Clienti cacciati dal ristorante se il POS è rotto, è legale?

Ilena D’Errico

13/07/2023

POS rotto, i clienti possono essere cacciati dal ristorante in modo legale? Ecco cosa prevede la legge e, nello specifico, il Codice del consumo.

Clienti cacciati dal ristorante se il POS è rotto, è legale?

Ha fatto scalpore la vicenda che ha visto come protagonista il giornalista Giancarlo Loquenzi, cacciato, insieme alla sua ospite, da una bisteccheria romana in quanto sprovvista del Pos. La cassa di risonanza di Radio Rai non ha fatto gran parte del lavoro, dato che l’assurdità del racconto ha fatto ben presto sollevare le proteste. Non solo la clientela, ma anche svariati colleghi del settore hanno lamentato la scarsa professionalità del ristoratore per il trattamento riservato al cliente. Solo pochissime, invece, le parole spese in favore del gestore della bisteccheria.

Anche se una scelta simile può avere una qualche convenienza pratica, di certo non si tratta della migliore strategia promozionale per un’attività, in particolar modo in un settore dove la soddisfazione del cliente è il principale motore dell’attività. Non si esclude, ovviamente, che una simile decisione sia stata ponderata anche negli svantaggi (seppur molto probabilmente ignorando la professione del cliente e la rapida diffusione della notizia) e magari portata da alcune difficoltà. Ma dato che “la legge non ammette ignoranza”, vediamo se è legale cacciare i clienti dal ristorante a causa dal Pos rotto.

È legale cacciare i clienti dal ristorante perché il Pos è rotto?

In linea generale, non è possibile cacciare i clienti dal ristorante senza una valida motivazione qualora sia stato già concesso loro di sedersi, prenotare o altri comportamenti che danno inizio alla conclusione del contratto. Chiaramente, sono ammesse situazioni particolari, anche se è in ogni caso vietato l’uso della forza. Eventualmente, è necessario chiedere l’intervento delle forze dell’ordine.

Si tratta comunque di casi particolari, più che altro dovuti a comportamenti errati messi in atto dal cliente, ad esempio che infastidisce gli altri ospiti e il personale, si mostra violento e così via. Nel caso di qualche giorno fa, tuttavia, non è accaduto nulla di tutto ciò. Anzi, la causa è indubbiamente riconducibile al ristorante stesso, trattandosi del Pos rotto. Il problema della vicenda è che i clienti non sono stati avvertiti preventivamente, quindi l’allontanamento non è avvenuto in modo spontaneo, ma è stato impedito loro di consumare le pietanze già ordinate (e peraltro anche servite).

Questo non può essere considerato legale, perché dal momento in cui viene concesso al cliente di sedersi al tavolo e ordinare dei piatti, le parti sono impegnate da un contratto verbale. In particolare, si tratta del contratto di ristorazione che, sommariamente, vincola il ristorante a servire i pasti e il cliente a pagare quanto dovuto.

Pos, obblighi dei ristoranti e doveri dei clienti

Veniamo ora alla causa specifica per cui i clienti sono stati cacciati: il malfunzionamento del Pos e la mancata disponibilità di denaro contante. Anche in linea generale, come abbiamo visto, quello del ristoratore non si può considerare un comportamento corretto, poiché non è subentrata una colpa del cliente o un’effettiva impossibilità di effettuare il servizio.

Riguardo al Pos, però, c’è anche da dire che i ristoranti rientrano tra gli esercizi commerciali con l’obbligo di mettere a disposizione questo tipo di pagamento, ovviamente senza sovraprezzi e senza imporre limiti che non siano consentiti dalla legge. Nulla vieta, poi, per cortesia comune di scegliere il pagamento più comodo, ad esempio contante per piccole transazioni e Pos per importi più elevati. Il cliente, però, non può mai esservi obbligato.

Posto che il rifiuto di accettare pagamenti elettronici comporta una sanzione, la disciplina non si applica nei casi di impossibilità oggettiva, proprio come nel caso di un guasto. È quindi vero che in caso di malfunzionamenti, senza negligenze, il ristoratore può legittimamente non consentire questo specifico mezzo di pagamento. Tuttavia:

  • Non può pretendere il pagamento in contanti;
  • non può cacciare i clienti dal ristorante.

In caso di problematiche, guasti o disservizi, gli esercenti sono obbligati ad avvisare la clientela in modo tempestivo, apponendo dei cartelli e ribadendo la questione prima di farli accomodare. In questo modo, i clienti che non dispongono di altri mezzi di pagamento possono scegliere se andare via, e in ogni caso il ristoratore si è posto dalla parte più tutelata. Un’eventuale impossibilità di pagamento successiva, infatti, potrebbe simboleggiare la malafede del cliente, purché non proponga altri metodi rifiutati dal ristoratore.

È infatti bene ribadire che in nessun caso il cliente può andare via senza pagare, ma è comunque tenuto ad adempiere alla prestazione. Naturalmente, poi, in caso di disservizio improvviso non sarà possibile avvisare tutti i clienti prima della consumazione, ma anche in questo caso si richiede la buona fede delle parti, così come previsto dal Codice del consumo.

Il cliente, infatti, non è obbligato a pagare in contanti ma può proporre altri mezzi diversi dal pos, dal bonifico tramite home banking a Satispay, ad esempio. Può, se vuole, andare a prelevare e poi pagare in contanti ma non può esservi obbligato dal ristoratore. Anche nel caso in cui il cliente stesso fosse sprovvisto di alternative, sarebbe legittimato a pagare in modo differito, ad esempio il giorno dopo, potendo così reperire i contanti in comodità. D’altro canto, il ristoratore può chiederne le generalità in modo da tutelarsi in caso di inadempimento.

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