Quali sono i requisiti e le licenze richieste per aprire un circolo privato? Quando si possono vendere alcolici? Ecco come funzionano queste realtà no profit.
Aprire un circolo privato permette di riunire persone con interessi comuni, siano essi artistici, sportivi, politici, o altri. Indipendentemente dalle ragioni per cui si crea un circolo, l’iter da seguire e i permessi da richiedere sono gli stessi.
I circoli privati sono, appunto, privati. Si tratta di organizzazioni non aperte al pubblico, ma solo ai tesserati, e no profit, quindi non create per generare profitti, che dovranno essere riversati nell’organizzazione stessa e non distribuiti tra i soci. Pur non essendo attività commerciali, anche i club privati possono avere al loro interno realtà a scopo di lucro (come un bar), purché non siano l’attività primaria della realtà.
Vediamo in questo articolo come aprire un circolo privato, quali sono i requisiti necessari, e quando è possibile avere anche un bar o un ristorante al suo interno.
Cos’è un circolo privato
I circoli privati sono organizzazioni no profit aperte solamente a tesserati e soci. L’attività prevalente è quella sociale, ma è comunque permessa un’attività commerciale, purché sia secondaria.
Questo significa che si possono tenere corsi, avere un bar o un ristorante, o anche vendere biglietti per spettacoli aperti al pubblico, ma queste attività devono avere lo scopo di finanziare il circolo stesso. Gli utili non devono venire distribuiti tra i soci, anche se possono essere utilizzati per stipendiare gli eventuali dipendenti del circolo.
A seconda della tipologia di circolo, si svolgeranno attività differenti. Per legge i circoli associativi si suddividono in tre categorie:
- circolo sportivo: che promuove attività dilettantistiche di sport riconosciuti;
- circolo ricreativo o culturale: di cui fanno parte la maggior parte dei club, essendo una categoria molto ampia e generica. Possono svolgere svariate attività, come gastronomiche, artistiche, o ricreative;
- circolo di promozione sociale: hanno lo scopo di migliorare la qualità della vita di specifiche aree attraverso l’impegno sociale o politico. Sono spesso legate a zone precise (come un quartiere o una città) o a minoranze precise.
Requisiti richiesti
Come si può aprire un circolo privato o un’associazione no profit? Per poter fondare un circolo privato è necessario che ci siano almeno tre soci fondatori, fino a un massimo di sette.
L’iter da seguire a questo punto è:
- determinare lo scopo del circolo, specificando l’attività e decidendo in quale categoria si rientra;
- redigere uno statuto e un atto costitutivo;
- registrare entro massimo 20 giorni dalla costituzione lo statuto e l’atto costitutivo all’Agenzia delle Entrate;
- richiedere il codice fiscale (necessario per la stipula di contratti e creare un conto corrente) o la partita Iva (se si svolge attività commerciale abituale) all’Agenzia delle Entrate;
- entro 60 giorni dalla costituzione, trasmettere il modello Eas all’Agenzia delle Entrate per poter accedere ai vantaggi fiscali (per i circoli riconosciuti e non esentati);
- affiliarsi a un ente di promozione sociale a carattere nazionale, per ottenere altri vantaggi e fondi, e accedere a un iter più rapido per aprire un bar.
Vantaggi del circolo privato
I circoli godono di alcuni vantaggi fiscali. In particolare:
- possono accedere al 5 per mille;
- le entrate istituzionali, come le quote associative, non sono tassate;
- sono esentati dall’obbligo di fatturazione per le entrate commerciali inferiori a €400.000.
Costi del club privato
I singoli club, essendo molto diversi tra loro, possono avere costi di gestione differenti, legati all’affitto della sede, le utenze, o gli eventuali dipendenti. Se si utilizza materiale protetto dai diritti d’autore (musica o film, per esempio), bisognerà anche rivolgersi alla Siae per i dovuti permessi e pagamenti.
Per la costituzione del club, invece, le spese variano a seconda della tipologia. Non è necessaria la presenza di un notaio nella scrittura dell’atto costitutivo e dello statuto. Potranno essere registrati all’Agenzia delle Entrate come:
- circoli culturali generici, che per la registrazione pagano 200 euro più una marca da bollo da 16 euro per ogni 4 pagine;
- associazioni di promozione sociale, o sportive dilettantistiche, che pagano solo i 200 euro di costi di registro.
Circolo con bar: come fare
I circoli privati possono avere al loro interno un bar o un ristorante. Questa attività non deve comunque mai essere prevalente, ed è disponibile solo ai tesserati. È necessaria l’apertura della partita Iva.
Bisognerà, inoltre:
- ottenere l’idoneità dell’Asl per il rispetto delle norme igienico-sanitarie e edilizie previste;
- assicurarsi che i professionisti coinvolti rispettino una serie di requisiti professionali (corso professionale per la somministrazione di cibi e bevande, attestato Haccp);
- inviare la Scia al comune in cui si trova il locale.
Se l’associazione in questione è un’Associazione di Promozione Sociale (Asp), oppure è affiliata a un’Asp nazionale, i locali rispettano le condizioni richieste, e si hanno i dovuti requisiti professionali, basta inviare la Scia al comune di appartenenza. In questo unico caso non è necessaria la partita Iva e non è considerata attività commerciale.
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