Se Pechino detta la linea e si contende con Mosca il controllo del litio boliviano, la Francia travolta dagli scioperi aumenta i segnali di malcontento. E l’Eliseo, inusualmente, attacca anche la Bce
La figura retorica appare fuori luogo, stante la motivazione principale della tensione. Ma in Francia l’aria è davvero elettrica. Dopo la manifestazione di domenica a Parigi contro il carovita, domani il Paese sarà di fatto paralizzato da uno sciopero generale che il ministro Clément Beaune, ha già bollato come totale: Un ritorno alla normalità non è previsto, né preventivabile fino alla settimana prossima, ha dichiarato a BFMTV facendo riferimento alla situazione sempre più drammatica dell’approvvigionamento di carburanti.
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Clément Beaune: "Pas de retour à la normale avant la semaine d'après", estime le ministre délégué aux Transportshttps://t.co/znmtc7ZhLB pic.twitter.com/RpFLwzgByl— BFMTV (@BFMTV) October 17, 2022
Ma non basta. Al netto dell’astensione del Belgio al voto della scorsa settimana in sede europea sull’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia, sintomo di una spaccatura sempre più marcata dopo lo strappo del fondo tedesco, ecco che questa dichiarazione del presidente francese
France would not respond with nuclear weapons should Russia resort to deploying them tactically against Ukraine, President Emmanuel Macron said https://t.co/JGrOEeW1bc
— Bloomberg (@business) October 12, 2022
ha fatto affiorare sempre maggiori dubbi. Nel momento in cui Israele decide di rompere il proverbiale indugio di politica estera e rischia la rottura diplomatica con Mosca per gli aiuti promessi a Kiev, ecco che uno dei principali fautori della linea dura con la Russia sembra chiamarsi ulteriormente fuori dalla linea tracciata a Bruxelles. E, addirittura, dichiara di non intendere de facto adeguarsi alla legislazione prevista dall’articolo 5 della Nato e a quella di deterrenza e ritorsione atomica, in caso di utilizzo russo del nucleare.
Casualmente, a poche ore di distanza da quell’avviso di evacuazione dall’Ucraina di Cina e Serbia ai propri cittadini che infatti è coinciso con l’entrata in scena dei droni kamikaze iraniani contro obiettivi nel centro di Kiev. La Francia, scossa da settimane di blocchi delle raffinerie, distributori a secco e una piazza che ribolle come ai tempi dei Gilet gialli, ha forse deciso che sia giunto il tempo di fare da sola? Oltretutto, subito dopo l’incontro bilaterale fra Erdogan e Putin ad Astana, terminato con la nascita formale del nuovo hub per il gas russo verso l’Europa. E in quasi contemporanea con la minaccia, questa volta formale, avanzata da Gazprom: il price cap configura violazione dei contratti, quindi comporta lo stop automatico alle forniture.
Con 26 centrali nucleare su 56 ferme per manutenzione, la neo-nazionalizzata EdF comincia a fare i conti con l’inverno e gli stoccaggi. E il crollo delle valutazioni del gas ad Amsterdam registrato a metà mattinata sembra paradossalmente fare a pugni con una notizia arrivata dalla Cina:
China tells its state-owned gas importers to stop reselling LNG to energy-starved buyers in Europe and Asia in order to ensure its own supply for the winter heating season https://t.co/OCcrbEwsot
— Bloomberg (@business) October 17, 2022
Pechino ha vietato agli importati di gas a controllo statale di rivendere LNG acquistato sul mercato a soggetti esteri. Europa in testa. Formalmente, l’ennesima alternativa alla dipendenza da Gazprom che diviene a forte rischio. Perché allora il prezzo del Dutch cala, invece di salire? Cosa sconta il mercato futures che i comuni mortali ancora ignorano?
In molti puntano il dito proprio verso Parigi e la sua sempre minor pazienza verso un’Europa che pare non rendersi conto del quadro che va rapidamente delineandosi a livello di equilibri globali. E se l’energia gioca un ruolo fondamentale e di brevissimo termine, stante l’emergenza inflazione e la stagione fredda alle porte, ecco che un altro paio di indizi mettono l’Eliseo nel mirino. Il primo fa riferimento al di poco inusuale attacco mosso dal presidente francese alla Bce, a capo della quale c’è una connazionale ed ex ministro, attraverso le colonne del quotidiano economico-finanziario Les Echos:
a detta di Emmanuel Macron, a Francoforte alcuni banchieri centrali paiono volerci dire che per combattere l’inflazione occorre uccidere la domanda. E se un’incursione in tema di politica monetaria appare già di per sé irrituale per un presidente della Repubblica, a nessuno è sfuggito come una simile mossa - al netto del malcontento interno - non possa che generare fermento in vista dei prossimi board, attesi a nuovi e drastici rialzi dei tassi. Come dire, la Banque de France muoverà guerra alla Bundesbank?
Secondo indizio, la probabile presa di coscienza definitiva della Francia di una solidarietà transatlantica su cui non si può fare affidamento, come già testimoniato dal durissimo attacco di Bruno Le Maire contro la speculazione Usa proprio sul gas LNG. La stessa che ora potrebbe spingere l’Europa alla rottura definitiva con l’altra metà del mondo, pregiudicandone in maniera esiziale la competitività. E la stessa industria. Casualmente, il medesimo Bruno Le Maire oggi ha difeso i giganti energetici, definendo profondamente ingiusta la tassazione degli extra-profitti.
Bruno Le Maire (@BrunoLeMaire): taxer les super-dividendes, "c'est profondément injuste" pic.twitter.com/gt42jDsCWk
— BFMTV (@BFMTV) October 17, 2022
E questa notizia e questo grafico
Chinese and Russian companies dominate in race to tap Bolivia’s lithium https://t.co/fmNhobW5bk
— Financial Times (@FinancialTimes) October 17, 2022
parlano chiaro. L’isolata e indebolita Russia starebbe infatti disputandosi con la Cina il vero e proprio tesoro rappresentato dalle riserve di litio della Bolivia. Ovvero, uno dei minerali base per tutta una serie di prodotti tech di largo consumo, così come di strumentazione tech e militare strategica, Insomma, la Francia sta pensando a un Frexit politico-diplomatico di fatto per sopravvivere all’iconoclastia di Bruxelles verso Mosca e Pechino? Per questo il prezzo del gas cala ad Amsterdam?
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