L’inflazione e il rialzo dei tassi di riferimento stanno cambiando sensibilmente il rapporto degli Italiani con i finanziamenti. Come possiamo proteggerci dall’aumento dei tassi di interesse?
Con i tassi di interesse in rialzo e l’inflazione ai massimi pluridecennali, gli Italiani si chiedono come tutto questo possa influenzare i loro portafogli.
I tassi si sono elevati, un balzo rilevante anche rispetto a qualche mese fa e i mutui si sono fatti più costosi, generando incertezza tra chi possiede immobili.
Pertanto, molti tra coloro che hanno l’esigenza di stipulare o rinnovare un mutuo, si chiedono come ripararsi dall’aumento dei tassi di interesse. Non solo, con la recessione in arrivo, anche per le scelte degli investitori più prudenti, si ci si aspetta una robusta esposizione.
Gli investitori, tuttavia, hanno a disposizione diversi modi per proteggersi: tra gli strumenti diretti ci sono le obbligazioni inflation-linked e le materie prime. Tra quelli indiretti sono compresi i titoli azionari e l’oro.
Quali sono dunque le strategie per riuscire a preservare il proprio potere d’acquisto anche in un momento così delicato? Approfondiamo di seguito come metterci al riparo dall’aumento dei tassi di interesse e dall’inflazione crescente.
Cos’è l’inflazione?
L’inflazione è un fenomeno economico caratterizzato da un aumento continuo e sostenuto del livello generale dei prezzi dei beni e dei servizi in un’economia nel corso del tempo. Quando l’inflazione è alta, ogni unità di valuta permette di acquistare meno beni e meno servizi di quanto non facesse prima.
Si tratta dunque di una congiuntura economica difficile da vivere e da decifrare, un periodo che costringe le aziende e le famiglie a modificare le proprie abitudini di impresa e di vita.
Proteggersi contro l’aumento delle rate del mutuo
Un primo modo di sicura efficacia è, per chi deve sottoscrivere un nuovo contratto di mutuo, quello di assicurarsi un tasso fisso. Questo aiuterà a mantenere le rate mensili stabili, anche quando il costo della vita aumenta.
Stesso ottimismo non si può esprimere per chi invece ha avviato negli scorsi anni un mutuo a tasso variabile e non ha pensato di surrogarlo quando i tassi fissi erano ancora ai minimi.
Oggi si devono fare i conti con rate aumentate in maniera molto sensibile: tra il 25 e il 40% per i finanziamenti partiti tra il 2015 e il 2021, ovvero nei sei anni in cui l’Euribor, il parametro che serve a calcolare il costo della rata, è rimasto stabilmente a valore negativo.
Nell’ultimo periodo l’Euribor trimestrale, considerato il benchmark per i mutui, è salito agganciandosi al tasso Bce, che a sua volta da zero è passato all’1,25.
Una prospettiva poco allegra per questi mutuatari viene anche dalle anticipazioni secondo le quali Francoforte attuerà di qui a fine anno altre due manovre al rialzo del costo del denaro per 125 centesimi, con inevitabili riflessi sui finanziamenti indicizzati.
Le alternative per chi ha un mutuo già sottoscritto
Diciamolo chiaramente: la rata variabile di questi tempi è soprattutto crescente. Se il costo ufficiale del denaro, quello fissato dalla Bce, sale, anche tutti gli altri tassi inevitabilmente salgono. Però qualche contro-misura si può studiare.
Le alternative per chi ha un mutuo a tasso variabile sono sostanzialmente tre:
- ricontrattare il finanziamento con la stessa banca;
- fare una surroga;
- prendere un altro mutuo, cambiando banca.
Se si ha difficoltà a sostenere gli aumenti, una possibilità, con una attenta valutazione delle condizioni proposte, è surrogare il mutuo variabile sostituendolo con uno fisso, anche se certo in maniera assai meno vantaggiosa rispetto allo scorso anno. Questo permetterebbe di bloccare il valore della rata nei prossimi mesi.
Se i tassi fissi fossero troppo alti, una soluzione potrebbe essere quella di passare ad un tasso misto e quindi fissare la rate ad un certo valore massimo limitando i rischi del variabile; lo si può fare con un mutuo a rata protetta o un mutuo con cap. Non si risparmia molto sulla rata ma perlomeno si blocca il rischio di ulteriori aumenti.
