Condono fiscale, l’annuncio di Salvini: addio ai debiti fino a 30 mila euro?

Chiara Esposito

16 Luglio 2023 - 09:33

Salvini propone una «grande e definitiva pace fiscale» puntando il dito contro l’Agenzia delle Entrate. L’opposizione lo accusa di favoreggiamento agli evasori.

Condono fiscale, l’annuncio di Salvini: addio ai debiti fino a 30 mila euro?

La pace fiscale è un tema ricorrente della retorica di Matteo Salvini che ciclicamente torna a parlarne, come è accaduto negli ultimi giorni durante una visita allo stabilimento Mermec-Ferrosud di Matera.

Rispondendo alle domande dei cronisti rilancia infatti l’ipotesi di rivedere la posizione debitoria di milioni di italiani definendo fondamentale, oltre alla riforma della giustizia, la definizione di «una grande e definitiva pace fiscale tra fisco e contribuenti per liberare milioni di italiani ostaggio da troppi anni dell’Agenzia delle entrate».

Prevedendo gli attacchi ribadisce anche che non si tratterebbe di un vantaggio per gli evasori totali e insiste, anzi, su una misura idealmente destinata ad una platea «protetta». “Se qualcuno ha un problema fino a 30 mila euro che si trascina da anni, chiudiamola. Gliene chiediamo una parte e azzeriamo tutto il resto” spiega il leader specificando quindi la volontà di aprire questo spiraglio solo a quei cittadini “che hanno fatto la dichiarazione dei redditi ma non sono riusciti a pagare tutto quello che dovevano”.

Al netto dell’assenza di iniziative parlamentari, quelle del segretario della Lega più che proposte misurabili e concrete potrebbero essere interpretate come semplici affermazioni identitarie, ma tanto è bastato per accedere un intenso quanto interessante dibattito.

Che cos’è la pace fiscale?

La «pace fiscale» è un termine che può essere utilizzato in diversi contesti, ma in generale si riferisce a una politica che mira a risolvere o sanare controversie fiscali o a favorire una regolarizzazione delle situazioni di evasione o elusione fiscale. Si offre perciò l’opportunità ai contribuenti di regolarizzare la propria posizione fiscale mediante il pagamento di una somma forfettaria o di un importo ridotto rispetto a quello dovuto. Si parla quindi della possibilità di rateizzare i pagamenti, agevolando i contribuenti nell’adempimento dei propri obblighi fiscali.

Attraverso la pace fiscale, i contribuenti sono quindi messi nelle condizione di regolarizzare le proprie posizioni tributarie arretrate o non correttamente dichiarate evitando sanzioni o azioni legali da parte dell’Agenzia delle Entrate.

L’episodio leghista però non offre cifre e parametri precise e dunque non è chiaro se Salvini abbia già gli strumenti e il consenso per delineare nuove forme di rottamazione.

Le reazioni delle opposizioni

In perenne campagna elettorale, la scena politica contemporanea appare sempre più alla ricerca di occasioni in cui lanciare la dichiarazione del giorno, quella dall’appeal più virale e «chiacchierabile». È stato così anche stavolta con una nutrita e immediata risposta a questa affermazioni, per quanto vaghe e soprattutto ancora ferme allo status di «dichiarazioni d’intenti».

C’è però chi, come Giuseppe Conte, ha costruito sul caso un’analisi di schieramento commentando non solo le affermazioni di Matteo Salvini sulla pace fiscale, ma anche le recenti dichiarazioni della premier Giorgia Meloni che avrebbe parlato delle tasse ai commerciarti come di ’pizzo di Stato’. Il leader del M5s su Facebook ha infatti accostato i due messaggi descrivendoli come espressione di una retorica che incoraggia, nell’immaginario collettivo, il rifiuto del senso civico e alimenta il falso mito dell’illegittimità delle tasse.

«Sono messaggi devastanti - dice - frutto di una tossica subcultura di governo. Si tratta di continue strizzatine d’occhio verso chi, alle spalle dei contribuenti onesti, fa lievitare la torta dell’evasione che ormai ha superato i 100 miliardi. Questo non è solo un Governo incapace. È un Governo dannoso per il Paese. Non potendo mantenere la vecchia promessa di abbassare le tasse, si distingue per il favoreggiamento degli evasori. Alimentando, peraltro, il conflitto sociale tra chi le tasse non può evaderle e chi è incoraggiato a farlo».

Ricordiamo tuttavia che l’ultimo esempio italiano di pace fiscale fu adottato proprio dall’esecutivo del 2019.

Da più fronti giungono infine critiche di merito e avvertimenti sui rischi di una misura simile a fronte dell’attuale condizione fiscale nazionale. Tra i primi ad esprimersi in tal senso il leader di Azione Carlo Calenda che su Twitter puntualizza sull’inadeguatezza della prospettiva partendo proprio dai numeri:

«In un paese con 100 miliardi di evasione, la sanità al collasso e la scuola anche. E questi tipi dicono sempre le stesse cose. Sempre. E non fanno mai nulla. Un continuo carosello di rumori fastidiosi».

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