Congedo di maternità 2019: astensione di 5 mesi dopo il parto per stare con il figlio

Simone Micocci

06/12/2018

La Legge di Bilancio 2019 introduce una nuova forma di utilizzo per il congedo di maternità: ci si potrà assentare per 5 mesi dopo il parto, ma solo con il via libera del medico.

Congedo di maternità 2019: astensione di 5 mesi dopo il parto per stare con il figlio

Congedo di maternità: con l’approvazione della Legge di Bilancio 2019 potrebbero cambiare le modalità di utilizzo.

Tra gli emendamenti approvati dalla Commissione Bilancio, infatti, ce n’è uno che va a modificare le tempistiche - ma non la durata complessiva - con cui la lavoratrice che aspetta un bambino può ricorrere al congedo di maternità, l’astensione obbligatoria dalle attività lavorativa per un totale di 5 mesi.

Come noto, oggi dei 5 mesi del congedo di maternità se ne può usufruire in due diverse modalità:

  • quella tradizionale, secondo la quale la lavoratrice è obbligata ad astenersi dall’attività lavorativa nei 2 mesi che precedono la data presunta del parto e nei 3 mesi successivi;
  • quella posticipata, ovvero quando è possibile astenersi nel mese precedente la data presunta del parto e nei 4 mesi successivi. Questo, però, è possibile solo quando sia il medico del SSN che quello competente ai fini della prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro attestano che posticipando il congedo non si arreca alcun pregiudizio alla salute della madre e del nascituro.

Con la Legge di Bilancio 2019, però, si punta ad introdurre una nuova forma di utilizzo per il congedo di maternità, grazie alla quale le neo mamme potranno sfruttare tutti i 5 mesi di assenza retribuita - all’80% - dopo il parto, così da poter stare più tempo con il nascituro.

Congedo di maternità dopo la nascita

Qualora l’emendamento suddetto entrasse a far parte definitivamente della Legge di Bilancio, quindi, le lavoratrici potranno scegliere se lavorare fino al 9° mese di gravidanza così da portarsi in dote l’intero periodo del congedo di maternità dopo il parto, sfruttando i 5 mesi per stare più tempo con il neonato.

Ovviamente la scelta della lavoratrice non deve comportare alcun pregiudizio per la sua salute e per quella del nascituro; è per questo motivo che questa deve ottenere il via libera del medico, il quale deve attestare - in base alla mansione svolta dalla lavoratrice e dall’ambiente di lavoro - che continuando a lavorare fino a poco prima del parto non ci siano rischi per la gravidanza.

Si tratta naturalmente di una libera scelta della lavoratrice, la quale potrebbe comunque decidere di usufruire del congedo di maternità nella modalità tradizionale astenendosi dall’attività lavorativa nei 2 mesi precedenti e nei 3 mesi successivi al parto.

Questa novità rappresenta un vantaggio specialmente per coloro che svolgono un lavoro sedentario; solitamente, infatti, queste lavoratrici non hanno necessità di astenersi prima del parto, mentre preferirebbero stare più a casa una volta partorito per dedicare più tempo al figlio.

Nonostante quanto appena detto, però, c’è chi ritiene che questa novità non comporti alcun vantaggio per le lavoratrici poiché ciò rappresenta una lesione dei loro diritti.

Congedo di maternità posticipato: Cgil contraria

La Cgil è assolutamente contraria all’emendamento approvato dalla Commissione Bilancio in tema di congedo di maternità e per questo ha chiesto che il Governo intervenga al più presto per modificarlo.

Un emendamento talmente “sbagliato” che Loredana Taddei - responsabile delle politiche di genere della Cgil - lo ha definito come un “colpo ai diritti delle donne e alle loro tutele” dal momento che “così non si garantisce la libertà delle lavoratrici né si tutela la salute dalla gestante e del nascituro”.

Secondo la Cgil, infatti, questa proposta andrebbe a minare la libertà delle donne, soprattutto di quelle precarie e meno tutelate le quali potrebbero essere “costrette” dall’azienda a lavorare per tutto il tempo della gravidanza.

I vantaggi per la lavoratrice

Insomma, come per ogni proposta ci sono favorevoli e contrari: resta il fatto che qualora questa possibilità non comporti obblighi imposti dall’azienda lasciando alla lavoratrice la libera scelta in merito, rappresenterebbe indubbiamente un vantaggio per la dipendente.

Senza dimenticare che - qualora il controllo del medico venga svolto in maniera approfondita - non c’è motivo per pensare che posticipando il congedo di maternità a dopo il parto si possa arrecare un pregiudizio alla salute di mamma e bambino.

Per la lavoratrici infatti ci sarebbe il vantaggio di poter stare a casa fino al compimento del 5° mese del figlio percependo un’indennità pari all’80% della retribuzione globale. Oggi, invece, le lavoratrici che vogliono prolungare il periodo di astensione lavorativa devono ricorrere al congedo parentale, durante il quale però spetta solamente il 30% della retribuzione globale.

Non tutte le lavoratrici possono “permettersi” una decurtazione tale ed è per questo che sono “costrette” a tornare a lavoro dopo il 3° mese dalla nascita del figlio. In questo modo, invece, sarebbero libere di scegliere come e quando fruire dei 5 mesi del congedo di maternità, preferendo l’opzione più vantaggiosa che allo stesso tempo tutela a pieno la salute di entrambi.

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