Nasce la figura dell’esperto di salvataggio delle aziende in crisi: stipendio fino a 400.000 euro. Chi può diventarlo: ecco una guida completa con tutti i requisiti.
È nata una nuova figura professionale: l’esperto per il salvataggio d’imprese in crisi. Una professione che purtroppo potrebbe essere molto richiesta vista la difficoltà di alcune imprese di uscire fuori dalla crisi economica lasciata in eredità dalla pandemia.
Contestualizziamo: come noto dal 15 novembre 2021 entrerà in vigore la nuova procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa. Un nuovo iter per il salvataggio delle imprese che vedrà al centro del sistema una figura professionale del tutto nuova, quale appunto l’esperto per il salvataggio dell’impresa in crisi.
Una professione alla quale non tutti possono aspirare: ci sono dei requisiti, nonché un iter formativo, ben precisi per chi vuole essere inserito nell’apposito elenco tenuto dalla Camera di Commercio. Si tratta, quindi, di un’importante opportunità di lavoro per coloro che già negli ultimi anni si sono specializzati nella crisi d’impresa e adesso hanno la possibilità di far riconoscere la loro professionalità.
A tal proposito, vediamo cosa serve per essere riconosciuto come esperto per il salvataggio dell’impresa in crisi e quali sono i passaggi per essere riconosciuto come tale.
L’esperto per il salvataggio dell’impresa in crisi
Come anticipato, dal 15 novembre entrerà in vigore la nuova procedura di composizione negoziata della crisi d’impresa. A partire da quella data, come prevede il decreto dirigenziale del ministero della Giustizia del 28 settembre che attua il decreto legge 118/2021, la figura dell’esperto sarà di primaria importanza.
Con la nuova procedura - del tutto volontaria - l’imprenditore dell’azienda in crisi presenta, tramite una piattaforma telematica nazionale, la richiesta di aderire al nuovo iter. Durante questa procedura, l’imprenditore - il quale continuerà a gestire l’impresa - verrà affiancato da un esperto il quale avrà come compito quello di ricercare le soluzioni adeguate per emergere dalla crisi. Sarà sempre l’esperto che si farà carico di condurre le trattative con i creditori.
Importante: proprio visto il ruolo che andrà a ricoprire, l’esperto dovrà essere una figura terza, indipendente e imparziale. Per questo motivo, l’esperto non deve mai aver lavorato - sia da subordinato che da autonomo - per l’impresa che andrà a seguire, né tanto meno deve essere stato membro di organi di amministrazione o controllo negli ultimi 5 anni. Vietato qualsiasi rapporto professionale con l’impresa in crisi nei due anni successivi alla fine della composizione negoziata.
Proprio queste caratteristiche sono una garanzia per i creditori, in quanto l’indipendenza dell’esperto è la conferma di un’inesistenza d’intenti dilatori.
Come diventare esperto per il salvataggio delle imprese in crisi
Come anticipato, per essere riconosciuto come esperto per il salvataggio delle imprese in crisi è necessario essere iscritto all’apposito elenco tenuto dalla Camera di commercio. Gli elenchi saranno disponibili già dal 15 novembre prossimo, ma per coloro che non riusciranno a completare in tempo l’iter formativo c’è tempo comunque fino al 16 maggio 2022 per l’inserimento.
Ma chi può aspirare a questo importante ruolo? Nel dettaglio, si tratta di un’opportunità rivolta ai professionisti, quali commercialisti, avvocati e consulenti del lavoro, che soddisfano i requisiti previsti dalla legge. E per chi non è iscritto a un albo professionale c’è un’alternativa: si può concorrere a questo ruolo ma solo dimostrando di aver ricoperto ruoli manageriali in aziende interessate da ristrutturazioni.
Nel dettaglio, i requisiti sono i seguenti:
- professionisti: iscrizione all’albo (dei commercialisti, avvocati o consulenti del lavoro) da almeno cinque anni. Nel caso dei commercialisti e degli avvocati, inoltre, è richiesta la documentata esperienza nel campo delle ristrutturazioni aziendali. Per i consulenti del lavoro, invece, deve esserci la prova di aver concorso - in almeno tre occasioni - in accordi di ristrutturazione o in concordati con continuità poi omologati;
- non professionisti: documentare di aver amministrato o diretto imprese che a loro volta sono state interessate da operazioni di ristrutturazione, a patto che queste si siano concluse con un piano di risanamento attestato, o con accordi di ristrutturazione dei debiti e concordati preventivi con continuità aziendale omologati. In alternativa, è importante che la suddetta operazione non sia seguita da fallimento o accertamento d’insolvenza.
Soddisfare i suddetti requisiti, però, non basta: altra condizione obbligatoria per essere registrato come esperto di salvataggio delle imprese in crisi, così da essere inserito negli elenchi delle Camere di commercio regionali, è quella di aver preso parte a una formazione ad hoc di 55 ore. E attenzione: non solo validi i corsi sulle stesse tematiche a cui si è partecipato in passato.
A tal proposito, sono diversi gli albi che stanno mettendo a disposizione degli iscritti dei corsi, con posti limitati, sulla ristrutturazione aziendale. L’obiettivo è di fare in modo che già alla data del 15 novembre ci siano degli esperti iscritti agli appositi registri da cui la Camera di Commercio potrà attingere nel caso in cui un titolare d’impresa dovesse fare richiesta per il nuovo iter di salvataggio.
La formazione potrà essere anche online.
Come candidarsi, stipendio e durata della collaborazione
Una volta soddisfatti tutti i requisiti, è possibile inoltrare la domanda per l’inserimento nei registri della Camera di commercio. Anche in questo caso vi è una differenza tra i professionisti e i non iscritti all’albo:
- i primi devono avanzare la richiesta al proprio albo di riferimento;
- i secondi devono presentare l’istanza direttamente alla Camera di commercio competente sul territorio.
Una volta iscritti al registro bisognerà attendere un’eventuale nomina. Questa viene effettuata da un’apposita commissione istituita presso la Camera di commercio. La commissione, composta da tre membri, resta in carica per due anni.
Una volta assegnato, l’incarico avrà una durata di 180 giorni. Il termine è prorogabile di altri 180 giorni. E il guadagno? Per quanto riguarda il compenso questo va da un minimo di 4.000 a un massimo di 400.000 euro. Dipende ovviamente dall’attivo dell’impresa in crisi, nonché dal numero di maggiorazioni o diminuzioni legate al numero di creditori e di parti coinvolte dalla trattativa.
E nel caso di successo dell’operazione, ossia qualora si arrivasse a una convenzione di moratoria, a un accordo o un contratto con i creditori, o a un piano di risanamento, il compenso verrà aumentato del 100%.
Discorso differente nel caso in cui l’imprenditore che ha chiesto di avviare la procedura poi cambia idea e non si presenta, come pure qualora dopo il primo incontro tra le parti - imprenditore ed esperto - l’iter viene archiviato: in queste occasioni il compenso è di soli 500 euro.
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