Il concordato preventivo biennale è una novità che debutta nel 2024 e riguarda le partite Iva. Ci sono ancora molti nodi da sciogliere e i contribuenti, prima di aderire, attendono chiarimenti.
Inizialmente l’idea del concordato preventivo biennale poteva essere anche appetibile per molti lavoratori autonomi e professionisti: pagare le tasse fissate preventivamente per un biennio, infatti, poteva far pensare a un modo per risparmiare sui versamenti in caso di maggiori guadagni rispetto agli anni precedenti.
Le incognite e i punti oscuri, però, stanno rendendo l’adesione al concordato sempre meno interessante. I nodi da sciogliere sono moltissimi anche dopo l’ampliamento della platea dei beneficiari che ha eliminato l’esclusione per coloro con Isa inferiore a otto.
Il problema principale, al momento, sembra essere la “maggiorazione” prevista, sempre per l’importo da versare per il biennio 2024/2025, per il reddito rispetto a quella fino a ora dichiarata per l’aumento del Pil. Le cose che ancora non si sanno, come l’effetto per chi aderisce, sono troppe.
Gli interrogativi sul concordato preventivo
I nodi da sciogliere sono molti, come dicevamo, a partire dagli effetti dell’adesione. Un interrogativo grava anche sui debiti tributari di eventuali soci delle società di persone che, in teoria, potrebbero precludere l’adesione alla misura.
Il concordato preventivo biennale, secondo le intenzioni del Governo, dovrebbe servire a finanziare una nuova riduzione delle tasse, quella prevista per il prossimo anno.
Il successo o il flop del concordato è appeso a un filo, visto che dipenderà proprio dalle adesioni delle partite Iva, ma nonostante le pressioni del Governo (controlli su chi non accetta e sanzioni accessorie su importi dimezzati) molti sono i contribuenti che non hanno ancora le idee chiare al riguardo, come i loro consulenti fiscali. Il problema è che non sono molte le aziende e le ditte individuali disposte a pagare maggiori tasse, dichiarandosi disponibili ad accettare un reddito maggiore rispetto al passato, soprattutto se hanno il timore di incappare in una riduzione delle entrate nel prossimo anno.
I 7 chiarimenti necessari per il concordato preventivo
A mettere nero su bianco quelli che sono i chiarimenti necessari per i professionisti e per i commercialisti, è il Sole 24 ore. Vi elenchiamo di seguito quali sono i punti che necessitano di un chiarimento:
- 1) Cosa accade se nel corso del biennio di concordato si cambia regime passando dall’ordinario al forfettario o viceversa?
- 2) Cosa accade in caso del verificarsi di una causa di esclusione ai fini Isa? Il concordato rimarrebbe valido oppure no?
- 3) Per il concordato, l’adesione deve essere accettata dalla società e non da tutti i soci, ma questo appare un dualismo in quanto ci si chiede se gli eventuali debiti tributari pendenti dei soci possano inficiare l’accesso.
- 4) La decadenza del concordato, inoltre, prevede un trattamento con disparità per chi presenta una dichiarazione integrativa, visto che se c’è una modifica al reddito è senza condizioni (normalmente, invece, è prevista una tolleranza del 30%).
- 5) La norma prevede che il reddito dichiarato con il concordato vale anche ai fini previdenziali, mentre gli enti previdenziali privati, attraverso la loro associazione, dice che tale reddito è irrilevante. Quale è la visione giusta per i versamenti contributivi
- 6) Se la causa di decadenza del concordato riguarda un solo biennio, come ci si deve comportare per l’altro?
- 7) E come ci si deve regolare per le operazioni straordinarie?
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