Come insegnare nelle scuole private e quanto si guadagna

Simone Micocci

15/03/2018

Diventare insegnanti nelle scuole private non è così semplice come si crede; dopo la riforma della Buona Scuola, infatti, per insegnare bisognerà frequentare il primo anno del FIT.

Come insegnare nelle scuole private e quanto si guadagna

Per chi vuole diventare insegnante una buona opportunità - almeno per iniziare - è quella di farlo in una scuola privata. Qui infatti è possibile insegnare senza essere iscritti ad una graduatoria; basta essere assunti dal Dirigente Scolastico, in accordo con il quale verrà stabilito anche lo stipendio che andrete a percepire.

Dovete sapere però che recentemente le regole per diventare insegnanti nelle scuole private sono cambiate, al pari di quanto fatto per la scuola pubblica.

Come è noto, la riforma sul reclutamento docenti applicata tramite una delega della Buona Scuola ha modificato il percorso per diventare insegnanti di ruolo. La riforma prevede che chi vuole insegnare nella scuola secondaria - sia di I che di II grado - si iscriva ad un concorso scuola valido per l’accesso ad un percorso di formazione e tirocinio triennale, chiamato FIT.

Il FIT sostituisce l’abilitazione, la quale non è più necessaria per diventare insegnanti di ruolo. Per questo motivo chi è già abilitato verrà assunto indipendentemente dal concorso, previa l’iscrizione alle Graduatorie Regionali istituite nella fase transitoria del nuovo reclutamento insegnanti.

Se la procedura per insegnare nella scuola pubblica ormai è piuttosto chiara, lo stesso non si può dire per le scuole paritarie. Molti insegnanti, infatti, non hanno ancora capito quali sono gli effetti della riforma del reclutamento sull’istruzione privata e su come cambiano i requisiti per candidarsi per una cattedra vacante in una paritaria.

Facciamo chiarezza su questo aspetto analizzando quanto scritto nel decreto del MIUR con il quale sono state cambiate le regole per diventare insegnanti.

Come diventare insegnante nelle scuole private?

Anche per insegnare nelle scuole private non sarà richiesta l’abilitazione; la riforma del reclutamento, infatti, ha eliminato questo titolo dai requisiti sostituendolo con il diploma di specializzazione per l’insegnamento (o il diploma in pedagogia e didattica speciale per le attività di sostegno didattico e l’inclusione scolastica per chi vuole diventare insegnante di sostegno) conseguibile nel primo anno del FIT, il percorso di formazione, inserimento e tirocinio al quale avranno accesso i vincitori del nuovo concorso scuola.

Per insegnare in una scuola privata secondaria di I e II grado, quindi, gli aspiranti docenti devono aver frequentato - e superato - il primo anno del FIT. Sarà consentito candidarsi anche a coloro che non hanno ancora conseguito il diploma di specializzazione ma sono iscritti al corso, ma per non più di tre anni dalla data di immatricolazione.

A questo punto immaginiamo che molti di voi si stanno chiedendo se anche per insegnare nelle scuole private bisogna superare il concorso scuola. D’altronde noi stessi all’inizio di questo articolo vi abbiamo detto di come il concorso sia utile per l’accesso al primo anno del FIT.

Tuttavia non è così, perché c’è un comma del decreto sul reclutamento che viene in soccorso di tutti quegli insegnanti che pur non avendo superato il concorso scuola vogliono conseguire il diploma di specializzazione utile per candidarsi per un posto in un istituto secondario paritario.

Diploma di specializzazione anche senza concorso

L’articolo 15 - comma 3 - della delega sul reclutamento docenti stabilisce che il concorso non è l’unico canale che dà accesso al corso di specializzazione per il conseguimento del suddetto diploma.

Qui, infatti, si legge che:

“Possono iscriversi ai percorsi di specializzazione di cui all’articolo 9, comma 1, nell’ordine di una graduatoria stabilita sulla base di un test di accesso gestito dalle università interessate, i soggetti in possesso dei requisiti di accesso di cui all’articolo 5, commi 1 e 2, relativamente alla classe di concorso per cui intendono conseguire la specializzazione”.