Oltre a questo, un altro vantaggio potenziale dell’operazione della surroga è che, qualora i tassi tornassero a scendere, il mutuo surrogato si può sostituire un’altra volta con un finanziamento a condizioni più vantaggiose. E non ci sarebbe nulla di strano, in questi anni le banche si sono ormai abituate ad avere a che fare con surrogatori seriali.
In alternativa è possibile rinegoziare il mutuo con l’attuale banca, passando da un tasso variabile a un tasso fisso oppure a un tasso misto, rata protetta o con cap.
Questa è un’operazione che non è un obbligo per la banca, generalmente è più possibile ottenerla dopo aver richiesto un’offerta di surroga da parte di un’altra banca.
Detto questo, il punto fondamentale da tener presente è che le varie soluzioni vanno calibrate non solo tenendo presente i tassi, attuali e futuri, ma anche la propria condizione personale: reddito fisso, lavoro autonomo, propensione al rischio e da quanto tempo si sta già pagando il mutuo.
Difendersi dall’inflazione investendo
Un metodo intelligente per cercare di proteggersi in un periodo di inflazione è cercare di valorizzare i propri risparmi, investendo con attenzione per cercare di ottenere un profitto superiore al valore dell’inflazione stessa.
Per riuscirci gli esperti consigliano l’acquisizione di obbligazioni in fondi inflation-linked o l’utilizzo di strumenti di crowdfunding.
I fondi inflation-linked sono fondi elaborati per proteggere le persone dal caro-vita grazie al capitale e a cedole rivalutate in base all’andamento dei prezzi. Investire in obbligazioni collegate a questi fondi permette quindi di essere al sicuro anche quando i prezzi si alzano improvvisamente.
Gli aumenti generano infatti una crescita diretta del capitale, con vantaggi per i singoli titoli. Si tratta però di obbligazioni a lunga scadenza e che possono dipendere dalle politiche monetarie delle banche centrali, e quindi non sono totalmente esenti da rischi.
L’equity crowdfunding è invece uno strumento che permette a un investitore, anche a fronte di un modesto investimento, di diventare socio di un’azienda non quotata in borsa.
Chi sceglie di utilizzare questo tipo di strumenti ritiene di poter ottenere un profitto nel medio-lungo periodo. Tuttavia, anche questo tipo di investimenti non è esente da rischi. Anzi, essendo piuttosto volatile è consigliabile solo se si ha la possibilità di diversificare il proprio portafoglio azionario.
Diversificare sulle materie prime
Un altro modo per coprire il rischio di inflazione è attraverso i fondi e gli Etf specializzati sulle materie prime. Tipicamente, investono in derivati legati a un paniere di commodity.
Di fatto, le materie prime sono state considerate una scommessa sicura durante i periodi di inflazione, grazie alle correlazioni relativamente elevate con le principali metriche inflazionistiche come l’Ipc e il Pcepi (indice dei prezzi delle spese per i consumi personali).
I prezzi delle materie prime sono una parte importante del caro-vita e sono generalmente sensibili alla crescita economica e all’andamento dei costi. Alla luce dell’inflazione più recente, della sostenuta volatilità del mercato e delle pressioni sull’offerta, gli investitori possono dunque investire in materie prime in diversi modi.
Uno di questi è l’acquisto di materie prime fisiche, come i metalli preziosi. Gli investitori possono inoltre valutare l’impiego di contratti futures o di prodotti negoziati in borsa che replicano direttamente un indice delle materie prime.
Si tratta comunque di veicoli molto volatili e complessi, solitamente destinati a investitori esperti.
Investire nell’oro, non è più una buona idea
Durante i periodi di incertezza, come durante la pandemia, il più celebre dei metalli preziosi ha dimostrato ancora una volta il suo ruolo di àncora per gli investitori. L’oro ha sempre avuto la reputazione di essere un bene affidabile per proteggersi dall’inflazione, ma ora questo status è stato messo in discussione.
Il nobile metallo non è più l’investimento perfetto: il suo prezzo è sceso del 20% dal picco di marzo. E, se il picco a marzo era dovuto alla guerra in Ucraina, adesso agiscono altri fattori, come l’aggressivo rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed nel tentativo di abbassare l’inflazione, che rimane ostinatamente alta.
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