attese. Ma una lettura attenta dell’import/export del dragone ha svelato 2 record che minacciano l’Occidente.
La Cina ha mostrato segnali di debolezza anche nel commercio secondo i dati ufficiali di settembre.
Sia le esportazioni che le importazioni del dragone hanno infatti deluso le aspettative, sollevando preoccupazioni su uno dei motori economici della seconda potenza mondiale.
I dati doganali, nello specifico, hanno mostrato che l’export è cresciuto del 2,4% a settembre rispetto all’anno precedente (in dollari Usa), mentre l’import è aumentato dello 0,3%. Gli analisti si aspettavano una crescita più rapida, con i sondaggi Reuters che avevano scommesso su un +6% per le esportazioni e un +0,9% per le importazioni.
La lettura sull’andamento del commercio è seguita da vicino da esperti e investitori. Le esportazioni, infatti, sono state sempre un importante motore di crescita per l’economia cinese, negli ultimi anni appesantita dalla scarsa spesa dei consumatori e dalla crisi immobiliare.
Con il mondo sempre più attento alle mosse del dragone, così intrecciate alle sorti economiche globali, gli analisti hanno puntato i riflettori su 2 singoli dati commerciali della Cina, considerati segnali evidenti di un commercio mondiale che cambia. E che allerta l’Occidente.
L’export cinese di automobili è da record
Il primo dato più allarmante per l’Occidente, Europa in primis, è quello dell’export cinese di automobili e navi.
Nello specifico, le esportazioni cinesi di veicoli e navi (ma sono soprattutto le auto ad allertare il mondo) hanno raggiunto livelli record a settembre, nonostante il rallentamento delle spedizioni in generale, evidenziando i rapidi cambiamenti nell’industria nazionale che stanno alimentando le tensioni commerciali globali.
Le aziende del dragone hanno spedito più di 11,5 miliardi di dollari di veicoli il mese scorso, portando il totale di quest’anno a quasi 88 miliardi di dollari, ha affermato lunedì l’amministrazione doganale. Le 464 navi vendute all’estero valevano più di 4,6 miliardi di dollari, il valore più alto di sempre e più del doppio rispetto allo stesso mese dell’anno scorso.
Il grafico di Bloomberg è chiaro nel mostrare l’evoluzione dell’export cinese di questo settore:
L’improvviso aumento delle esportazioni di beni manifatturieri di maggior valore come i veicoli elettrici ha causato una crescente preoccupazione nelle nazioni sviluppate, con l’Unione Europea, il Canada e gli Stati Uniti che hanno imposto tariffe sulle auto Made in China. Anche altri Paesi come la Turchia e il Brasile hanno imposto dazi sulle importazioni per spingere le aziende cinesi a investire direttamente nei loro mercati.
Tale impennata è avvenuta come parte di un aumento più ampio delle esportazioni di prodotti manifatturieri, con i produttori di acciaio e altre aziende che hanno spedito di più all’estero per compensare la debole domanda e i prezzi in calo in Cina. Il timore della cosiddetta sovracapacità cinese e della conseguenza inondazione dei suoi prodotti in Europa non può che aumentare.
Russia-Cina: l’asse commerciale è forte
Il secondo dato interessante - e in parte allarmante per l’Occidente considerando l’attuale contesto geopolitico - è stato quello sull’export di Pechino verso la Russia.
Le esportazioni cinesi verso Mosca sono cresciute del 15,7% a settembre rispetto all’anno precedente, il ritmo più rapido in nove mesi e in aumento rispetto al +10,1% del mese precedente.
Al contrario, i dati, in termini di yuan, hanno mostrato che le importazioni dalla Russia sono diminuite del 9,2% il mese scorso rispetto all’anno precedente, rispetto al calo dell’1,1% di agosto, in seguito alle segnalazioni di difficoltà degli esportatori russi nell’elaborare i pagamenti con gli acquirenti cinesi.
Nel dettaglio, nei primi nove mesi dell’anno, il commercio tra Cina e Russia è aumentato del 2,7% in termini di valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo 1,28 trilioni di yuan (180,3 miliardi di dollari).
Inoltre, la casa automobilistica cinese Chery ha iniziato ad assemblare auto in Russia, in tre fabbriche lasciate libere dai rivali occidentali, secondo fonti Reuters.
Tutte queste notizie non fanno che allarmare un Occidente in crisi economica e in profonda rivalità con la Cina per il dominio industriale e tecnologico e con la Russia per motivi di influenza politica sul mondo.
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