Come l’inflazione può rovinare il pranzo di Natale: uno sguardo nel mondo

Violetta Silvestri

21 Dicembre 2021 - 11:27

L’inflazione sta sconvolgendo i menù natalizi nel mondo. Una delle categorie di beni che sta subendo il rincaro a livello globale è proprio l’alimentare. Con conseguenze anche sulle tavole natalizie.

Come l’inflazione può rovinare il pranzo di Natale: uno sguardo nel mondo

L’inflazione c’è e si vede: a pochi giorni dalle festività natalizie, il mondo fa i conti con i prezzi alle stelle per importanti beni di consumo.

Mentre le famiglie pianificano il menù di Natale, stanno incontrando una dura realtà: i cibi tradizionali, specialmente quelli venduti per un periodo di tempo limitato anche in un anno normale, sono significativamente più costosi nel 2021, ammesso che siano disponibili.

A livello globale, cresce la pressione dei prezzi di generi alimentari, a testimonianza di un trend, quello dell’inflazione in aumento, ormai evidente nella vita quotidiana.

Inflazione a tavola a Natale: prezzi globali alle stelle

Olio, cereali, carne, latticini, zucchero: l’impennata dei prezzi di questi ingredienti fondamentali per la nutrizione base e quotidiana è una realtà.

Portando lo sguardo approfondito sull’inflazione alimentare nel mondo, si scopre che in alcuni Paesi lo stesso menù natalizio sta cambiando a causa dei prezzi troppo elevati.

Le famiglie hanno un grande desiderio di tornare alla normalità dopo il lockdown che ha sconvolto anche le festività di Natale l’anno scorso. Tuttavia, con le catene di approvvigionamento che cedono sotto il peso della diffusa carenza di manodopera e la continua tensione per il Covid, anche il 2021 si chiuderà con alcune rinunce, segnali di una crisi economica ancora in corso.

Brasile

In Brasile pesce e carne stanno diventando proibitive e sulle tavole ci saranno più uova che bistecche, anche nelle feste.

Sebbene il Paese sia uno dei maggiori produttori mondiali di materie prime agricole, l’impennata della domanda all’estero e una valuta locale debole stanno rendendo le esportazioni più redditizie, lasciando a casa meno cibo coltivato in Brasile per i brasiliani.

Allo stesso tempo, il clima estremo di quest’anno - la peggiore siccità in un secolo seguita da un gelo senza precedenti - ha gravemente danneggiato i raccolti della nazione, alimentando l inflazione.

Il think tank Getulio Vargas Foundation calcola che i prezzi della carne bovina sono aumentati di circa il 15% nell’ultimo anno, mentre i costi del pollo sono aumentati di oltre il 24%.

Racconta Bloomberg che Priscila Santana, una chef professionista, di solito vende rabanadas, un dolce che ricorda il toast francese, durante le vacanze. Ma quest’anno ha dovuto aumentare i prezzi di oltre il 10% per l’aumento dei costi di pane, latte e uova, oltre alla benzina necessaria anche per arrivare al negozio.

Le attese sono di un calo di vendite del 20% per il Natale.

Cina

C’è un sacco di cibo in giro nel Paese più popoloso del mondo, insiste il Ministero del Commercio. Tuttavia, ciò non ha impedito alle famiglie cinesi di fare scorta - e in alcuni casi, di accumulare - a seguito di un confuso avviso del Governo all’inizio di novembre.

Le persone sono state incoraggiare a rifornirsi di beni di prima necessità prima dell’inverno, alimentando i timori di restrizioni di viaggio, epidemie di virus, condizioni meteorologiche estreme.

La domanda frenetica ha, per esempio, fatto schizzare il prezzo dei sacchi di farina da 25 chilogrammi, circa il 30% più costosi di un mese fa.

Regno Unito

Preoccupati per l’aumento dei prezzi, oltre a una carenza di camionisti britannici che non farà altro che esacerbare la stretta, i droghieri del Regno Unito affermano che alcune famiglie di Londra hanno iniziato a comprare i loro tacchini di Natale già nell’ottobre di quest’anno.

Intanto, gli allevatori lamentano l’inflazione alle stelle su tutto: l’acciaio utilizzato per costruire i fienili, la paglia tritata per lettiera, il mangime, il gas, i cartoni per l’imballaggio e persino la cera per la linea di spiumatura automatizzata sta facendo salire il prezzo dei tacchini in Regno Unito.

Stati Uniti

Negli USA ghiotti di burro soprattutto durante le festività c’è una brutta sorpresa: i prezzi spot all’ingrosso per il burro di grado AA sono aumentati di circa il 40% dall’anno scorso, salendo a più di $2 al chilo.

C’è molto latte per farlo, ma l’imballaggio e la spedizione sono stati una sfida a causa della diffusa carenza di manodopera e materiali.

L’aumento delle spese per il cartone, i problemi di trasporto su autocarro e la decisione di aumentare i salari orari a settembre al fine di mantenere dipendenti qualificati sono tutti fattori che stanno spingendo le catene di vendita ad aumentare i costi finali, sul burro e non solo.

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