In Cina divampa la protesta contro le misure anti-Covid e i mercati globali tremano: gli indici asiatici affondano e le materie prime, petrolio in testa, subiscono il colpo. Il sentiment è negativo.
I mercati si risvegliano turbolenti in questo inizio di settimana: le azioni asiatiche e materie prime stanno crollando, mentre le eccezionali proteste nelle principali città cinesi contro i severi limiti anti-Covid del Paese hanno sollevato le preoccupazioni degli investitori sulle implicazioni per la crescita della seconda economia mondiale.
Il più ampio indice MSCI di azioni dell’Asia-Pacifico al di fuori del Giappone è affondato del 2,2% in apertura, trascinato al ribasso da una svendita nei mercati cinesi. L’indice Hang Seng di Hong Kong ha perso il 4,16% all’inizio degli scambi.
I timori per la crescita economica cinese hanno colpito anche i mercati delle materie prime.
Il petrolio è rimasto profondamente negativo, con il greggio statunitense in calo del 3% e il Brent del 2,86%, poiché le proteste nel principale importatore cinese hanno alimentato le preoccupazioni sulla domanda.
Il caos cinese sulle misure Covid, così inaspettato, sta trascinando i mercati globali verso una nuova incertezza.
Mercati sprofondano con la Cina in rivolta: che succede?
Alle ore 8.18 italiane, gli indici cinesi viaggiano in rosso, con lo Shanghai a -0,75% e lo Shenzhen a -0,72%. La piazza di Hong Kong sta perdendo l’1,48%. Hanno chiuso in forte ribasso anche il Nikkei eil Kospi della Corea del Sud.
Le crescenti preoccupazioni per le politiche zero-Covid della Cina hanno sminuito qualsiasi supporto al sentiment degli investitori arrivato dal taglio di 25 punti base della banca centrale al coefficiente di riserva obbligatoria annunciato venerdì, che libererebbe circa 70 miliardi di dollari di liquidità per sostenere un’economia vacillante.
La questione del controllo dei contagi sta diventando assai complessa e pericolosa. Oggi la Cina ha annunciato il quinto giorno consecutivo di nuovi casi locali record con 40.052 infezioni.
A Shanghai, i manifestanti e la polizia si sono scontrati domenica notte mentre le proteste per le severe restrizioni sono divampate per il terzo giorno. Ci sono state anche rivolte a Wuhan, Chengdu e parti della capitale Pechino quando sono state messe in atto restrizioni nel tentativo di sedare nuovi focolai.
Robert Subbaraman, capo economista di Nomura per l’Asia ex Giappone, ha affermato che esiste il rischio che il piano della Cina per convivere con il Covid sia troppo lento e che l’aumento dei contagi alimenti più proteste, in un circolo vizioso in cui i disordini sociali indeboliscono ulteriormente l’economia.
“I mercati risponderanno negativamente alle proteste diffuse e all’aumento del numero di casi, che potrebbero innescare nuove interruzioni della catena di approvvigionamento e smorzare la domanda di consumo, almeno a breve termine”, ha affermato Gabriel Wildau, amministratore delegato di Teneo Holdings LLC a New York.
“Tutto ciò che è esposto alla Cina sarà probabilmente vulnerabile”, ha sottolineato Jessica Amir, stratega di mercato presso Saxo Capital Markets a Sydney. “Gli utili a termine delle società cinesi esposte saranno in discussione e gli investitori probabilmente lo esprimeranno vendendo.”
Intanto, il petrolio è crollato al livello più basso da dicembre e i metalli, con rame in testa, sono diminuiti, poiché gli sviluppi in Cina hanno penalizzato gli asset rischiosi e offuscato le prospettive per la domanda di energia, aggiungendosi alle tensioni in un mercato globale del greggio già fragile.
L’oro è sceso mentre il dollaro si è rafforzato, esercitando una pressione al ribasso sul metallo prezioso.
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