Colloquio di lavoro: ci sono delle domande vietate che i selezionatori delle aziende non possono mai fare. Ecco quali sono e come comportarsi per difendere i propri diritti.
Di domande strane e imbarazzanti durante un colloquio di lavoro se ne potrebbe parlare a lungo, così come a lungo si potrebbe parlare di quante volte vengono richieste informazioni sulla propria vita privata ben poco attinenti con la posizione lavorativa per la quale ci si è candidati.
Non tutti sanno che ci sono domande che non possono essere mai fatte durante un colloquio di lavoro e che sono vietate dalla legge proprio a tutela dei diritti del lavoratore, delle pari oppotrtunità e della privacy.
A raccontarci quali sono le domande vietate durante i colloqui di lavoro sono due selezionatrici che, ascoltate da Business Insider Italia, spiegano come difendersi quando chi si occupa di selezione del personale si mostra fin troppo interessato alla propria vita privata.
Ecco quali sono alcune delle domande vietate durante i colloqui di lavoro e come è possibile difendersi in simili situazioni.
Colloquio di lavoro: ecco le domande vietate che non devono mai farvi
Affrontare un colloquio di lavoro non è sempre una cosa semplice. Vuoi per carattere o per inesperienza, può capitare di avere un minimo di preoccupazione nel raccontarsi e soprattutto nel voler convincere il selezionatore di un’azienda a sceglierci.
Solitamente, quello a cui l’addetto alla selezione delle risorse umane dovrebbe puntare è capire quali sono le competenze della persona che ci si trova di fronte: esperienze lavorative effettuate, studi e interessi personali.
Il tutto però sempre in riferimento al complesso della propria vita professionale. Non sono rari i casi in cui, invece, durante un colloquio di lavoro vengono fatte domande ben poco inerenti alla posizione lavorativa per la quale ci si è candidati.
Negli anni ci si è tristemente abituati a sentire casi di donne che sono state scartate dopo un colloquio di lavoro perché mamme o mogli, in casi estremi anche perché soltanto intenzionate ad avere figli o fidanzate in maniera stabile.
Ma è lecito fare domande così tanto invasive? La risposta è no, perché un colloquio di lavoro deve riguardare esclusivamente le proprie esperienze professionali. La legge vieta esplicitamente alcune domande durante i colloqui. Vediamole insieme per imparare come difendersi in casi del genere.
Sei spostata\o, hai figli, sei fidanzata\o? Durante un colloquio è vietato chiederlo
Sempre vietato durante un colloquio domandare se si è spostati, fidanzati o se si hanno figli. Questo perché domande così intrusive non sono sono lesive della privacy ma sono discriminatorie, specie se - come purtroppo spesso accade - vengono fatte a candidate di sesso femminile.
Secondo quanto previsto dall’art. 27 del Codice delle Pari Opportunità,
“È vietata qualsiasi discriminazione fondata sul sesso per quanto riguarda l’accesso al lavoro, in forma subordinata, autonoma o in qualsiasi altra forma, indipendentemente dalle modalità di assunzione e qualunque sia il settore o il ramo di attività, a tutti i livelli della gerarchia professionale”.
Il testo dell’articolo sopra riportato continua specificando che non si può mai chiedere, durante un colloquio, informazioni sul proprio stato matrimoniale, sulla presenza o meno di figli in famiglia e tanto più sulla volontà di averne.
Logicamente è chiaro che tali informazioni siano ben poco attinenti rispetto alla finalità di un colloquio di lavoro, che è sempre e solo quella di conoscere le competenze di un candidato e mai immischiarsi nella sua vita privata o esprimere giudizi di valore sulla sua persona.
Di che partito sei? Sei religioso? Di che nazionalità sei? Domande vietate
La legge vieta di chiedere durante un colloquio di lavoro informazioni su ideologia politica o fede religiosa di un candidato. Allo stesso modo è vietato chiedere informazioni sulla nazionalità del candidato, per evitare il rischio che tra gli elementi di valutazione vi rientrino fattori legati a provenienza e etnia.
Attenzione però: spesso il datore di lavoro o chi si occupa della selezione delle risorse umane potrebbe volersi informare a riguardo con domande poste in modo meno diretto.
Come, ad esempio, chiedendo il proprio parere in merito ad una legge: ovviamente può capitare che durante un colloquio escano fuori domande di questo tipo, ma attenzione a capire quale sia il vero intento della persona che si ha di fronte.
A vietare di fare domande su ideologia politica o appartenenza a sindacati è lo Statuto dei diritti del Lavoratore, nel quale viene chiaramente previsto che:
“È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell’assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell’attitudine professionale del lavoratore”.
Domande vietate durante un colloquio di lavoro: come difendersi
Qualora dovesse capitare una situazione del genere, cosa bisogna fare? Ovviamente è difficile dare una risposta univoca perché una domanda sulla propria vita privata potrebbe esser fatta anche in buona fede nel corso del colloquio.
Tuttavia, come ricordano le due selezionatrici intervistate da Business Insider Italia, il candidato può sempre rifiutare di rispondere ad una domanda che non è funzionale al ruolo per il quale ci si è candidati e si sta effettuando il colloquio di lavoro.
Per affrontare al meglio un colloquio di lavoro consigliamo di leggere un breve ed utile vademecum, con alcuni consigli per evitare figuracce.
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