L’individuazione del Ccnl da utilizzare nei rapporti di lavoro con i propri dipendenti non è sempre così veloce o immediata. Ecco alcuni dettagli che è meglio ricordare per non sbagliare.
Quale contratto collettivo o Ccnl applicare alla propria azienda? La domanda è ovvia e scontata per qualsiasi neo-imprenditore o datore di lavoro che intende procedere con le prime assunzioni. Ma non sempre la risposta lo è altrettanto. In effetti il contesto italiano non aiuta a trovare una risposta puntuale e rapida, se consideriamo la recente proliferazione di contratti collettivi nazionali. Come ricordato dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL), infatti i contratti collettivi depositati sono svariate centinaia e in certi settori - come ad es. la metalmeccanica - se ne contano decine.
Ecco perché è giusto parlare di come scegliere il Ccnl da applicare alla propria azienda: si tratta di una questione che, nelle fasi di costituzione di una società, non possono non porsi imprenditori e membri del board direzionale. Se su temi come ad es. la sicurezza sul lavoro o le ferie è obiettivamente più agevole orientarsi, altri come appunto la decisione sul Ccnl da applicare includono varie considerazioni da fare e la necessità di un’analisi talvolta piuttosto approfondita.
Perciò sei ti stai chiedendo quale Ccnl si applica all’azienda che vuoi costituire, oppure quali sono le regole da far valere, dai un’occhiata a questo articolo. Vedremo se davvero c’è libertà nella scelta del contratto collettivo oppure no, ma lo faremo non prima di aver ricordato in estrema sintesi che cos’è un Ccnl.
Come scegliere il Ccnl da applicare alla propria azienda?
Ccnl: che cos’è in breve
Come accennato, prima di vedere da vicino quelli che sono i criteri che ti permettono di scegliere il contratto collettivo da applicare in azienda, ricordiamo brevemente che cos’è e a che cosa serve questo testo. Ciò ti servirà ad aver ben chiaro il contesto di riferimento.
Ebbene, il Ccnl altro non è che quel contratto firmato dalle organizzazioni che rappresentano i datori di lavoro (come ad es. Confindustria o Confcommercio) e dalle organizzazioni sindacali dei lavoratori (sindacati di categoria). Nel contratto collettivo troviamo il regolamento dei rapporti di lavoro per tutti quegli aspetti, assegnati dal legislatore alla disciplina di questa specifica fonte. Ma nel Ccnl compaiono anche le disposizioni su aspetti semplicemente non previsti dalle leggi.
I contratti collettivi nazionali o Ccnl includono fondamentalmente due parti:
- parte normativa, che comprende le tabelle retributive e le regole essenziali del rapporto di lavoro (ad es. su ore di straordinario, ferie, permessi, orario di lavoro normale e così via);
- parte obbligatoria o economica, la quale contiene le varie disposizioni che andranno a regolare i futuri rapporti tra le controparti collettive del contratto, vale a dire i sindacati e le associazioni di imprenditori che lo hanno sottoscritto.
Tra le regole tipiche fissate dai vari Ccnl, per esempio, compaiono i trattamenti economici e normativi minimi comuni per tutti i dipendenti del settore. Ad essi per altro si devono conformare i contratti individuali di lavoro con ogni singolo dipendente.
Dal punto di vista tecnico, accenniamo altresì al fatto che un Ccnl si colloca - all’interno della gerarchia delle fonti del diritto del lavoro - a metà strada tra la legge e il contratto individuale di lavoro, sottoscritto dal singolo dipendente con l’azienda.
Individuare il Ccnl per la propria azienda: una distinzione fondamentale
Veniamo ora al nocciolo della questione. Il contratto collettivo deve essere scelto sulla scorta della categoria professionale dell’azienda, vale a dire l’attività di cui si occupa l’imprenditore e che è identificata tramite il codice Ateco. Ma bisogna distinguere:
- le aziende che aderiscono ad una associazione rappresentativa di datori di lavoro, aderiscono altresì ad un particolare contratto collettivo e sono tenute ad applicarlo nelle sue varie parti;
- le aziende che invece non fanno parte di alcuna associazione datoriale, possono scegliere il contratto collettivo da utilizzare al momento dell’assunzione dei lavoratori, ma la scelta richiede un’analisi approfondita.