In base ai posti disponibili, quindi, gli aspiranti docenti che hanno il titolo necessario per iscriversi ad una classe di concorso e hanno conseguito i 24 CFU propedeutici all’insegnamento possono fare domanda direttamente all’Università, la quale stilerà la graduatoria degli ammessi.

A tal proposito il decreto menziona come titolo prioritario per l’ammissione al corso l’essere “titolare di contratti di docenza per almeno nove ore settimanali nella scuola secondaria sulla classe di concorso interessata, ed esserlo stati per almeno tre anni, presso una scuola paritaria, purché detti contratti siano retribuiti sulla base di uno dei contratti collettivi nazionali di lavoro del settore”.

In tal caso, quindi, il conseguimento del diploma di specializzazione è utile esclusivamente ai fini dell’insegnamento nelle scuole paritarie, poiché non permette di avanzare negli anni successivi del FIT né dà diritto ad agevolazioni o al riconoscimento di titoli nell’ambito delle “procedure concorsuali”.

Inoltre il costo del corso sarà completamente a carico del partecipante.

Insegnare nelle scuole elementari private

Il diploma di specializzazione non è richiesto per insegnare nelle scuole elementari private.

Il primo ciclo d’istruzione, infatti, non è stato oggetto di riforma ed è per questo che sono ancora validi i vecchi requisiti. Nel dettaglio, possono insegnare nella scuola primaria coloro che hanno conseguito la laurea quinquennale o magistrale in Scienze della formazione primaria (classe di laurea: LM-85 bis).

Tuttavia mentre per le scuole pubbliche bisogna partecipare al concorso apposito, per le private è sufficiente presentare la domanda all’istituto e sperare di essere richiamati per la copertura di un posto vacante.

Quanto viene pagato un insegnante della scuola privata?

Il dato allarmante, rivelato dagli stessi insegnanti che nelle scuole paritarie lavorano o hanno lavorato, è che spesso la scuola paritaria paga poco o non paga affatto.

Come ben saprà chi lavora nel campo dell’insegnamento ad ogni insegnante viene attribuito un punteggio in base all’anzianità di servizio. Questo, assieme ad altri fattori come ad esempio le condizioni familiari,l’essere in possesso di un dottorato o di una seconda laurea e altro, consente di stilare una graduatoria e stabilire quindi chi assumere nelle strutture pubbliche.

Il punteggio dipende dagli anni di insegnamento indipendentemente che questi si siano svolti in una scuola statale o in una scuola paritaria in virtù della legge n. 62/2000, chiamata altresì legge per la parità scolastica.

Molto spesso succede quindi che nelle strutture private vengano chiamati a lavorare insegnanti giovani a cui viene offerto uno stipendio basso in cambio di punteggio spendibile poi nella scuola statale.

Ai candidati per l’assunzione di solito viene offerta una paga che si aggira sugli 8 euro (lordi) per ora. Fra chi segnala la situazione vi è chi dichiara di aver ricevuto offerte per 800 € mensili.

Molti giovani, e purtroppo la situazione risulta essere particolarmente drammatica nel Sud Italia, si trovano quindi costretti ad accettare il contratto per paura di non riuscire mai ad arrivare ad un punteggio che li possa favorire in future assunzioni.

Un ulteriore problema è però dato dal fatto che molto spesso questi insegnanti non riescono a percepire nemmeno questa paga e sono costretti ad effettuare la prestazione gratuitamente.

Vari sono, infatti, i ricorsi presentati da docenti che pur essendo costretti a firmare la busta paga non ricevevano poi quanto veniva dichiarato nella stessa arrivando addirittura a lavorare solo in vista dell’attribuzione del punteggio. Un sistema che però rischia di creare un circolo vizioso se non viene fermato e denunciato.

Ovviamente il fenomeno non interessa tutte le scuole paritarie e fra i docenti che insegnano in esse vi è anche chi percepisce uno stipendio dignitoso, in linea con quanto percepito da un insegnante della scuola pubblica.

Tra gli insegnanti che riescono ad ottenere una busta paga regolare sono quelli che riescono ad ottenere un contratto AGIDAE (quindi coloro che lavorano per scuole privato con a capo figure ecclesiastiche), o FISM per quanto concerne le scuole materne.

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