Cina e USA sotto i riflettori, ancora, per i loro rapporti all’insegna della tensione. Nonostante si invochi la collaborazione, anche negli ultimi colloqui formali tra le potenze, il clima è di scontro per specifici motivi
Tra Stati Uniti e Cina la tensione resta alta. Nonostante i colloqui formali che si sono svolti mercoledì 17 giugno tra i rappresentati delle due nazioni, i motivi dello scontro in atto ormai da mesi sono ancora tutti validi.
Il segretario di Stato americano Mike Pompeo e il suo omologo cinese Yang Jiechi si sono incontrati per quasi nove ore alla base militare delle Hawaii, in un faccia a faccia importante, che mancava ormai da mesi.
Sul tavolo tutte le questioni controverse che hanno inasprito le relazioni tra i due Paesi, tra cui la pandemia di coronavirus, Taiwan, Hong Kong, il tema diritti umani.
Nonostante si invochi la collaborazione, necessaria soprattutto per interessi economici, la cornice dell’incontro resta problematica. Trump ha appena firmato una legge contro i cinesi sulla questione uiguri e la tensione sulla pandemia non è affatto sopita.
I motivi per uno scontro perpetuo USA-Cina ci sono tutti.
Scontro aperto USA-Cina sugli uiguri
L’ingerenza statunitense negli affari interni cinesi sulla questione diritti umani continua, provocando reazioni indignate di Pechino.
L’ultimo atto di questo delicato e controverso fronte chiama in causa la questione della minoranza etnica degli uiguri in Cina.
Proprio appena l’incontro tra Pompeo e Yang è iniziato, Donald Trump ha firmato una legge che richiede sanzioni contro i responsabili della repressione dei musulmani uiguri nello Xinjiang.
Sono previste misure punitive finanziarie e divieti di visto per funzionari ritenuti colpevoli della detenzione di oltre un milione di musulmani nei campi di concentramento che la Cina descrive, invece, come centri di formazione professionale volti a combattere l’estremismo nella regione.
Pechino non ha fatto attendere la sua indignata reazione, condannando nettamente l’azione USA e promettendo conseguenze contro gli USA, che hanno attaccato in “modo malizioso” la politica cinese nello Xinjiang.
La questione dei diritti umani delle minoranze cinesi difese dagli Stati Uniti ha assunto toni paradossali. Proprio mentre Trump firmava la legge, infatti, venivano diffuse le rivelazioni di Bolton sul presidente USA, metendo in luce tutta l’ambiguità della Casa Bianca sul tema.
Stando a quanto scrive l’ex funzionario della sicurezza, infatti, durante un colloquio tra Trump e Xi Jinping nel 2019, il tycoon avrebbe dato il suo appoggio ai campi di detenzione cinesi, definendoli la scelta giusta da fare.
Tensioni su Hong Kong e Taiwan
Sempre attuale, inoltre, la tensione su Hong Kong e Taiwan.
I ministri degli esteri dei Pesi del G7, tra cui Pompeo, hanno rilasciato una dichiarazione in cui chiedono alla Cina di non dare seguito alla legislazione sulla sicurezza nazionale per Hong Kong, che i critici chiamano un assalto alle libertà democratiche del territorio.
Trump si è schierato apertamente con i manifestanti contro la Cina e ha avviato un processo per ritirare lo status commerciale speciale degli Stati Uniti su Hong Kong per punire la Cina.
Poi c’è la questione Taiwan, altro territorio rivendicato da Pechino, sul quale Trump ha cercato di intervenire, scatenando il fastidio cinese.
USA e Cina nemiche sulla pandemia
Restano in piedi, inoltre, le accuse di Trump alla Cina sulla gestione non trasparente della pandemia.
Gli Stati Uniti hanno iniziato una vera battaglia contro Pechino sull’argomento, con parole anche molto dure del presidente USA rivolte alla disinformazione cinese sull’epidemia.
Durante l’incontro tra i funzionari delle due potenze, infatti, gli USA hanno ribadito la necessità di una piena trasparenza e condivisione delle informazioni sulla lotta al virus, alludendo all’ambiguità cinese.
Se è vero che Trump voglia incentrare la sua campagna elettorale sull’avversione contro la Cina, nemica degli USA, la tensione tra i due Paesi resterà ancora alta.
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