Continuano i lavori della Commissione di esperti per fissare i criteri per valutare la base imponibile del concordato preventivo biennale e non mancano brutte sorprese e per molti è allarme tasse.
La Commissione di esperti insediata presso Sogei-Sose, partner del Governo, ha rilasciato le prime indicazioni su come dovrebbe essere calcolata la base imponibile per la proposta di concordato preventivo biennale.
Il concordato preventivo biennale prende forma, si tratta di un accordo tra fisco e contribuente sulle imposte da versare per due anni di imposta.
Punto fondamentale dell’accordo è il calcolo della base imponibile sulla quale calcolare le imposte da versare.
Fino a ora si è detto che si assumono come punti di riferimento:
- i redditi prodotti nel triennio precedenti;
- il punteggio Isa;
- i redditi mediamente prodotti in un determinato settore;
- incremento del Pil.
Ora la Commissione di esperti ha iniziato a elaborare il sistema di calcolo della base imponibile e vi sono delle sorprese. Ecco cosa emerge dai primi documenti prodotti e perché si può parlare di un vero allarme tasse.
Concordato preventivo biennale, tutti pagheranno più tasse
La Commissione di esperti ha iniziato a indicare come dovrebbe essere calcolata la base imponibile del concordato preventivo biennale (ricordiamo che per i forfettari l’accordo è valido in via sperimentale per un anno).
La proposta per il concordato preventivo biennale dovrebbe riguardare 2,7 milioni di partite Iva che entro il 15 ottobre 2024 devono decidere se aderire o meno alla proposta.
La Commissione ha rilasciato le prime notizie. Nella prima stesura il concordato preventivo biennale era riservato a coloro che hanno un punteggio Isa (Indice sintetico di affidabilità fiscale) almeno pari a 8, successivamente tale limite è stato eliminato, ma questo elemento non ha di certo poca valenza.
La base imponibile del concordato preventivo biennale è, infatti, calcolata sulle stime di reddito che un determinato soggetto dovrebbe dichiarare per avere un punteggio Isa pari a 10. Questa base imponibile dovrà essere raggiunta in due anni. Le simulazioni della Commissione aiutano.
Gli esperti fanno una simulazione su un ristoratore con un punteggio Isa di 6,15 che ha dichiarato 15.418 euro, secondo le stime del Fisco, invece, quel ristoratore dovrebbe guadagnare 39.365 euro. A questo punto deve essere fatta la differenza tra questi due redditi, la stessa è di 23.947. Questa somma deve essere divisa in due: 11.973 euro. Ne deriva che la base imponibile per l’anno di imposta 2024 sarà di: 15.418 + 11.973= 27.391 euro.
Per l’anno di imposta 2025 sarà invece di: 39.365 euro.
Si tratta di una base imponibile che porta alla determinazione di un’imposta da versare molto più elevata rispetto a quella che pagherebbe con il metodo di calcolo ordinario, cioè senza accordo.
Adeguamento reddito alle stime di crescita
Abbiamo anticipato che tra gli elementi che portano alla determinazione della base imponibile c’è il Pil. Non si deve quindi pensare che chi ha un punteggio Isa pari a 10, cioè il massimo, non abbia brutte sorprese, infatti, anche in questo caso il contribuente titolare di partita Iva dovrà scontare un piccolo prezzo da pagare.
Precisa la Commissione che il reddito presunto alla base del concordato sarà adeguato avendo come punto di riferimento le stime di crescita del Paese. In Italia le stime di crescita per il 2024 sono dello 0,6%, quindi chi ha ottenuto un punteggio Isa pari a 10 pagherà le imposte su una base imponibile determinata dall’imponibile emergente dalle dichiarazioni dei redditi precedenti aumentata dello 0,6% per il 2024 e dell’1,1% per il 2025. Le stime di crescita potranno essere aggiornate in base ai dati economici.
Ricordiamo, infine, che il concordato preventivo biennale è accessibile ai titolari di reddito di impresa, arti o professioni che applicano gli indici sintetici di affidabilità.
Infine, per i contribuenti che accettano la proposta di concordato preventivo biennale sono esclusi i controlli, mentre gli stessi saranno più stringenti per coloro che la rifiutano.
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