Fai inoltre attenzione a questo aspetto: nel secondo caso appena citato, il datore di lavoro non può scegliere il Ccnl in totale libertà e magari solo per un criterio di convenienza dal lato economico. Piuttosto egli deve fare riferimento alle attività di fatto svolte dall’azienda: ciò gli consentirà di individuare il settore di appartenenza, e perciò scegliere il contratto più aderente alla propria situazione. Ecco perché rileva il codice Ateco: esso identifica con esattezza l’effettiva attività svolta e così il Ccnl da applicare. Vediamone qualche dettaglio.
Codice Ateco: che cos’è e a che cosa serve
Abbiamo appena detto che ai fini dell’individuazione del Ccnl di riferimento, ha importanza il codice numerico Ateco, che in sostanza è il codice identificativo dell’attività economica dell’impresa, assegnato dall’Agenzia delle Entrate alla data di registrazione della partita Iva. In particolare, il codice Ateco indica il settore e la categoria in cui opera l’azienda grazie alle cifre che lo compongono. Esso è riportato nella visura camerale.
Non dimenticare che di solito i vari Ccnl indicano i codici Ateco ad esso associabili, ma devi prestare comunque attenzione. Infatti, può verificarsi un caso pratico in cui il contratto collettivo non include il codice Ateco associato ad una certa attività, che però può comunque essere desunta dal testo del contratto stesso.
Ricapitolando, il Ccnl da applicare è individuato in base alla categoria professionale dell’azienda. A questo si aggiunge la doverosa corrispondenza con l’attività nella quale l’azienda è coinvolta e con l’identificazione del codice Ateco cui fare riferimento.
Prima di scegliere il Ccnl, meglio rivolgersi ad un consulente specializzato
Un’azienda che si trova a scegliere il contratto collettivo da applicare sul luogo di lavoro, dovrà essere cauta e farà bene a rivolgersi ad un professionista ferrato in materia come un consulente del lavoro. Ci riferiamo in particolare alle circostanze relative alle aziende che non fanno parte di una associazione datoriale e perciò non sono obbligate ad applicare uno specifico contratto collettivo.
Il consulente si rivelerà utile a dare tutte le delucidazioni del caso e, grazie a lui, sarà possibile rintracciare con precisione il settore di riferimento e dunque il Ccnl da utilizzare. In virtù dell’analisi della documentazione fornita dall’imprenditore, dell’attività dell’azienda e delle mansioni del personale, il consulente del lavoro indicherà la forma contrattuale più idonea alla propria situazione.
Tieni presente comunque che ogni caso concreto fa storia a sé, perciò se per certe attività può essere molto semplice rintracciare il Ccnl di riferimento da applicare ai dipendenti - pensiamo ad es. un negozio di abbigliamento o un bar - per altri contesti di lavoro l’operazione è più complessa. Un caso può essere quello della società che offre servizi digitali: ovviamente in ipotesi come queste non è impossibile giungere ad inquadrare il corretto Ccnl da applicare, ma l’operazione richiede una valutazione accurata del consulente.
In linea generale, ricordiamo infine che, nella selezione del Ccnl da applicare, per il consulente del lavoro non sarà sufficiente affidarsi al mero codice Ateco, ma è assai raccomandabile ed anzi indispensabile un’analisi articolata del testo integrale e delle sezioni relative al campo di applicazione. Il professionista avrà così modo di informarsi sul merito dell’attività aziendale, sulla sua struttura ed organizzazione, allo scopo di dare una risposta precisa ed esatta sul contratto collettivo da applicare in azienda.
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