Secondo la Corte di Cassazione chi vince un concorso pubblico ha il diritto ad essere assunto. Lo stesso non vale per gli idonei non vincitori, per i quali non c’è alcun obbligo di assunzione.
La Pubblica Amministrazione che ha indetto un concorso pubblico ha l’obbligo di assumere tutti coloro che hanno superato le prove selettive, oppure il diritto di assunzione spetta solo a coloro che rientrano nei posti utili della graduatoria?
Rispondere a questa domanda non è semplice, perché la stessa giurisprudenza in questi anni è stata piuttosto divisa sul da farsi.
Quando si sostiene un concorso pubblico ci sono tre esiti possibili:
- non idoneo: se non si supera uno step del concorso;
- idoneo ma non vincitore: se si superano tutte le prove ma con un punteggio troppo basso per posizionarsi rientrare nel numero di posti utili messi a concorso;
- idoneo e vincitore: se si superano tutte le prove con un punteggio abbastanza alto per rientrare nei posti utili messi a concorso.
I vincitori di un concorso pubblico hanno sempre diritto all’assunzione: lo ha stabilito una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n°29916/2017 pubblicata il 13 dicembre.
I giudici della Cassazione hanno ribadito che coloro che superano un concorso pubblico piazzandosi nei primi posti della graduatoria (a seconda della disponibilità indicata nel bando) acquisisce un vero e proprio diritto all’assunzione da parte dell’amministrazione che ha bandito la selezione.
Se chi vince il concorso ha diritto all’assunzione, maggiori dubbi ci sono per chi supera le prove pur non classificandosi nelle posizioni utili della graduatoria: gli idonei non vincitori.
Da anni va avanti un acceso dibattito su cosa succede a chi supera un concorso ma non risulta vincitore: ci si chiede se questi abbiano la precedenza qualora l’amministrazione abbia bisogno di coprire delle nuove carenze d’organico prima della scadenza delle graduatorie di merito.
Prendiamo come esempio il recente concorso per agenti della Polizia di Stato, per il quale al momento sono disponibili 2.103 posti. Nel bando di concorso viene stabilito che risulterà idoneo al reclutamento chi supera:
- la prova scritta: ottenendo un punteggio di almeno 6/10;
- le prove fisiche;
- il test attitudinale.
Alla fine del concorso quindi verrà stilata una graduatoria con validità triennale che include tutti i candidati che hanno superato le prove selettive. Ad acquisire il diritto di assunzione però sono solamente coloro che si trovano nelle prime 2.103 posizioni (1.182 per i civili, 645 per i VFP e 276 per i militari in congedo) mentre gli altri devono sperare in un aumento della disponibilità dei posti.
Cosa succederebbe se il prossimo anno si dovessero liberare altri 2.000 posti? In tal caso il Ministero dell’Interno deve dare la precedenza agli iscritti nelle graduatorie di merito dell’ultimo concorso, oppure può bandire una nuova selezione? Questa è la domanda che si fanno non solo gli aspiranti poliziotti, ma tutti coloro che hanno superato un concorso pubblico pur non riuscendo ad esserne vincitori.
A questo e ad altri dubbi su cosa succede a chi supera un concorso pubblico risponderemo nel proseguo dell’articolo: partiamo con l’analizzare l’ultima sentenza della Cassazione con la quale è stata fatta chiarezza sulle conseguenze per chi vince la selezione.
Cosa succede a chi vince un concorso pubblico?
Chi vince un concorso pubblico acquisisce automaticamente il diritto ad essere assunto nell’ambito della Pubblica Amministrazione per il quale si è candidato, firmando un contratto che presenta le condizioni - eventuali - indicate nel bando di concorso.
Lo ha ribadito la Corte di Cassazione in una sentenza pubblicata nella giornata del 13 dicembre con la quale è stato confermato il diritto dei vincitori dei concorsi ad essere assunti dalla Pubblica Amministrazione rispettando le scadenze previste dal bando.
Non giustifica la mancata assunzione la scarsa disponibilità di fondi dell’amministrazione: l’assunzione è un diritto del vincitore il quale può fare appello al giudice per chiedere l’adempimento degli obblighi della PA.
