Cosa si intende esattamente per “controdenuncia”, quando e se conviene farla: ecco tutti i dettagli e come reagire in caso di calunnia.
Si sente spesso, molto spesso, parlare di “controdenuncia”, quasi come se fosse un atto dovuto quando si viene a conoscenza che qualcuno ha sporto una denuncia contro di noi; e subito viene spontaneo pensare ad una controdenuncia per calunnia.
Sulla questione ci sono diverse precisazioni da fare: innanzitutto, dal punto di vista giuridico non esiste alcun provvedimento che prende il nome di “controdenuncia”, questa è un’espressione utilizzata comunemente in termini colloquiali, ma non si fonda su nessuna norma del Codice di procedura penale o civile. In secondo luogo, non sempre - anzi quasi mai - conviene rispondere ad una denuncia con un’altra denuncia (spiegheremo il perché), anzi il più delle volte è meglio preparare la propria strategia difensiva e dimostrare di essere innocenti in processo.
Controdenuncia per calunnia
Può capitare di ricevere un avviso di garanzia e quindi di venire a conoscenza che contro di noi qualcuno ha sporto una denuncia o una querela, e che le Forze dell’ordine stanno indagando sul fatto. Chi è innocente pensa immediatamente di rispondere con una controdenuncia, accusando il denunciate di calunnia.
Attenzione però, conviene davvero? In realtà la maggior parte degli avvocati non consiglia di rispondere immediatamente con un’ulteriore denuncia, anche perché per dimostrare la calunnia del denunciante servono precisi requisiti. Ai sensi dell’articolo 368 del Codice penale, la calunnia si ha solo se chi denuncia qualcuno della commissione di un reato è pienamente a conoscenza della sua innocenza. Invece può accadere che la denuncia o la querela - anche se il fatto poi si rivela insussistente - era mossa da buona fede.
In altre parole, la mera denuncia, anche se oltraggiosa, non si traduce sempre in una calunnia, e quindi la controdenuncia si concluderebbe con un pugno di mosche.
Controdenuncia, conviene davvero?
A questa domanda, quindi, rispondiamo con un no. Ma naturalmente ogni circostanza ha le sue peculiarità. In linea generale, dobbiamo dire che nel nostro ordinamento le autorità giudiziarie tendono a favorire chi ha denunciato, poiché manifesta la volontà di collaborare con la giustizia e non l’indagato.
Inoltre, come abbiamo visto nel paragrafo precedente, perché si possa parlare di calunnia serve il dolo del querelante/denunciate, cosa molto difficile da dimostrare a meno che non si abbiano messaggi o registrazioni audio che dimostrano l’intenzionalità di arrecare un danno alla vittima attribuendogli un reato che non ha mai commesso.
Quindi, invece di contro-denunciare, meglio iniziare subito a preparare la propria difesa in giudizio insieme all’avvocato di fiducia.
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