E non solo, perché la Cassazione ha riconosciuto al ricorrente il diritto ad un risarcimento per un valore pari all’importo di tutte le buste paga che avrebbe percepito qualora l’amministrazione avesse provveduto all’assunzione entro le scadenze prefissate. Con questa sentenza quindi viene riconosciuta, almeno dal punto di vista retributivo, la retroattività del diritto di assunzione del vincitore.
Cosa succede a chi supera un concorso pubblico?
I giudici di Palazzo di Giustizia hanno contribuito a chiarire qualsiasi dubbio in merito alle conseguenze per coloro che si piazzano nei primi posti utili della graduatoria di merito di un concorso.
Ci sono ancora molti dubbi invece sul destino degli idonei non vincitori. La giurisprudenza amministrativa è intervenuta in più di un’occasione per fare chiarezza su questo aspetto indicando cosa deve fare la Pubblica Amministrazione quando ha bisogno di reclutare del nuovo personale.
Ad esempio il Consiglio di Stato con la sentenza 14/2011 ha stabilito che per coprire posti vacanti l’amministrazione può scegliere di procedere con lo scorrimento delle graduatorie di merito dei precedenti concorsi - se “valide ed efficaci” - oppure di indire un nuovo concorso. La Pubblica Amministrazione tuttavia deve sempre motivare la propria decisione.
Il Consiglio di Stato ha riconosciuto la discrezionalità della Pubblica Amministrazione riguardo alla modalità con la quale coprire i posti vacanti, pur introducendo la necessità di una motivazione. L’amministrazione quindi ha il dovere di tener conto della presenza di graduatorie di merito valide, pur non essendo obbligata a procedere con lo scorrimento dei posti fino all’avente diritto.
In linea generale il nostro ordinamento sembra preferire lo scorrimento rispetto alla proclamazione di un nuovo concorso, se non altro per il risparmio di tempo e di soldi. Questa prevalenza, però, non è né assoluta né incondizionata.
Esistono casi infatti dove sono presenti delle disposizioni normative che segnano la prevalenza dei concorsi sullo scorrimento delle graduatorie. È il caso ad esempio del’articolo 2199 del Codice dell’ordinamento militare (d.lgs 66/2010) dove è presente l’enunciazione “i posti messi annualmente a concorso”.
Secondo il Consiglio di Stato - nella sentenza 100/2014 - questo articolo esonera l’amministrazione dall’obbligo di dare la precedenza allo scorrimento delle graduatorie piuttosto che ad una nuova selezione. Anzi, questo impone il “reclutamento annuale del personale delle Forze di Polizia, a ordinamento civile e militare, mediante concorso pubblico” utile per accertare il “possesso dei requisiti previsti dai rispettivi ordinamenti per l’accesso alle predette carriere”.
La periodicità del concorso quindi è giustificata dalla necessità dell’amministrazione di selezionare il personale in base al possesso di determinati requisiti fisici e psichici, i quali potrebbero essere andati persi nel periodo che intercorre tra la partecipazione del concorso e lo scorrimento della graduatoria.
Il Consiglio di Stato - sentenza 4185/2014 - non ha rilevato un contrasto con la suddetta disposizione e il Decreto D’Alia - legge 125/2013 - il quale nell’articolo 4 (comma III) riconosce la prevalenza dello scorrimento delle graduatorie vigenti per la copertura dei posti vacanti.
In linea generale quindi anche chi supera un concorso, pur non risultando vincitore, acquisisce il diritto di essere assunto. Questo diritto però non è assoluto perché dipende dalla disponibilità dei posti della Pubblica Amministrazione alla quale ci si riferisce.
Diritto che non si acquisisce per alcune selezioni, dove ci sono delle disposizioni normative che prevedono il contrario. Ad esempio, nel caso dei concorsi pubblici per le Forze Armate e di Polizia il diritto degli idonei non vincitori soccombe davanti alla necessità dell’amministrazione di reclutare il personale sulla base di determinati requisiti di ammissione.
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